mercoledì 25 aprile 2012

SCOMPARSA VANESSA SCIALFA...FATE GIRARE NEI VOSTRI PROFILI


Un' altra ragazza è scomparsa si chiama Vanessa Scialfa...segnalate e condividete...Questo è il messaggio del padre "RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE MI HANNO CHIAMATO AL TELEFONO PER ACCERTARSI DELLA VERIDICITA' DEL MESSAGGIO
RAGAZZI CON DISPIACERE VI DEVO DIRE CHE E' VERO.
MI SCUSO PER NON AVERE INSERITO DEI DATI PIU' PRECISI MA LO FARO' ADESSO.
MIA FIGLIA E SPARITA IL MARTEDI' MATTINA DA ENNA CITTA' (SICILIA) E ALTA 1,63 CIRCA FISICO MAGRO Kg 48 CAPELLI CASTANO CHIARO OCCHI CASTANO CHIARO,GLI ABITI DOVREBBE AVERE UNA MAGLIETTA GIALLA CON PAIETTE FUSO' NERO CON BRILLANTINI LATERALI E SCARPE CON TACCO ALTO NERE CON UN FIOCCO SOMIGLIANTE A UN VENTAGLIO.CHI VUOLE SINCERARSI DELLA VERIDICITA STASERA ANCHE LA TRASMISSIONE CHI L'HA VISTO FARA' UN ANNUNCIO DURANTE LA PROGRAMMAZIONE.
VOGLIO RINGRAZIARE TUTTI GLI AMICI DI FACEBOOK PER L'INTERVENTO IN MASSA ALLA CONDIVISIONE DEL MESSAGGIO.
VI GARANTISCO CHE QUANDO AVRO' NOTIZIE SU MIA FIGLIA LO COMUNICHERO' A TUTTI VOI PER PRIMI .GRAZIE A TUTTI.

P.S.
PER COLORO CHE FANNO SOLO DEI SQUILLI ANONIMI SONO PREGATI DI FINIRLA PERCHE' OGNI SQUILLO PER NOI PUO' ESSERE MIA FIGLIA GRAZIE
Non prendete alla leggera questo messaggio,non è stato un litigio famigliare
è uscita da casa senza fare più ritorno,vi prego aiutateci,grazie
Sono il papà di Vanessa Scialfa .
A tutti gli amici di facebook,vi prego di diramare questa foto,è mia figlia non abbiamo notizie da martedì 24 Aprile,vi prego di fare più annunci possibili in modo di potere scongiurare il peggio,eventualmente potete chiamare ai numeri qui di seguito 3476075351-3404664845 oppure direttamente ai carabinieri o qualsiasi altre forze dell'ordine. Vi ringrazio tutti per la collaborazione.

Viaggio nel Cie di Trapani. L’Arci: «Degrado estremo»


TRAPANI. Una delegazione dell’Arci, grazie alla presenza della parlamentare del Pd Alessandra Siragusa, ha potuto accedere al Cie di Trapani Milo, dove nei giorni scorsi c’erano state proteste, fughe e 70 detenuti avevano deciso lo sciopero della fame e della sete. Dal comunicato stampa dell’associazione, la descrizione della visita: «La struttura è stata concepita come un super carcere, con alte mura che dividono i vari bracci impedendo qualsiasi comunicazione tra di essi. Quel che colpisce subito come un pugno nello stomaco  è la situazione di estremo degrado, strutturale, igienico e sanitario. Le stanze, sporche, maleodoranti e spoglie, contengono ognuna sei brandine, sprovviste di lenzuola e cuscini.  I bagni, privi di porte, non hanno docce funzionanti».
LE PROBLEMATICHE. Nonostante le rassicurazioni del medico, che ha definito la situazione sanitaria “d’eccellenza”, la delegazione dell’Arci ha riscontrato una evidente violazione del diritto alla salute, che si manifesta sia per la carenza di strumentazioni d’urgenza (manca per esempio un defibrillatore), sia per l’incuria a cui sono abbandonati i malati: un ragazzo col braccio lesionato aspetta da quattro mesi di essere visitato, un altro dovrebbe essere operato a un occhio, tre cardiopatici non ricevono l’assistenza necessaria. Il medico ha anche riferito che ci sono stati negli ultimi tempi ben 50 atti di autolesionismo e alcuni tentativi di suicidio.  Manca un luogo di culto, come emerge dai racconti dei migranti, così come è del tutto assente l’assistenza legale, anche per i richiedenti asilo (36), alcuni dei quali, in attesa dell’esito della richiesta,  sono stati trasferiti qui dal Cie di Serraino Vulpitta.  Secondo i rappresentanti dell’ente gestore esisterebbe una lista d’avvocati d’ufficio che però non è pubblica e dunque difficilmente accessibile ai migranti.
I NUMERI. Attualmente i trattenuti sono 190, a fronte di una capienza massima di 204 persone. Il periodo di detenzione medio è di 5 mesi, ma alcuni sono rinchiusi già da 8 mesi. La stragrande maggioranza sono tunisini privi di documenti e non identificati dal loro consolato. Molti provengono dal carcere, altri sono trattenuti perchè il permesso di soggiorno è scaduto o hanno perso il lavoro, nonostante alcuni siano sposati con italiane, abbiano figli nati in Italia e vi risiedano da più di dieci anni. L’impressione della delegazione è stata quella di essersi trovati catapultati in un girone infernale, di fronte a esseri umani umiliati. Una situazione intollerabile, che l’Arci ha più volte denunciato e che l’opinione pubblica deve essere messa in condizione di conoscere.
Di qui l’importanza della Campagna Open Access Now promossa in Europa e in Italia per la libertà di informazione sui Centri e per il diritto alla trasparenza. Ma questo non basta. La realtà constatata nei pochissimi luoghi di detenzione in cui è stato concesso di entrare rappresenta uno sfregio alla democrazia.

fonte: http://www.comunicareilsociale.com/2012/04/25/viaggio-nel-cie-di-trapani-larci-%c2%abdegrado-estremo%c2%bb/

L’Eures conteggia i suicidi come conteggiasse meloni in un orto

SUICIDI.STA DIVENTANDO UN BOLLETTINO DI GUERRA.DICIAMO BASTA. 

I suicidi provocati dalla crisi economica sono sempre più numerosi.



Quanti suicidi per problemi economici nel 2010? Quanti nel 2011 e quanti saranno nel 2012? Come se identificare il numero preciso fosse importante, come se, qualche suicidio in meno, rendesse il peso sulle nostre coscienze meno pesante. Se si vuole rendere un servizio alla società va precisato che sono in aumento i suicidi di singoli cittadini e non tanto perchè a corto di soldi ma perchè perseguitati da Equitalia, dai debiti. Non debiti contratti al tavolo verde o dovuti a importanti finanziamenti per acquistare stupende ville, ma, per qualche infrazione del codice stradale, per una bolletta non pagata, per qualche ritardo nel pagamento delle imposte. Questa è la differenza sostanziale e che attentamente si cerca di nascondere. Oggi in Italia ci si uccide per debiti impossibili da sanare. Non si possono sanare  debiti iniziali 4 volte inferiori alla cifra che viene imposta di pagare con rate mensili che dissanguano il 50% del reddito del cittadino. Non si possono pagare i debiti accumulati perchè la Pubblica Amministrazione non paga i lavori commissionati. Inutile fare quindi una media dei suicidi di anno in anno, è immorale! Nessuno, nemmeno un cittadino deve essere ridotto al suicidio. L’affitto di casa, il mutuo, le utenze domestiche come la semplice spesa alimentare sono diventate, per gli italiani, voci difficili da gestire. Gli stipendi sono al di sotto del carico fiscale che si subisce e a tutto questo si aggiunge, anzi, si elimina, per mano del governo, ogni possibilità di diminuire le tasse, di usufruire di termini più elastici per le scadenze, di  congelare momentaneamente i debiti dando l’opportunità al cittadino di rientrare nel tessuto produttivo. Al di la degli squallidi numeri è tempo di presentare il conto al governo e metterlo davanti al dato di fatto e cioè, che questo modo di amministrare oltre ad essere disumano, illogico, controproducente è al limite della costituzionalità poiché si violano i diritti più elementari:  il diritto alla casa, alla salute, alla pensione, alla istruzione, alla vita. 

Reggio: blocco dei servizi sociali,il 26 Aprile il Terzo Settore chiama in Piazza la città

Di seguito la nota diffusa dal ''Coordinamento Provinciale Terzo Settore '',Ambito Comunale di Reggio Calabria:
Come preannunciato giovedì 26 aprile alle ore 10,00 il Terzo Settore reggino si troverà in Piazza Italia per rendere pubblico il  dramma sociale che sta per consumarsi a Reggio Calabria e consegnare simbolicamente al Prefetto le chiavi dei servizi sociali.
Le organizzazioni del Terzo Settore che gestiscono servizi per conto del Comune, di fronte al perdurare dei ritardi nel pagamento delle spettanze dovute ed all’ennesima delusione derivante dal mancato rispetto dell’accordo siglato con il Sindaco lo scorso dicembre, sono costrette a dire basta. Dal prossimo 2 maggio, se non interverranno risposte concrete da parte del Comune, verranno interrotti servizi che per oltre 30 anni hanno garantito dignità e diritti a migliaia di cittadini appartenenti alle categorie più fragili e deboli della città. Servizi che hanno accolto anziani, sostenuto disabili, educato minori, combattuto battaglie quotidiane per la dignità di ogni cittadino, regalato speranza e fiducia a chi non si aspetta più nulla dalla vita. Tra le celebrazioni della liberazione e la festa dei lavoratori, il 26 aprile metteremo in Piazza l’ennesima contraddizione di una società che si definisce civile, eppure non esita ad abbandonare i suoi figli più deboli.
L’interruzione dei servizi è un gesto estremo che non ha precedenti nella nostra città. Migliaia di anziani, minori, disabili, donne in difficoltà, poveri ed emarginati, rimarranno senza quel minimo essenziale per la loro vita ed oltre 400 operatori resteranno senza lavoro e soprattutto senza speranza di futuro. Un atto cui non saremmo mai voluti arrivare, consapevoli delle responsabilità che abbiamo nei confronti delle persone accolte nei nostri servizi. Ma è proprio per questo senso di responsabilità, per il profondo rispetto che nutriamo verso l’uomo, da sempre al centro della nostra azione, che da oltre 2 anni continuiamo ogni giorno a portare avanti il nostro lavoro, senza cedere allo sconforto, nascondendo dietro un sorriso le ansie, le sofferenze e le preoccupazioni di operatori che non percepiscono il giusto compenso da oltre 10 mesi.
Ed oggi, con lo stesso senso di responsabilità con il quale abbiamo tenuto duro sino ad ora, siamo costretti a dire basta!
Basta a servizi che non hanno neanche i soldi per fare la spesa per i propri utenti, basta ad organizzazioni che non possono garantire il minimo indispensabile per una esistenza dignitosa delle persone accolte, basta ad un’esposizione bancaria che grava sulle nostre spalle come un macigno dal quale difficilmente potremo mai liberarci, basta alle lacrime di quei padri e di quelle madri, professionisti di straordinaria umanità, che nonostante il loro lavoro quotidiano sono costretti a rivolgersi al banco alimentare o alle Caritas per garantire il pranzo ai propri figli.
Tra qualche giorno quindi saremo costretti ad interrompere i servizi, ma lo faremo con la dignità di chi sa di avere fatto fino in fondo il proprio dovere. Fino ad allora però continueremo a lottare, continueremo a combattere la nostra battaglia di civiltà, convinti che i diritti dei più deboli non possano rappresentare un optional rinunciabile in tempi di crisi!
Giovedì grideremo il nostro dolore e la nostra rabbia a tutta la città, da una Piazza da poco ritrovata che dovrebbe essere simbolo di una città che rinasce, ed invece rappresenta l’ennesima falsa illusione di un futuro sempre più difficile.
Giovedì a Piazza Italia saremo presenti per ribadire ancora una volta la nostra intenzione di non mollare, ricordando ad ogni cittadino reggino che l’interruzione dei servizi sociali rappresenterebbe un arretramento sulla strada dei diritti civili dell’intera città.