martedì 15 maggio 2012

Violenza sulle donne,dati allarmanti VIDEO La casa di Ester

              

Dall'inizio del 2012 (si parla di soli 5 mesi!) sono 59 le donne uccise dal partner o dall'ex partner. Il dato è in vertigionoso aumento: nel 2011 sono state 100 (significa che quest'anno, a maggio, hanno già superato la metà del numero dello scorso anno), mentre cinque anni fa, nel 2007, il numero era "fermo" a 29.
Senza contare che l'omicidio è solitamente l'ultima fase di un percorso fatto di abusi e maltrattamenti. Secondo i dati diffusi dall'Istat nel dicembre 2011, lo scorso anno sei milioni di donne hanno subito violenze fisiche e sessuali. La maggior parte delle violenze accadono tra le pareti domestiche: il 69,7% degli stupri è opera del partner, il 17,4% da un conoscente e "solo" il 6,2% è invece opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima.

Ma uno dei dati più allarmanti è senza dubbio la percentuale delle donne che non denunciano uno stupro o un maltrattamento: sempre secondo l'Istat, il 95% delle vittime non denuncia la violenza subita.
I dati sono davvero allarmanti. E la tragedia delle donne vittime di violenza non andrebbe mai dimenticata. Per questo oggi vi proponiamo il trailer di La casa di Ester, un cortometraggio che si occupa proprio di questo tema.
Diretto e sceneggiato dal regista toscano Stefano Chiodini (già vincitore di diversi festival con altri lavori) e interpretato da Sergio Albelli e Cecilia Dazzi, il corto è stato prodotto da Mood Film e realizzato in collaborazione con Olympia de Gouges, un centro antiviolenza con sede a Grosseto. In 15 minuti, il regista racconta la storia di una donna maltrattata dal partner.
«Il tema della violenza sulle donne è ancora troppo poco trattato nel mondo cinematografico», ha dichiarato Stefano Chiodini. «Fortunatamente io non ho avuto esperienze dirette con queste tematiche, ma quando sono entrato in contatto con l'associazione Olympia de Gouges ho capito che era importante porre l'attenzione su questo problema che purtroppo riguarda ancora troppe donne».
«Inizialmente il centro antiviolenza di Grosseto mi chiese di realizzare un documentario a scopo didattico per sensibilizzare gli studenti sul problema», ha raccontato il regista. «Nella mia testa, però, ha subito preso forma l'idea de La casa di Ester, così l'ho proposta all'associazione e abbiamo iniziato a lavorare insieme al progetto. Durante la realizzazione del corto sono entrato in contatto con questa realtà, comprendendo che il problema è profondo e radicato».
«Molto spesso la violenza sulle donne è primariamente psicologica», ha detto Chiodini. «Il legame tra la vittima e il partner violento sembra quasi indissolubile. Per spezzarlo e scrollarsi di dosso il giogo psicologico ci vuole un'enorme forza di volontà e, spesso, l'aiuto di realtà come Olympia de Gouges. Spero davvero che La casa di Ester possa aiutare chi lo guarda a riflettere su quest'emergenza».

Di Francesca Porta

Caso Orlandi, analisi sull'ossario. Si cercano tracce di Emanuela


Duecento cassette e un sacco di juta pieni di ossa, conservati dopo un restauro avvenuto nel 2005. Una sorta di grande cimitero sotterraneo, che ha costretto gli uomini della polizia scientifica a un surplus di lavoro. Ci vorrà almeno una settimana per analizzarle tutte. E gliesperti della questura dovranno controllarle una per una, perché se è stato immediatamente accertato che nel sarcofago alto quasi due metri, c’era il corpo mummificato di Enrico De Pedis, non si sa a chi quelle ossa potrebbero appartenere.

NELLA TOMBA IL CORPO DI DE PEDIS

Ossa in un sacco. E soprattutto come mai alcune ossa siano custodite dentro un sacco e non nella cassetta. La basilica di Sant’Apollinare ospitava un cimitero prenapoleonico e potrebbero risalire a 2-300 anni fa. Ma quando si parla di Emanuela Orlandi e della sua misteriosissima scomparsa, ogni cosa diventa un giallo. E così la scoperta dell’ossario ha lasciato tutti per ore con il fiato sospeso, anche perché, in un primo momento, sembrava che la cassetta fosse stata recuperata all’interno della bara di Renatino. Poi è arrivato il chiarimento: si trovavano dietro un tramezzo che è stato abbattuto e che era stato costruito con il restauro. L'ossario, infatti, è stato risistemato e bonificato per riparare ai danni del tempo e dell'umidità. E in quell'occasione i resti sono stati collocati in cassette zincate.

L'ossario nella basilica di Sant'Apollinare. La sua presenza in quest'area della chiesa sarebbe legata al fatto che un tempo nella zona attigua all'edificio sacro c'era il collegio germanico-ungarico. Molti seminaristi, studenti o sacerdoti che studiavano nel collegio, ma anche esponenti di famiglie facoltose che pagavano per questo, vennero sepolti proprio lì. Ma quando intervennero le leggi napoleoniche, che ai primi dell'Ottocento vietarono le sepolture nelle chiese, i resti furono trasferiti nella cripta. L’ambiente è preceduto da un'area adibita a magazzino dopo la quale c'era un muro tirato di recente. Il muro che è stato abbattuto ieri.
Per avere risultati precisi bisognerà aspettare gli esami macroscopici, anche se a occhio nudo è già possibile stabilire quali siano le ossa più antiche. I test del dna verranno effettuati solo su alcune, di cui sembra dubbia la datazione. Tutti gli accertamenti verranno eseguiti sul posto, «fatta eccezione per quelli molecolari».

La decisione della Procura di perquisire la basilica. A far decidere alla procura che era arrivato il momento di andare a vedere cosa ci fosse dentro quella bara, è stata una telefonata arrivata alla trasmissione «Chi l’ha visto?» a settembre del 2005. Già nel ’97 Il Messaggero aveva dato la notizia della sepoltura di De Pedis in quella chiesa, ma a far muovere i pm furono le dichiarazioni di un uomo che diceva anonimamente al telefono: «Per trovare la soluzione al caso di Emanuela Orlandi andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca». In seguito anche l’ex amante del boss, Sabrina Minardi, decise di parlare con i magistrati e rivelò che a sequestrare la figlia del commesso vaticano era stato proprio De Pedis.

Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, circa due anni fa, ha effettuato un sopralluogo nella cripta. Una visita che è stata organizzata in maniera informale, dopo l'audizione come persona informata sui fatti, di don Pedro Huidobro, attuale rettore della basilica che ha collaborato all'iniziativa. A costruire la tomba, simile a quelle papali, era stato proprio uno dei marmisti della Santa Sede. L’inchiesta è ripartita con interrogatori e sopralluoghi e tuttora risultano indagati Sergio Virtù, Angelo Cassani, detto Ciletto, Gianfranco Cerboni, detto Gigetto, tutti ex componenti della gang che ha infiammato la capitale tra gli anni Settanta e Ottanta. Durante il sopralluogo, il pm ha anche scoperto che dalla cripta, attraverso dei cunicoli sottostanti ora chiusi, si poteva raggiungere la vicinissima scuola di musica frequentata da Emanuela. Quella dove è stata vista per l’ultima volta.
Fonte: http://www.ilmessaggero.it/roma/caso_orlandi_analisi_sulossario%20si_cercano_tracce_di_emanuela/notizie/196118.shtml

IN ITALIA UN BIMBO SU 4 È A RISCHIO POVERTA'


Secondo l’ong “Save The Children”, 1 minore su 4 oggi in iTalia, pari al 22,6% dei bambini, è a rischio povertà, vive cioè in famiglie con un reddito troppo basso per garantirgli ciò di cui avrebbe bisogno . Un dato che è il più alto degli ultimi 15 anni,  con una crescita del 3,3% rispetto al 2006,  con un differenziale rispetto agli adulti a rischio povertà dell’8,2% (gli over diciotto in condizione di forte disagio economico sono infatti il 14,4% della popolazione italiana). Un dato che schizza a livelli mai registrati finora nel caso di bambini figli di madri sole - per i quali l'incidenza di povertà sale al 28,5% - e nel caso in cui il capofamiglia abbia meno di 35 anni: in questi nuclei 1 figlio su 2 è a rischio povertà.


Il Sud e le Isole sono le aree del paese a più alta incidenza di povertà, che raggiunge rispettivamente quasi il 40% (con quasi 2 minori ogni su 5 a rischio povertà) e il 44,7%.


Italia agli ultimi posti in Europa per risorse alla famiglia


A fronte di ciò l’Italia è agli ultimi posti in Europa per finanziamenti a favore delle famiglie, infanzia e maternità con l’1,3% del Pil contro il 2,2% della media europea. Mentre purtroppo vanta altri primati negativi - dall’evasione fiscale alla corruzione - che, negli anni hanno sottratto risorse preziose alle centinaia di migliaia di minori che ne avrebbero avuto diritto e bisogno. «Mentre si parla tanto e giustamente dello spread fra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi mai si sente parlare di quest’altro spread che riguarda la povertà e in particolare, la povertà minorile. I dati ci dicono infatti che negli ultimi 15 anni, con un intensificarsi del fenomeno fra il 2006 e il 2010, la povertà ha colpito più di tutti e con crescente intensità i bambini», dichiara Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia. «Ciò significa che non è stato fatto il necessario per evitare questa terribile deriva che colpisce proprio coloro - i bambini e gli adolescenti - che rappresentano il presente e il futuro del paese. Basti pensare che fino ad oggi, non solo l’Italia non si è data obiettivi mirati circa la riduzione della povertà minorile, ma non esiste nessun piano di intervento al riguardo», prosegue.


La campagna "Ricordiamoci dell'infanzia"


«Per questo abbiamo deciso di lanciare  per tutto il mese di maggio “Ricordiamoci dell’infanzia”, una nuova campagna in aiuto all’infanzia a rischio in Italia che si rivolge prima di tutto al Governo ma intende coinvolgere anche singoli cittadini, imprese, il mondo della cultura e dell’informazione. Perché è necessaria una inversione di rotta. Abbiamo elaborato delle proposte concrete e sostenibili dal punto di vista finanziario, anche in tempi di crisi. Anzi, proprio perché c’è la crisi è indispensabile attivare subito un piano nazionale di lotta alla povertà minorile. Save the Children, dal canto suo, opera da anni in Italia a favore dell’infanzia e dal 2011 ha avviato un programma quinquennale che prevede il rafforzamento delle attività, con interventi nel settore della povertà minorile, della protezione dei minori a rischio di sfruttamento - come i minori stranieri non accompagnati -, dell’educazione e la scuola, dell’uso delle nuove tecnologie, della tutela dei minori nelle emergenze»,

Fonte: (Metro)