martedì 18 settembre 2012

L'ADDIO AL NOSTRO AMICO SALVO CANNIZZO - FUNERALI - VIDEO

      FUNERALI DI SALVO CANNIZZO - MARTEDI 18 SETTEMBRE    



                                              
                           

                               



     


CHIEDIAMO GIUSTIZIA PER SALVO CANNIZZO E PER TUTTE LE ALTRE VITTIME DELL'URANIO IMPOVERITO,PORTEREMO AVANTI QUELLO CHE NON HA POTUTO FARE SALVO

FATE GIRARE




IN SIBERIA UN CRATERE COLMO DI DIAMANTI: "RISALE A 35 MILIONI DI ANNI FA"



Un createre in Siberia colmo di diamanti. É questa la scoperta di alcuni geologi russi che hanno però annunciato che le pietre non potranno essere utilizzate per la creazione di gioielli, ma potranno portare una rivoluzione in vari settori industriali.
Il cratere, che si sarebbe creato circa 35 milioni di anni fa a seguito della caduta di un meteorite, sarebbe largo 100 chilometri e quarto per dimensioni in tutto il mondo e conterrebbei diamanti per migliaia di miliardi di carati.
In realtà la scoperta del cratere risalirebbe all'età socvietica, circa 40 anni fa, ma le autorità non avrebbero avuto sufficienti soldi per dare inizio all'attività estrattiva. I dati furono tenuti segreti sino alla fine dell’Unione sovietica. Ora sono alla base di nuovi progetti, e sono previste delle spedizioni future all’interno del cratere.
Ora che è stata divulgata la notizia non mancheranno di certo proposte di investitori.

Fonte:Leggo

EMERGENZA ZOMBIE, GLI USA SI CAUTELANO: "ADDESTRAMENTO SPECIALE PER I MILITARI"



Un migliaio di militari americani inizieranno il mese prossimo l'addestramento per fronteggiare un'emergenza-zombie. La notizia non è una trovata pubblicitaria per il lancio del quinto film della saga Resident Evil, né della terza serie televisiva di Walking Dead. È stata infatti pubblicata dalla rivista Military Times che spiega come l'organizzazione Halo, costituita da ex corpi speciali, dalla sicurezza nazionale e dal personale di Intelligence, monterà una sorta di set cinematografico su 44 acri, in California, per simulare uno scenario apocalittico. Secondo la rivista, questo corpo speciale, costituito da soldati ma anche da medici e altre figure professionali dell'esercito, verrà istruito ad affrontare un'eventuale attacco terroristico provocato da virus che possono rendere gli umani simili a zombie. Per non creare panico, Military Times ha specificato che la minaccia zombie non è reale e che l'addestramento ha il solo scopo cautelativo di imparare a gestire situazioni estreme, come le catastrofi di qualsiasi natura.

Fonte:Leggo

TROPPO GRASSO, SI SALVA DALLA PENA DI MORTE. "AVREBBE SOFFERTO TROPPO"



Si salva dalla pena di morte perchè troppo grasso. La motivazione supportata dagli avvocati di Ronald Post, è stata quella secondo la quale la grande mole del detenuto non permetterebbe una morte indolore, come prevede la legge negli stati Usa che la praticano la pena capitale.
L'uomo, 217 chili, morirebbe tra atroci dolori, i tanti chili di troppo costituiscono: «un rischio sostanziale che ogni tentativo di ucciderlo con un'iniezione letale porti a una grave sofferenza fisica e psicologica per il condannato, con un 'esecuzione lunga e difficile», affermano gli avvocati.
Post era finito in carcere per aver ucciso, trent'anni fa, la cameriera di un albergo e dovrebbe essere giustiziato il 16 gennaio 2013. Il caso di Ronald non è il primo in America, anche nel 2008 un altro detenuto aveva fatto ricorso appellandosi alla sua robusta mole, riuscendoci.

Fonte:Leggo

Bufale su Facebook: gli status sulla privacy sono inutili


Arriva anche in Italia la bufala che molti utenti pubblicano sulle proprie bacheche. Viene dagli Usa, non ha nessuno scopo pratico e non può averne




Dichiaro quanto segue: qualsiasi persona o ente o agente o agenzia di qualsiasi governo, struttura governativa o privata, utilizzando o il monitoraggio di questo sito o qualsiasi dei suoi siti associati…”. Inizia così la bufala più recente che spopola in questi giorni in Italia. Inutile dire che per proteggere la privacy non può bastare uno status, soprattutto se questo fa riferimento alle leggi presenti nell’Ucc (Uniform Commercial Code) che non ha nulla a che vedere con la riservatezza e, vale la pena sottolinearlo, essendo un libro di leggi americane, è fuori luogo pensare che possa avere validità anche in Italia.

Ecco il testo completo.

"Dichiaro quanto segue: Qualsiasi persona o ente o agente o agenzia di qualsiasi governo, struttura governativa o privata, utilizzando o il monitoraggio di questo sito o qualsiasi dei suoi siti associati, non ha il mio permesso di utilizzare informazioni sul mio profilo, o qualsiasi parte del suo contenuto compaia nel presente, compreso ma non limitato alle mie foto, o commenti sulle mie foto o qualsiasi altra «immagine» pubblicata nel mio profilo o diario. Sono informato che a tali strutture è strettamente proibito divulgare, copiare, distribuire, diffondere o raccogliere informazioni o intraprendere qualsiasi altra azione riguardante o contro di me tramite questo profilo e il contenuto dello stesso. Divieti precedenti si applicano anche ai dipendenti, stagisti, agenti o qualsiasi personale sotto la direzione o il controllo di dette entità. Il contenuto di questo profilo è privato e le informazioni in esso contenute sono riservate al circolo di persone alle quali esso è destinato. La violazione della mia privacy è punita dalla legge. UCC - 1 - 308 - 1-103. Facebook è ora un'entità quotata in borsa. Tutti sono incoraggiati a pubblicare un bando come questo, o se preferite, è possibile copiare e incollare questa versione. Non pubblicare tale dichiarazione almeno una volta, indirettamente permette l'uso di oggetti quali immagini e informazioni nei vostri aggiornamenti di stato pubblici".

Per meglio comprendere le dinamiche che animano il tamtam virtuale di fake simili a questo abbiamo raggiunto l’avvocato Fulvio Sarzana, curatore dell’omonimo blog ed esperto di privacy sul Web. “Quella che circola in queste ore è una traduzione zoppicante che girava già mesi fa in inglese, uscita in concomitanza con il sondaggio con cui Facebook invitava gli utenti a pronunciarsi circa le proprie volontà in fatto di privacy”. Il testo dello status fa effettivamente riferimento ad un codice esistente, cosa che conferisce credibilità al messaggio “si sfrutta la paura della gente che terze parti o forze dell’ordine possano entrare nei profili”, continua l’avvocato Sarzana, “possibilità che viene data dalla magistratura a fronte di un reale pericolo o di fondato sospetto e che non può di certo essere lenita dalla presenza di un simile status sulla propria bacheca”. Anche l’accordo tra Polizia Postale e Facebook, a inizio 2011, aveva fatto montare la polemica a causa di un’altra bufala, quella secondo cui le autorità avrebbero potuto controllare i profili degli utenti italiani senza l’apposita approvazione della magistratura. Polemica arrivata in Parlamento con tanto di interrogazione: un’altra bufala.

“In realtà”, continua Sarzana:  “l’unico modo per proteggere la propria privacy è quello di fare un uso accorto delle impostazioni di Facebook”. Cosa peraltro ribadita al punto 2 delle dichiarazioni dei diritti e delle responsabilità di Facebook in cui si legge che il proprietario di ciò che viene postato è l’utente e che ne cede a Facebook una licenza non esclusiva.

In quanto grossa entità di richiamo per la Rete e gli infonauti, Facebook è piuttosto soggetta a bufale tra quelle nuove e quelle meno nuove che si ripresentano però con una certa ciclicità: su tutte quella che prevedeva l’introduzione di un fee di  4 dollari e 99 cents per l’uso del social network ; è apparsa con buona regolarità dal 2009 al mese di settembre del 2011 e si è ripresentata ad inizio 2012 cambiando soggetto, non più Facebook ma Instagram, tanto per restare in famiglia.

Ha tenuto banco per mesi la convinzione (anche in questo caso falsa) che alcuni hackers fossero in grado di pubblicare, a nostro nome, insulti e video a sfondo sessuale sulle bacheche dei nostri contatti. Se ne è parlato da novembre 2011 a maggio 2012, poi il silenzio. Ma restiamo in attesa di nuovi sviluppi.

Non da ultimo, ma in questo caso siamo tutti certi si trattasse di un clamoroso fake, la notizia secondo cui Zuckerberg, stressato dal troppo lavoro, avrebbe deciso di chiudere per sempre Facebook il 12 marzo scorso.

Fonte:Daily
                                                                                                                                                 
                                                                                                                                                 


Yara, l'omicidio a una svolta C'è il dna del padre dell'assassino




Il dna isolato sugli slip e sui leggings di Yara Gambirasio è compatibile con quello di un uomo morto nel 1999, ma non con quello dei suoi figli. Dunque l'uomo aveva un figlio illegittimo che presumibilmente uccise nel novembre del 2010 la tredicenne di Brembate.

Sembrano esserne convinti gli inquirenti che stanno ribaltando la vita di un uomo, che stando alle testimonianze dei familiari e degli amici era tutto casa e lavoro. Adesso cercano sono alla ricerca di una donna: lo confermano le nuove convocazioni, stavolta soprattutto di signore, da cui prelevare il dna sperando di trovare il tassello mancante di un puzzle che sembra infinito.

Al sessantunenne ormai deceduto gli inquirenti sono arrivati, come racconta il Corriere della Sera, partendo da un giovane frequentatore della discoteca "Sabbie Mobili" che si affaccia sul campo di Chignolo d'Isola accanto a quello in cui, il 26 febbraio del 2011, è stato ritrovato il corpo di Yara. Il suo dna presenta interessanti punti di contatto con il profilo genetico isolato sugli slip e sui leggings della tredicenne uccisa. Da lui, gli esperti sono risaliti ad alcuni familiari, in particolare a tre fratelli originari di Gorno, uno dei quali deceduto. Analizzando la sua saliva (prelevata da una marca da bollo attaccata sulla patente) gli esperti hanno trovato una compatibilità quasi completa tra i dna, ma ancora una volta non bastano per gridare "ci siamo". A quel punto, continua Giuliana Ubbiali sul Corriere.it, tutti i figli del deceduto, così come i parenti lontani, vengono sottoposti al prelievo. Ma niente. L'ipotesi, secondo gli inquirenti, è quella di un figlio illegittimo. Ora serve trovarlo.

 Fonte:Quotidiano.it Libero

VIOLENTAVA E PICCHIAVA CON CALCI E PUGNI LA MOGLIE E LA FIGLIA 14ENNE. ARRESTATO




Calci, pugni e testate contro la moglie e i quattro figli, fino ad arrivare alla violenza sessuale prima sulla moglie e poi sulla figlia che all'epoca dei fatti aveva meno di 14 anni. Una storia drammatica interrotta dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina che hanno arrestato un cittadino marocchino, K.E.C., di 42 anni, conosciuto in tutta la provincia di Catanzaro perchè svolge funzioni pubbliche di rappresentanza in una organizzazione di categoria a difesa dei diritti degli extracomunitari.
L'uomo è accusato di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e violenza sessuale aggravata. Le indagini, coordinate dal pm di Catanzaro Emanuela Costa, sono partite dalla denuncia delle vittime e si sono basate su riscontri concreti, compreso gli accertamenti di uno psicologo e la consulenza di una ginecologa. I fatti risalgono al 2011, quando la donna ha denunciato le vessazioni subite e le attenzioni rivolte dal marito anche nei confronti della figlia che non aveva ancora compiuto 14 anni.
I carabinieri hanno ricostruito un episodio di violenza sessuale ai danni della moglie e diversi atti nei confronti della ragazzina, con il padre che approfittava dell'assenza della moglie. L'uomo, inoltre, ha picchiato più volte le due donne, colpendole anche a testate.
Le violenze si sono ripetute nel tempo, anche quanto la donna era in attesa dei quattro figli, tanto da costringerla a cure delicate per non interrompere le gravidanze. Alla luce dei riscontri dei carabinieri, il pm ha chiesto al gip l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere che è stata eseguita oggi.
«L'arresto del cittadino marocchino - ha sostenuto il capitano Giovanni De Nuzzo, comandante della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina - evidenzia come sia fondamentale la denuncia di simili vessazioni, presenti talvolta in contesti famigliari ritenuti 'normalì e che all'esterno non destano sospetto. È importante che le donne vittime di violenza escano dal muro del silenzio e decidano di rivolgersi ai carabinieri per fare piena luce e punire i responsabili».

Fonte:Leggo