lunedì 17 settembre 2012

E' morto Salvo, vittima del Kosovo "Lo Stato mi ha abbandonato"

                           
                            
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E' morto Salvo Cannizzo, il soldato catanese a contatto con l'uranio impoverito in Kosovo. Il suo grido di dolore: "Lo Stato ci ha abbandonato".


CATANIA- Si è spento Salvo Cannizzo, il militare catanese malato di cancro dopo essere stato in Kosovo a contatto con l'uranio impoverito. Pochi mesi addietro aveva iniziato lo sciopero della fame gridando: “Lo Stato mi ha abbandonato”. Nel 2009 ha fatto da guida alle telecamere di Report nel quartiere di Librino, portando alla luce incompiute e disservizi del comune di Catania. Sempre attento alle istanze dei più deboli, Salvo Cannizzo, appena tornato dal Kossovo, ha iniziato un percorso al fianco dei ceti meno abbienti. Irriverente, ribelle, ma soprattutto leale.

Salvo Cannizzo si è spento all'improvviso confidando a Salvatore Privitera, suo caro amico attivista nel settore sociale, un messaggio da comunicare nel caso in cui il cancro lo avesse stroncato. “Bisogna fare qualcosa per evitare che i miei compagni del battaglione S.Marco, che erano con me a contatto con l'uranio impoverito, muoiano nel silenzio dello Stato che ci ha abbandonato”. Lo stesso Stato è rimasto indifferente allo sciopero della fame di Cannizzo, che chiedeva aiuto, essendo costretto sulla sedia a rotelle da un tumore al cervello devastante . Un tumore che ha invaso il suo corpo dopo il contatto con l'uranio impoverito. L'ex militare lascia tre bambine, i funerali si svolgeranno domani martedi 18 settembre alle 16 presso la chiesa di S.Leone.( CT )

Fonte:LiveSicilia

PAURA A WASHINGTON, BIMBO UCCISO DA SUPER BATTERIO: È LA SETTIMA VITTIMA


Paura negli Stati Uniti, in particolare all 'ospedale del 'National institute of health'(Nih) a Bethesda alle porte di Washington: un batterio letale, che non risponde ad alcun tipo di antibiotici, ha ucciso un bambino ricoverato nel nosocomio da aprile per complicazioni derivate da un trapianto di midollo osseo. Il batterio in sigla 'KPC' - della polmonite 'klebsiellà - ha già fatto 7 vittime nell'ultimo anno nella clinica dell'Nih, ma l'ultimo decesso sta scatenando forti preoccupazioni in quanto è il primo nuovo caso dal gennaio 2012. Gli esperti speravano di averne sradicato la presenza. Il ragazzino che ha appena perso la vita è la 19esima vittima del super-batterio: la mini-epidemia è stata scatenata da un singolo paziente che ha portato il germe nell'estate del 2011 nell'ospedale. I medici precisano che 'KPC' è pericoloso solo per pazienti con un sistema immunitario compromesso e non per la popolazione generale. Precisamente quelli che vengono ricoverati all'Nih, spesso ultima spiaggia per malati che non rispondono alle terapie tradizionali. «L'ospedale - aveva spiegato di recente Tara Palmore, epidemiologo dell'Nih - ha messo in atto nell'ultimo anno misure di prevenzione di trasmissione dell' infezione draconiane, permettendo l'accesso ai pazienti colpiti solo a personale speciale»

Fonte:Leggo

STAMINALI, ACCOLTO RICORSO PER DANIELE:A BREVE RIPRENDERANNO LE CURE



Il giudice del lavoro di Matera Roberto Spagnuolo ha accolto il ricorso presentato dalla famiglia Tortorelli contro la decisione del Tar di Brescia che aveva sospeso le cure con cellule staminali per Daniele, di cinque anni e mezzo, affetto dal morbo di Niemann-Pick. Le cure con le staminali potranno quindi riprendere.

IL RICORSO Il ricorso ex art. 700 era stato presentato dagli avvocati Vincenzo Pizzilli del foro di Matera e Marco Vorano e Dario Bianchini del foro di Venezia. I legali avevano motivato il ricorso con la necessità di continuare le cure per il piccolo Daniele, che aveva tratto giovamento dalle prime somministrazioni di cellule staminali. Le cure erano state sospese lo scorso 5 settembre dopo la decisione del Tar di Brescia.

Fonte:Leggo

CASSAZIONE: IL SALUTO ROMANO È REATO.CONDANNATO UN 50ENNE NEOFASCISTA



Confermata, dalla Cassazione, la condanna nei confronti di un neofascista che in una riunione pubblica, insieme ad altri, faceva il saluto romano e scandiva slogan inneggianti al razzismo e al regime fascista. La Suprema corte, infatti - con la sentenza 35549 -, ha dichiarato «inammissibile» il ricorso con il quale Lorenzo F. (di 50 anni) cercava di scrollarsi di dosso la pena (la cui entità non è specificata) inflittagli dalla Corte d'appello di Firenze il 3 novembre del 2010. Proprio nel capoluogo toscano si era svolta la manifestazione del gruppetto neofascista, il 23 aprile del 2005.
L'imputato era noto dal 1990 alla Digos e alle questure della Toscana per cui, facilmente, era stato riconosciuto ed identificato anche se aveva il viso parzialmente coperto da una sciarpa. L'uomo era pluripregiudicato e, dunque, secondo la Suprema corte in maniera corretta la Corte d'appello ha ritenuto legittimo il suo riconoscimento da parte di uno degli agenti di polizia chiamato a deporre in dibattimento.

Fonte:Leggo