venerdì 12 ottobre 2012

ISCHIA, BAMBINA SOTTRATTA ALLA MADRE:RINVIO A GIUDIZIO PER I FAMILIARI -VIDEO


 Sull'eco della vicenda di Padova, torna alla ribalta un'altra vicenda di cronaca che vede una bambina sottratta a sua madre dalla polizia di Napoli. Sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento i familiari della piccola I. che due anni fa, all'età di 5 anni, fu prelevata a forza nella sua abitazione sull'isola d'Ischia dagli agenti della Polizia municipale di Napoli e sottratta alla madre per essere affidata al padre in base ad un provvedimento del Tribunale dei minori. L'episodio - che presenta analogie con la vicenda del bambino prelevato ieri a scuola dalla polizia nel padovano - scatenò l' ira dei parenti e rese necessario l'intervento della Polizia. Il commissariato di Ischia fu presidiato da decine di parenti della piccola I., che fu portata via solo con l'arrivo di decine di carabinieri di rinforzo. Per questi fatti sono stati rinviati a giudizio dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Napoli–sezione distaccata di Ischia – Loreta Punzo, madre di I., la zia, Francesca Punzo, lo zio, Carlo Punzo, la nonna, Michela Di Scala, e lo zio della madre della bambina, Luigi Di Scala. L'avvocato Nicola Lauro, che difende tutti i componenti del nucleo familiare sostiene la «totale insussistenza ed infondatezza dei reati ascritti», e sottolinea le «cruente modalità di esecuzione» del provvedimento emesso dal Tribunale dei Minori. Il processo è stato rinviato all'8 novembre 2012.

Fonte:Leggo

BIMBO PORTATO VIA, I COMPAGNI: "STA BENE".DENUNCIATI LA ZIA E IL NONNO



I bambini giocano a pallone nel piccolo cortile della comunità protetta di Padova dove da mercoledì pomeriggio un loro compagno ha iniziato una nuova vita. E tra una pallonata e l'altra sorvegliano la stradina di sassi che porta alla palazzina. «Il nostro amico sta bene, è dentro. Perchè siete qui?» chiede un ragazzino parecchio sveglio, quasi infastidito dal via vai di estranei nella comunità. Il loro compagno è finito sui giornali e passa su tutti i tg. I bimbi lo sanno e cercano di proteggerlo. Appena il cronista arriva a suonare il campanello del complesso, tutti sono già allertati. «Spero che venga lasciato in pace - spiega riluttante l'operatrice dell'onlus che ha in carico il ragazzino - perchè merita di vivere una vita normale e non credo proprio che tutta questa attenzione sul suo conto gli faccia bene. Posso dire che sta bene, e spero che questo basti a spegnere i riflettori su questo caso».

DENUNCIATI ZIA E NONNO La zia materna ed il nonno del bambino di 10 anni prelevato a forza l'altro ieri da scuola su ordine del Tribunale dei Minori sono stati segnalati dalla Questura di Padova alla magistratura per le ipotesi di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Con loro, nella comunicazione di notizia di reato inviata alla Procura, comparirebbe anche una terza persona. Lo si apprende da fonti investigative.

I GIUDICI: PORTATO VIA DALLA MADRE PER CRESCERE Un bambino «intelligente, vivace e simpatico» finito nel tritacarne della guerra tra i genitori per il suo affidamento. Così viene descritto il piccolo Leonardo dai giudici della sezione civile minori della Corte d'Appello di Venezia nelle motivazioni, pubblicate oggi dal Gazzettino, con cui è stato stabilito l'allontanamento della madre.
Proprio alla donna viene indicata come una delle cause per le quali il bimbo non aveva riconosciuto nel padre la figura genitoriale. Le viene imputata «la netta ostilità» all'attuazione del dispositivo dei giudici. «Gli incontri del bambino con il padre - scrivono - sono stati del tutto sospesi per iniziativa della madre dal settembre 2010. Sono ripresi solo l'8 febbraio 2012, in uno spazio neutro a Padova, con l'assistenza di un educatore». Ma il figlio non è mai andato a casa del padre e non ha più avuto rapporti con la sua famiglia.
Sempre per i giudici «l'attuale situazione del minore è gravemente rischiosa per la sua evoluzione psicofisica». Un concetto reso più evidente con un esempio: «è come un'auto in corsa diretta a velocità sostenuta verso una direzione, ma che è poi sottoposta a una brusca frenata resa necessaria da un cambio di direzione, che lo porta in direzione contraria».
Ancora una volta, nelle motivazioni, torna l'accenno al comportamento della madre, detentrice «di un potere assoluto sul figlio». Mentre lo sfondo, la cornice della vicenda è «un conflitto sterile e stressante» tra i due adulti. Dunque, per i giudici, non c'è altra strada che allontanare Leonardo dalla madre, «per aiutarlo a crescere, per imparare a resettare e reinventare i propri rapporti affettivi».

LE SCUSE DEL GOVERNO La bufera è appena iniziata, ma le scuse del Governo, dopo quelle del capo della Polizia, sono già arrivate per lo strazio di quel bimbo di 10 anni trascinato a forza fuori dalla scuola. La scena del piccolo portato via dal padre e dai poliziotti, ha detto il sottosegretario all'Interno, Carlo De Stefano in un'informativa alla Camera, «richiede che anche anche in questa sede, come fatto ieri dal capo della polizia, vengano espresse le scuse del Governo».
De Stefano ha parlato di immagini la cui «crudezza offusca altri casi in cui i poliziotti si sono comportati in modo corretto e responsabile». Per questo - ha proseguito - il comportamento degli agenti «non è sembrato adeguato ad un contesto ambientale difficile e ostile che avrebbe potuto suggerire altre modalità operative». Il sottosegretario ha sottolineato che con ciò l'esecutivo «non vuole anticipare alcun giudizio», ma ha confermato che è stata disposta un'inchiesta interna. Il Prefetto Manganelli, infatti, ha già inviato a Padova un ispettore del Viminale per verificare l'operato dei suoi uomini. La Questura euganea, intanto, ha mandato ai magistrati il filmato sui fatti di mercoledì mattina davanti alla elementare di Cittadella. Un video che riprende da altra angolazione le fasi concitate del prelevamento del minore, nel quale - spiegano fonti investigative - si vedono chiaramente le azioni di contrasto e la resistenza fatte dai familiari per impedire che il decreto dei giudici venisse applicato.
Contestualmente hanno segnalato alla Procura della Repubblica la zia - che aveva girato il video choc - e il nonno del bambino, per oltraggio, resistenza, e inosservanza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Non è escluso che rischino la denuncia altre persone che avessero ostacolato l'azione di agenti e assistenti sociali. Più difficile capire come si muoverà la Procura di Padova nei confronti dei poliziotti finiti nell'occhio del ciclone, dei media ma anche della politica. Il più esplicito è stato il presidente del Senato, Renato Schifani: «abbiamo visto le terribili immagini di quel bambino, sottratto in modo estremamente violento alla propria serenità». Il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, dopo aver parlato di «immagini drammatiche, che turbano molto», ha riferito che «il Capo della Polizia e la magistratura hanno aperto due inchieste, ma si deve sapere bene tutto quello che è accaduto».
Il Procuratore di Padova, Mario Milanese, è rimasto chiuso nel riserbo, dicendo di non poter riferire nulla di un'eventuale inchiesta sugli agenti. L'ipotesi è che si possa aprire un fascicolo per atti relativi, senza già un'iscrizione di reato. Nel mezzo di questo botta e risposta, il Questore di Padova, Vincenzo Montemagno, è tornato a difendere i poliziotti, definendo il loro «un comportamento cristallino», ed evidenziando che hanno fatto di tutto «perchè il bambino non si facesse male». Lui intanto, il ragazzino di 10 anni al centro di questo doloroso braccio di ferro, sta cercando di riprendersi dal trauma del prelievo forzato a scuola. Nella casa famiglia di Padova dove si trova è stato visto dal consulente tecnico d'ufficio della Corte d'Appello di Venezia, lo psichiatra Rubens De Nicola, che l'ha trovato «privo di ecchimosi, lividi, graffi», e senza altre patologie evidenti. Il piccolo ha trascorso una prima notte tranquilla e gli assistenti che lo seguono contano «di inserirlo in una nuova scuola nei prossimi giorni». «Il bambino è tranquillo, giochiamo assieme. Dovreste vederlo, è sereno» ha detto il padre, che l'ha in affido esclusivo.
Tutto l'opposto dell'impressione avuta dall'on. Alessandra Mussolini, che forte del potere ispettivo dei parlamentari, l'ha incontrato 15 minuti all'interno della comunità: «È provato e a disagio - ha affermato - Non vuole parlare con gli adulti ma si relaziona con gli altri bambini che ci sono. Mi ha detto 'me ne voglio andare, voglio andare a casa da mia mammà». Tutto e il contrario di tutto, insomma: ancora una volta un bambino sballottato tra gli adulti.


PORTATO VIA DALLA POLIZIA (di Chiara Prazzoli) Un bimbo di 10 anni urla, si dimena, cerca di scappare davanti alla sua scuola elementare, a Cittadella, nel Padovano. I poliziotti, senza sprecare parole o tentare di calmarlo, senza un gesto di dolcezza, lo sollevano e lo portano via di forza dalla mamma, dalla zia, dai nonni. Sono le immagini sconvolgenti mostrate da «Chi l’ha visto», riprese dalla zia del ragazzino, mercoledì mattina, e volutamente mandate alla televisione. Sono le immagini di un allontanamento coatto diposto dalla corte d'Appello di Venezia che ha tolto la patria potestà del piccolo alla madre, dandola al papà dopo anni di battaglie legali.
Il filmino è choccante e da più parti ci si chiede se fosse necessario arrivare a questi estremi, se in un Paese civile la polizia, che dovrebbe tutelare i cittadini, specie i più indifesi, possa agire a quel modo. «No - tuona la madre Gigliola -, l’hanno sedato». Cittadini qualunque, esperti e la politica sdegnati, chiedono di chiarire procedure e modi di azione dei servizi sociali. Telefono Azzurro, Unicef e Save the children tuonano: «L'uso della forza va evitato, è importante che venga utilizzato personale specializzato e formato e ci sono procedure finalizzate al rispetto dell’equilibrio psicofisico del bambino». Anche al capo della polizia, Antonio Manganelli, il comportamento dei suoi agenti è parso inqualificabile: parla di «profondo rammarico» e porge «le sue scuse», annunciando «massimo rigore nell'inchiesta interna avviata».
Tutta la politica scende in campo, fino ai Presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani: «Il ministro Paola Severino intervenga». Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri di dice «turbata» e oggi il suo sottosegretario riferirà in Parlamento. Dall’altra parte, però, ci sono i giudici, gli assistenti sociali e il papà del ragazzino, che raccontano un’altra verità. «Ora mio figlio è sereno, l’ho salvato - spiegava ieri -. I giudici hanno fatto decadere la patria potestà della madre perché per anni ha impedito che ci vedessimo. Il suo comportamento e quello dei suoi familiari ha cagionato al bambino una psicopatologia grave e mio figlio è esposto ad un rischio altissimo di disturbi mentali. Necessita di un sostegno». Prima di arrivare a portare via il bambino così c’erano stati diversi tentativi pacifici, falliti. Ora il piccolo starà in comunità e poi andrà a vivere col padre.

Fonte:Leggo

Denise Pipitone: arriva la svolta, la sorellastra mentì sull'alibi



Il mistero della scomparsa della piccola Denise Pipitone, sparita nel nulla il 1 settembre 2004 prima di mezzogiorno, mentre giocava a due passi da casa sua a Mazara del Vallo, potrebbe essere ad una svolta.
La sorellastra di Denise, Jessica Pulizzi, unica imputata di concorso nel sequestro della bambina si era infatti sempre protetta, fino ad oggi, dietro all'alibi secondo cui proprio la mattina del rapimento si sarebbe recata a fare un prelievo di sangue presso un laboratorio di analisi.
Ma stamattina, nel corso dell'udienza del processo davanti al Tribunale di Marsala la titolare dello stesso laboratorio, Antonietta Di Liberti, è stata ascolta nuovamente e non sarebbe stata in grado di esibire alcuna prova documentata dell'effettiva presenza della Polizzi nel suo laboratorio proprio quella maledetta mattina.
Negli archivi sanitari infatti non risulterebbe alcuna registrazione di quel prelievo. La teste è stata così chiamata a riferire su quanto aveva dichiarato Anna Corona, mamma di Jessica e indagata per concorso nel sequestro in un altro procedimento. La Corona aveva confermato che la figlia si era recata quel primo settembre nel laboratorio della Di Liberti, e anche l'analista aveva attestato la circostanza nell'udienza del 6 dicembre 2011, quando aveva collocato temporalmente il prelievo tra le 10 e le 11, tenendo presente che Denise sparì tra le 11.30 e le 11.45 circa.
A una verifica delle affermazioni della biologa, però, non è stata rinvenuta alcuna registrazione certa della prestazione effettuata: il registro non si trova e il computer, secondo la Di Liberti, si sarebbe guastato.
La Procura di Marsala ha inoltre richiesto accertamenti presso l'Asp per verificare l'esistenza di un rimborso su queste analisi, ma non esiste alcuna traccia documentata. Il mistero della scomparsa della piccola Denise, dopo 8 anni, potrebbe, forse, essere finalmente svelato.

Fonte:Edizioni - Oggi

Bimbo Padova, il governo chiede scusa: "Non adeguato il comportamento degli agenti"



Il sottosegretario De Stefano: "Intervento necessario ma il contesto avrebbe dovuto suggerire diverse modalità operative". Dello stesso parere Schifani: "Ci sono modi e modi". In passato la madre del minore aveva reso impossibile l'esecuzione del provvedimento in due occasioni



 "La scena del trascinamento del minore richiede che vengano espresse anche le scuse del governo". Così il sottosegretario all'Interno, Carlo De Stefano, ha espresso il rincrescimento dell'esecutivo riferendo alla Camera sul caso del bambino di Padova. "La crudezza di quelle immagini - ha detto De Stefano - offusca e rischia di far dimenticare tutti gli altri casi in cui le forze di polizia operano a tutela dei più fragili e indifesi".
De Stefano giudica il comportamento dei poliziotti "non adeguato a un contesto ambientale difficile e ostile che avrebbe potuto suggerire altre modalità operative". 

Il sottosegretario ha fatto esplicito riferimento anche alla reazione dell'ispettore capo di Polizia di fronte alla richiesta del papà del bambino di esibire il provvedimento giudiziario: "L'ispettore ha replicato con espressioni non professionali" ha detto De Stefano. 

L'esponente del governo ha ricordato, durante il suo intervento alla Camera dei Deputati, che è immediatamente scattata un'inchiesta interna per "verificare le cause del comportamento degli agenti". 

De Stefano ha tuttavia definito necessario l'intervento delle forze dell'Ordine: "Chiunque ha visto quelle immagini ha provato sdegno e disagio ma l'intervento della Polizia era determinato dalla necessità di dare assistenza agli operatori sociali per attuare il provvedimento giudiziario adottato a tutela del minore".

Schifani: "Scene impossibili da dimenticare"
Il presidente del Senato, Renato Schifani, interviene su quanto accaduto a Cittadella mercoledì mattina: "Abbiamo visto le terribili immagini di quel bambino, sottratto in modo estremamente violento alla propria serenità. Ci ha indignato tutti: non possiamo dimenticare quella visione e quelle scene". La seconda carica dello Stato poi aggiunge: "I provvedimenti dell'autorità giudiziaria si rispettano ma vi sono modi e modi per eseguire determinati provvedimenti".

"La madre bloccò per due volte l'esecuzione del provvedimento"
In Aula alla Camera, il sottosegretario all'Interno De Stefano ha ricostruito quanto accaduto nella mattinata di mercoledì spiegando che "il papà del bambino aveva comunicato via mail all'ufficio minori di aver ricevuto notizia che la Corte d'appello di Venezia aveva rigettato l'istanza della madre del bimbo con cui si chiedeva la sospensione dell'atto che disponeva l'allontanamento del minore dalla famiglia materna per andare in una comunita". A quel punto, l'ufficio minori e i servizi sociali avevano "valutato l'opportunita'" di eseguire immediatamente l'intervento "per evitare che la madre potesse, come già avvenuto altre due volte, rendere impossibile l'esecuzione del provvedimento".

De Stefano ha rivelato che in due precedenti occasioni Ombretta Giglione, madre del bambino protagonista della vicenda, aveva reso impossibile l'esecuzione del provvedimento dei magistrati che prevedeva l'allontanamento del minore dall'ambiente materno.

"La scuola era il luogo più idoneo"
Proprio il fallimento dei precedenti tentativi di esecuzione del provvedimento hanno convinto della necessità di intervenire a scuola, "il luogo piu' idoneo per l'intervento", in quanto "ambiente neutro rispetto alla casa familiare, dove i precedenti tentativi erano stati vanificati dalla resistenza del bambino, fortemente supportato dai componenti la famiglia materna, in particolare la zia ed il nonno" ha spiegato De Stefano.

Una volta giunti a scuola, personale della Polizia, dei Servizi sociali e il padre del bambino hanno deciso, dopo aver parlato con la direttrice dell'istituto, di far uscire il minore dall'aula "per prepararlo all'accompagnamento" ha detto De Stefano. Il bambino si sarebbe rifiutato di uscire, per cui sono stati allontanati gli altri alunni.

Nel corridoio, ha riferito ancora il sottosegretario, "la reazione del minore è diventata ancora più energica, sfociando in manifestazioni a carattere violento anche nei confronti del genitore e degli operatori intervenuti". Uscito dall'ingresso secondario dell'edificio scolastico, ha invocato "con urla l'intervento dei familiari della madre", giunti "muniti di telecamere, come avvenuto in precedenti circostanze".

Fonte:TGCom 24

LAUREATI "SCHIAVI" NEL CALL CENTER:STIPENDI DA MENO DI DUE EURO ALL'ORA




Meno di due euro all'ora: questo il compenso che spettava ai dipendenti di un call center di Grottaminarda, paese di confine tra la provincia di Avellino e quella di Foggia. La struttura operava per conto delle più importanti società telefoniche italiane e aveva alle sue dipendenze anche un gruppo di giovani laureati "schiavizzati" e in nero. I pochi contrattualizzati ricevevano lo stesso stipendio dei colleghi.
La Guardia di Finanza, che ha fatto irruzione nel call center, si è trovata davanti uno scenario estremo: nove ore al giorno in un piccolo box con un telefono in mano e il compito di promuovere offerte commerciali di questo o quel gestore telefonico. Chi non portava risultati veniva subito cacciato e sostituito senza difficoltà; chi al contrario riusciva a piazzare qualche contratto si vedeva consegnare a fine mese una paga di 120 euro, a fronte dei 653 netti pattuiti.
Anche la gestione contabile violava qualsiasi legge e regolamento. La titolare del call center, una trentacinquenne che in un colpo solo ha accumulato una lunghissima serie di denunce, era riuscita finora a evadere completamente il fisco. Le cifre venute fuori dagli accertamenti sono notevoli: almeno 114 mila euro non dichiarati. Una evasione che, insieme con le violazioni nei confronti dei lavoratori, verrà a costare alla titolare della struttura una sanzione di 213.500 euro già emessa dalla Guardia di Finanza.

Fonte:Leggo

GLI STUDENTI IN PIAZZA CONTRO I TAGLI, LANCIO DI CAROTE AL MINISTERO - VIDEO



Gli studenti italiani oggi scendono in piazza in 90 città italiane per 'difendere il proprio futuro'. La giornata di mobilitazione nazionale del 12 ottobre, precisa un comunicato della rete della Conoscenza è stata lanciata dall'Unione degli studenti quest'estate, per manifestare contro la svendita della scuola pubblica e la distruzione dell'università, ha avuto una grande diffusione e preannuncia l'apertura di un autunno di mobilitazione intenso.
«Siamo in piazza oggi - dichiara Roberto Campanelli coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti - per manifestare la nostra totale contrarietà al Pdl 953 (ex Aprea) che eliminerebbe le rappresentanze studentesche dai consigli d'istituto, limitando gli spazi di democrazia già ampiamente ridotti nelle scuole negli ultimi anni e permetterebbe ai privati di entrare nelle nostre scuole come sta accendendo in università a seguito dell'approvazione nel 2010 della legge Gelmini».
«Oggi in piazza sono presenti anche molti studenti universitari - precisa Luca Spadon portavoce nazionale di Link Coordinamento universitario - per dimostrare a questo governo che gli studenti non sono disponibili a fare dei passi indietro sui temi della conoscenza e per ribadire con forza la nostra contrarietà all'aumento delle tasse per i fuori corso voluta dal ministro Profumo e alla diminuzione dei fondi sul diritto allo studio, provvedimenti drammatici questi che non permetteranno a tanti giovani di iscriversi all'università».
Per tutta la giornata sono attese nelle principali piazze italiane 'azioni comunicative per porre davanti agli occhi del Paese, la drammaticità della condizione studentesca, colpita da questa crisi come non mai, ma anche il riscatto e la voglia di cambiare scuole e università, con un vero processo democratico, costruito dal basso' precisa il comunicato del movimento studentesco. Per maggiori informazioni diretta twitter, sugli hastag dell'Unione degli Studenti e della Rete della Conoscenza #12OTT #noninvendita #studentinpiazza.

A ROMA CON LE CAROTE Sfilano con le carote in pugno, «simbolo dell'inutile presente», gli studenti del corteo che si sta svolgendo a Roma nella giornata della mobilitazione nazionale della scuola. «Abbiamo portato delle carote in piazza per ribadire al ministro Profumo - hanno spiegato gli studenti - che le nostre scuole e le nostre università in questi anni hanno visto solamente il bastone, ma che di qualche carota presentataci come fosse un regalo, noi non ne abbiamo bisogno. Questi ortaggi glieli riportiamo».
Lanci di decine di carote contro il ministero dell'Istruzione a Roma. È la protesta inscenata dagli studenti, che in corteo sono giunti davanti al dicastero, blindato dalle forze dell'ordine. Al grido di »O Profumo facci l'insalata«, gli studenti hanno lanciato gli ortaggi per poi recuperarli e ricominciare a gettare le carote contro il ministero.

IN CENTINAIA A MILANO In centinaia hanno risposto oggi a Milano all'appuntamento lanciato dai collettivi studenteschi Laps, per le superiori, e Link, per gli universitari, a difesa di un'iscrizione pubblica. Partiti come di consueto da largo Cairoli tra cori, musica e fumogeni, i ragazzi sfileranno per le vie del centro fino a raggiungere piazza Duca d'Aosta a fianco alla Stazione Centrale.

ROMA, BLITZ ALLA SEDE DEL PARLAMENTO UE Blitz degli studenti di fronte alla sede romana del Parlamento Europeo. Nonostante la pioggia battente, inizia cos la giornata di mobilitazione nazionale degli studenti che sfileranno in corteo per il centro di Roma. «È arrivato il momento di accendere i riflettori sulla scuola italiana - dice Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi - le condizioni dell'istruzione pubblica sono ormai insostenibili, siamo stufi di entrare ogni giorno in aula in queste condizioni».
«Sul nostro striscione questa mattina c'Š scritto 'Una scuola di qualità ce la chiede l'Europà, finora governo e politici hanno tirato fuori la bandiera del 'ce lo chiede l'Europà solo quando si tratta di sacrifici economici, in modo strumentale e volendo negare un'altra idea di Europa: la nostra! L'Europa ci chiede anche di ridurre gli abbandoni scolastici del 10%, di aumentare il numero dei laureati, di raggiungere il traguardo dell'85% dei 22enni diplomati, l'Europa ci chiede una sistema d'Istruzione di qualità!».
Oggi gli studenti italiani si mobiliteranno in 70 piazze portando per le strade delle loro citt… non solo la denuncia della situazione attuale, ma proposte ed idee per cambiare la scuola. Tutte le informazioni sulle manifestazioni che si svolgeranno dalle 9:00 di questa mattina in tutta Italia sul sito www.12ottobre.it, aggiornamenti in tempo reale e foto sul profilo twitter Rete_studenti e seguendo il tag #12ottobre #mobstud.

SIGILLI AL 'NETTUNO' A BOLOGNA «Ci scusiamo per il disagio, stiamo scioperando per voi». Sono le parole scritte su un nastro giallo e nero con cui è stata circondata la fontana di piazza Nettuno a Bologna, per sigillarla simbolicamente, nel giorno di mobilitazione nazionale della scuola.
Anche nel capoluogo emiliano gli studenti - circa 800 e in maggioranza delle scuole superiori - si sono riuniti per un presidio. «Più rappresentanza meno privati ladri ladroni», è lo slogan su uno striscione posto davanti ad un palchetto, organizzato dalla Flc Cgil, dove si alternano interventi a sostegno della scuola pubblica. È presente anche un gazebo dei comunisti italiani.

CAROTE A TORINO Gli studenti in corteo a Torino hanno lanciato carote contro la sede del Miur per protestare contro la frase del ministro Francesco Profumo che nei giorni scorsi ha detto che con gli studenti serve il bastone e la carota.
«La settimana scorsa - hanno detto gli studenti ricordando gli scontri con la polizia dell'ultima manifestazione - con noi hanno usato il bastone. Oggi noi usiamo le carote». Hanno poi acceso anche alcuni fumogeni.

Fonte:Leggo

OCCHIO GIGANTE TROVATO SULLA SPIAGGIA. MISTERO IN FLORIDA



Un gigantesco occhio blu in riva al mare e il mistero si infittisce. La suggestione spinge subito a pensare che l'orbita, rinvenuta poco a nord di Miami, in Florida, appartenga a una creatura marina spaventosa. A Gino Covacci, l'abitante di Pompano Beach che ha trovato l'occhio, non restava altro che chiamare la polizia.
L'orbita, delle dimensioni di una palla da softoball, "ancora sanguinava", come ha raccontato Covacci. E' ancora un mistero a quale animale possa appartenere; Secondo Covacci potrebbe essere di un calamaro o di un polpo, altri sostengono di un pescespada. Dopo averla infilata in una busta di plastica, Covacci l'ha consegnata al Florida Fish and Wildlife Conservation Commission.

Fonte:Leggo