giovedì 17 maggio 2012

COSTRINGE LA CONVIVENTE A GUARDARE UN PORNO, POI LA STUPRA. CONDANNATO


GROSSETO - Un ventottenne di Orbetello è stato condannato a sette anni e quattro mesi per violenza sessuale continuata nei confronti della convivente di 26. La coppia ha un figlio e l'uomo è stato interdetto dalla patria potestà per tutta la durata della pena alla quale lo hanno condannato i giudici grossetani.
Il rapporto tra i due si era deteriorato anche a causa della gelosia dell'uomo. Al ritorno da un periodo di assenza da casa lui ha cercato più di avere rapporti sessuali usando la forza. 
Il culmine della violenza nel gennaio scorso quando l'uomo ha preso a schiaffi la giovane e l'ha costretta a vedere un film porno prima di violentarla. La donna non ha denunciato subito l'uomo, ma quando è andata al pronto soccorso per farsi medicare le ferite ha ceduto e ha raccontato tutto.


Fonte:http://www.leggo.it/news/cronaca/costringe_la_convivente_a_guardare_un_porno_poi_la_stupra_condannato/notizie/180053.shtml

LA DISABILITÀ DIMENTICATA



‘Mio figlio è grave e non può restare a casa. Già abbiamo moltissimi problemi da affrontare e i tagli non possiamo piangerli noi che siamo i più deboli’. E’ l’accorato grido di aiuto e di protesta di un genitore per l’improvvisa interruzione del servizio di trasporto disabili in due grossi centri di riabilitazione (Aias e Villa Nave) del palermitano.

Non ci sono più fondi per retribuire gli operatori e il Comune, in attesa del prossimo bilancio, chiude i battenti! Nel frattempo un centinaio di disabili, privati di questo prezioso servizio, saranno costretti a rimanere a casa e ad interrompere la loro terapia (per molti di essi indispensabile).



‘Non abbiamo i soldi per accompagnare i nostri figli’ riferisce tra le lacrime la mamma di un giovane disabile; e un altro genitore dichiara con grave amarezza: ‘Senza queste cure mia figlia morirà’. Una situazione davvero drammatica per queste persone bisognose di cure sanitarie e per gli operatori rimasti senza lavoro.

‘Purtroppo – afferma Rossella Mancuso, dirigente del servizio Interventi socio assistenziali ed integrazione sociale – nel bilancio sono stati disposti pochi fondi che sono finiti. Bisogna aspettare che il nuovo consiglio comunale approvi il prossimo bilancio’.



In questa e in tantissime altre circostanze è possibile comprendere quanto sia importante per una città come Palermo poter contare su un’amministrazione comunale efficiente e vicina ai bisogni concreti dei cittadini, soprattutto per quelle persone che vivono in condizioni svantaggiate.

I palermitani, proprio in queste settimane, invocano un Sindaco degno di portare questo nome, un amministratore della città capace di omettere i propri interessi economici per far fronte alle emergenze (per lungo tempo trascurate) di una Palermo sempre più vergognosamente abbandonata a se stessa.

Fonte: http://www.medeu.it/notizia.php?tid=2085

Bologna, lettera aperta di una giornalista disabile/ Valeria Alpi racconta l’esperienza con i T-days: distanze eccessive, piazzole temporanee non a misura, fermate scomode



BOLOGNA - Dal 12 maggio la pedonalizzazione della T (via Ugo Bassi, via Rizzoli, via Indipendenza) sarà permanente nei fine settimana. Fin dall’annuncio della decisione da parte dell’amministrazione comunale, le associazioni dei disabili hanno fatto sentire la propria voce per lamentare le difficoltà di accesso al centro. Per sabato 19 maggio dalle 11 alle 15 è in programma una protesta dei disabili con possibile sciopero della fame. Ma c’è anche chi sabato scorso ha deciso di andare in piazza e provare di persona la pedonalizzazione, verificando i servizi messi a disposizione dal Comune e le difficoltà. Valeria Alpi, giornalista disabile di Bandiera Gialla, ha provato i T-days e ha scritto una lettera aperta in cui “cerco di riportare le informazioni e le richieste alla loro giusta posizione: sono stati fatti diversi sbagli, come nel caso delle piazzole, ma si può migliorare e, anche se ci vorrà del tempo, credo che i T-days potrebbero essere un’occasione per migliorare la città anche negli altri giorni”. Il tema è complesso, viste anche le diverse esigenze delle persone disabili. “Credo vada migliorata la comunicazione tra famiglie, associazioni e istituzioni – scrive – I problemi delle persone disabili sono tanti e non è stato piacevole non trovare ascolto da parte delle istituzioni: è anche vero che finché questi T-days non si provano sul campo, come possiamo effettivamente dire quali problemi ci sono e proporre delle soluzioni?”. È per questo che la giornalista invita i disabili a uscire e a fare un resoconto delle difficoltà che incontrano. “Protestare e basta non ci rende più ‘ascoltabili’ da parte delle istituzioni – precisa – Che dovrebbero comunque avere un orecchio più sensibile…”.
Non tutti i disabili sono uguali. “Nella preparazione dei T-days, l’assessore alla Mobilità, Andrea Colombo, ha fatto alcune valutazioni tipiche di chi non conosce appieno la disabilità – continua Valeria Alpi nella lettera – dando per scontato, ad esempio, che i disabili abbiano sempre un accompagnatore o che si spostino sempre su sedia a ruote”. Non tutti i disabili hanno una persona che li accompagna, che spinge la sedia a ruote o guida la macchina per loro: ci sono disabili autonomi che spingono da soli la propria sedia a ruote o che camminano. Come nel caso di Valeria Alpi. “Ma per me 600 metri in più equivalgono a mezz’ora di cammino”. Perciò anche se i luoghi di sosta accessibili sono vicini al centro, distanze e tempi si allungano. “Alcune associazioni hanno fatto sentire la loro voce durante la programmazione dei T-days sulle distanze, ma non sono state ascoltate – continua la lettera – e credo che la comunicazione di tutti, sia di Colombo che dei disabili, abbia commesso degli errori”. Alpi suggerisce, quindi, di non calcolare le distanze in metri ma in tempo di percorrenza e verificare quanto questo tempo incide sulla fatica di una persona disabile.

Un altro servizio verificato da Valeria Alpi è stato quello delle piazzole handicap. Il Comune aveva, infatti, annunciato di crearne 12 nuove in piazza Roosevelt. Ma, come fa notare la giornalista, “non si tratta di piazzole handicap, ma dell’area riservata alla fermata dell’autobus che durante i T-days è libera perché gli autobus non circolano”. Si tratta però di “piazzole” non a misura, senza contare, che “non essendoci i contrassegni sull’asfalto, come si fa a dire che sono 12?”. Alpi segnala, inoltre, che questi spazi hanno difetti di accessibilità: non hanno lo spazio regolamentare per far scendere una pedana dal retro dell’auto per scaricare le sedie a ruote, sono scomode dal lato passeggero essendoci il gradino del marciapiede e il portico che intralciano. Si tratta di parcheggi improvvisati per il weekend. “Il lunedì successivo, Colombo si è detto soddisfatto delle sue 12 nuove piazzole perché non sono mai state riempite del tutto per cui sufficienti per i disabili – continua la lettera – ma la smettiamo di chiamarle piazzole?”.

“Ho controllato le navette che durante i T-days caricano le persone dal parcheggio sotterraneo del Sant’Orsola per portarle in centro – spiega Alpi – Ne ho aspettate 3 e tutte avevano la pedana per le sedie a ruote”. Ma anche se si è scelto di far circolare mezzi accessibili, i problemi rimangono: le fermate sono scomode, hanno dislivelli, paletti di ferro che impediscono il passaggio, gli autisti non sempre fanno scendere la pedana nel modo e nel punto giusto. E gli stessi parcheggi sotterranei non sono accessibili a tutti. “Come faccio a spiegare alla cassa automatica che ho il contrassegno handicap?”. Insomma, continua Alpi, “ho girato in tutta Europa e ho sempre trovato mezzi pubblici accessibili, in Italia e a Bologna purtroppo sono costretta a prendere la macchina: se gli autobus fossero davvero accessibili anche in autonomia dai disabili, non sarebbe un problema parcheggiare fuori dal centro e poi spostarsi con i mezzi pubblici, ma non è così e in molti casi la macchina non è solo un lusso che ci vogliamo concedere o una forma di pigrizia, spesso è il nostro unico mezzo”.