giovedì 8 novembre 2012

CREMONA, STUPRAVANO E FILMAVANO STUDENTESSE MINORENNI: ARRESTATI IN DUE



Avrebbero violentato almeno due studentesse delle scuole superiori di Crema (Cremona), portandole in uno stabile della Bassa Bergamasca, minacciandole di divulgare il filmato dei rapporti. Per questo due cittadini di origine indiana, uno di 22 anni, residente a Soncino (Cremona), e l'altro di 25, di Casaletto di Sopra (Cremona), entrambi operai, sono stati arrestati dai carabinieri di Crema con le accuse di violenza sessuale, pornografia minorile, tentata violenza privata e porto di arma bianca.

L'operazione è partita dalla denuncia dell'ultima delle loro presunte vittime, una diciassettenne che si è rivolta ai carabinieri. Sequestrata la Fiat Punto intestata alla madre del ventiduenne: nell'abitacolo c'erano una katana, numerosi telefoni, computer, fotocamere, chiavette usb, schede di memoria e schede sim. Sui supporti è stato trovato materiale pornografico.

Fonte:Leggo

ABUSA DEL FIGLIO DI 8 ANNI DELLA SUA EX:LA MAMMA LO SCOPRE E LO FA ARRESTARE




Sospettato di aver violentato un bambino di 8 anni, per queste accuse un uomo di 46 anni residente in provincia di Pordenone è finito in manette.
A denunciare il fatto sarebbe stata la mamma della vittima, che aveva avuto una relazione con quest'uomo. Secondo quanto riporta il Gazzettino.it, la donna dopo qualche mese, affidò il piccolo al fidanzato perchè voleva che si abituasse alla presenza dell’uomo in vista di una possibile convivenza. Ma quando andò a prendere il bambino notò che in lui c'era qualcosa di diverso e dopo insistenti domande il figlio confessò alla madre che il motivo di tanta agitazione era il fatto che non aveva dormito da solo, che era stato avvicinato e toccato.
La donna denunciò il fatto ai carabinieri e si allontanò dal compagno. Le indagini confermarono la confessione del bambino, tanto che sul lenzuolo  del letto dell'uomo furono trovate tracce biologiche appartenenti alla piccola vittima.
Il quarantaseienne, ora in carcere dopo mesi, ha sempre respinto ogni accusa.

Fonte:Leggo

FEDERICA, INDAGATO IL FIDANZATO."È CADUTO IN CONTRADDIZIONE"



E’ indagato per omicidio volontario, fin dal giorno della macabra scoperta, anche se la notizia è stata diffusa solo ieri. Marco Di Muro, il fidanzato 23enne di Federica Mangiapelo, la ragazza di 16 anni morta misteriosamente sulla riva del lago di Bracciano nella notte di Halloween e ritrovata cadavere da un ciclista la mattina dopo, riversa a terra, con la testa lambita dalle acque, trascorse con lei gran parte della serata. Il racconto che ha reso l giovane ai carabinieri presenta una serie di incongruenze, anche ala luce di una serie di video-riprese in strada.
I carabinieri avevano immediatamente sequestrato i vestiti del giovane, il suo cellulare e la sua macchina e proprio in virtù di questi atti è scattata l’iscrizione di Di Muro nel registro degli indagati. Tecnicamente, dunque, si tratta di un atto dovuto. D’altra parte, visto che il medico legale non ha riscontrato cause violente della morte e dunque escluso l’iniziale ipotesi di omicidio, è probabile che il capo di imputazione si alleggerisca, anche se si attendono gli esami istologici e tossicologici per conoscere le reali cause e soprattutto sull’ora esatta del decesso. Dall’autopsia, non è emerso né che Federica abbia sniffato, né che abbia assunto pasticche né alcool né che si sia iniettata droga. E Di Muro è risultato negativo al narco-test. I due avevano però litigato, quella notte. E mentre Di Muro ha raccontato che dopo essere andati a Roma a una festa, sarebbero ritornati ad Anguillara e si sarebbero separati sotto casa di lei, prima delle 3, c’è un testimone che avrebbe visto Federica, dopo le 3, camminare sola sul lungolago. Forse si rivide col fidanzato? E se non è stata la droga, forse Di Muro, dopo il litigio, ha abbandonato la 16enne sotto la pioggia e lei è stata colta da malore? Ancora non si trova il telefonino di Federica. E ieri sono iniziate le analisi del Ris nella macchina di Marco.

Fonte:Leggo

MICHELINA, MORTA DI TUMORE A GIUGNO:PER L'INPS NON MERITAVA LA PENSIONE



TREVISO - Un tumore l'ha assalita e sfiancata fino a ucciderla, ma per l'Inps quella donna trevigiana è viva, in grado di camminare e lavorare e non merita la pensione di invalidità. Una vicenda paradossale che ha come
protagonista Michelina Bruschetta, morta il 18 giugno a 56 anni. Gestiva una sala per parrucchieri e tre anni fa le fu diagnosticato un tumore: mesotelioma pleurico. Una forma particolare, legata alle polveri d'amianto presenti, un tempo, in molti prodotti utilizzati dalle parrucchiere. Michelina fu costretta ad abbandonare il suo lavoro riuscendo a ottenere le agevolazioni previste per chi è colpito da malattie professionali. Un aiuto necessario ad affrontare il calvario tra medici, cure e ospedali, ma ancora tanto esiguo da rivolgersi all'Inps.
A mesi dalla sua morte l'ente di previdenza ha fatto recapitare la risposta alla sua domanda.
La pensione d'invalidità non serve più a nessuno, ma la famiglia di Michelina non sopporta le motivazioni con cui i medici hanno bocciato la richiesta: «La commissione medica superiore riconosce l'interessato non invalido». Spiegando che la patologia non è "invalidante" e che la capacità lavorativa "non è ridotta".

Fonte:Leggo