venerdì 16 novembre 2012

DENISE PIPITONE, ACCERTAMENTI NEGATIVI SU UNA BIMBA ROM. LA POLIZIA: "NON È LEI"



Niente da fare nemmeno questa volta. Non è Denise Pipitone la ragazzina rom portata oggi in commissariato. "Gli esami hanno dato esito negativo", ha detto il dirigente della squadra mobile di Gela, Giovanni Giudice. La ragazzina, ha spiegato il funzionario, è figlia di una coppia di rom che da diversi anni risiede a Gela. Secondo gli investigatori, che hanno controllato i documenti e i certificati di nascita, non sarebbe necessario l'esame del Dna. Tuttavia, per maggiore sicurezza, hanno chiesto alla procura di Marsala di poter compiere anche questo accertamento.

SEGNALAZIONE A "LA VITA IN DIRETTA". Denise Pipitone è scomparsa all'età di quattro anni nel settembre 2004 a Mazara del Vallo (Trapani). Lanotizia degli accertamenti sulla piccola rom è stata riferita dalla  rasmissione di Raiuno La vita in diretta, che nell'edizione di oggi delle 18 ha dedicat un approfondimento alla notizia, in occasione di un'udienza del processo alla sorellastra di Denise accusata di concorso in sequestro di minorenne e del suo ex fidanzato imputato di false dichiarazioni al pm. Alcune auto degli agenti sarebbero uscite un paio di ore dopo dal commissariato alla ricerca di un'altra ragazzina della comunità Rom stanziale.

Fonte.Leggo

LACRIMOGENI, IL QUESTORE: "SONO STATI DEVIATI, NOI AGGREDITI MILITARMENTE" -VIDEO




Se ci sono «eventuali responsabilità dei singoli verranno verificate»: ma le forze dell'ordine «hanno reagito perchè aggredite militarmente». E i lacrimogeni al ministero della Giustizia 'piovuti dal cielo', come hanno sostenuto decine di testimoni? «Le capsule di gas sparate dal basso potrebbero aver urtato gli edifici, deviando la traiettoria».
A due giorni dagli scontri sul Lungotevere, il questore di Roma Fulvio La Rocca difende la gestione dell'ordine pubblico. «In piazza c'erano molti ragazzini e abbiamo cercato di garantire la sicurezza - spiega Della Rocca - Se ad un certo punto veniamo aggrediti militarmente è chiaro che dobbiamo reagire, perchè siamo qui anche per questo: per tutelare la legge, questo è il nostro compito». Per il Questore, «se ci sono stati eccessi agiremo e verificheremo di conseguenza. Accerteremo eventuali responsabilità dei singoli. Ma la gestione dell'ordine pubblico non ha avuto problemi». Il problema maggiore resta però quei lacrimogeni che sembrerebbero esser sparati dal ministero della Giustizia sulle teste dei ragazzi. Il Racis esaminerà il video, ed anche il ministero dell'Interno, tramite il Dipartimento di pubblica sicurezza, sta lavorando per capire da dove è stato sparato il gas.
La versione di Della Rocca è che «i lacrimogeni potrebbero essere stati lanciati da agenti di polizia: sono stati sparati a 'parabolà e non diretti sui manifestanti. La traiettoria è stata deviata perchè hanno urtato sull'edificio» e si sarebbero infranti cadendo. Dagli studenti arrivano invece versioni diverse. «In via Arenula un lacrimogeno è cascato verticalmente davanti a me, così come altri due più distanti: piovevano dal cielo. Mi sono voltata e, sia davanti a me che indietro, dalla strada non c'erano agenti che sparavano il gas», ha spiegato una studentessa di Psicologia di 25 anni, che il 14 era alla manifestazione. E a difendere il ruolo delle forze dell'ordine è anche uno storico agente del Reparto Mobile, Gianluca Salvatori. È chiamato 'Dragò dai suoi colleghi e ha ispirato il personaggio interpretato dall'attore Favino nel film 'Acab'. «Un conto è fronteggiare una manifestazione con padri di famiglia disperati come i lavoratori di Alcoa e Ilva, un altro è trovarsi di fronte a chi, come gli studenti due giorni fa, rappresenta le proprie idee in maniera sbagliata. È chiaro che c'è un atteggiamento differente anche da parte nostra. Stare in piazza adesso è veramente pesante. Ho presidiato l'Hotel Rafael ai tempi di Craxi e di tangentopoli e ne ho viste tante, ma gli studenti dovrebbero sapere che noi siamo le stesse persone che si buttano in acqua a salvare gli extracomunitari a Lampedusa».

LA SEVERINO APRE UN'INDAGINE Il ministro della Giustizia, Paola Severino, visionato il video pubblicato sul sito di Repubblica.it che ritrae il lancio di lacrimogeni dal palazzo del ministero durante lo «sciopero europeo», ha immediatamente disposto un'indagine interna ed esprime «inquietudine e preoccupazione».
A partire da un video amatoriale girato con un telefonino, di cui è venuta in possesso, Repubblica descrive oggi in un articolo il contenuto delle immagini. Nel video - secondo quanto riporta il giornale - si vedono i manifestati «senza maschere, caschi né scudi» in fuga in via Arenula. Poi «dal palazzo di fronte, che è la sede del ministero della Giustizia, in rapida successione vengono sparati due lacrimogeni. Sulla folla. Subito dopo un terzo».
Nell'articolo ci si chiede come sia possibile che dal palazzo del ministero possano essere partiti dei lacrimogeni e si fa anche notare che «all'interno del ministero lavorano alcune guardie penitenziarie» domandandosi se possano essere state loro a «sparare sulla folla in fuga».
«Dai primi accertamenti, è stato verificato che lacrimogeni a strappo, come quelli che sembrerebbero essere stati lanciati dal Ministero» durante lo sciopero europeo, «non sono in dotazione al reparto di polizia penitenziaria di via Arenula», fa sapere il ministro della Giustizia Paola Severino, assicurando che «le verifiche proseguiranno con il massimo impegno, con il dovuto rigore e con la massima tempestività».

FonteLeggo
  

VIOLENTA E METTE INCINTA LA FIGLIA, IN MANETTE 46ENNE "PROTETTO" DALLA FAMIGLIA




Choc a Palermo per l'ennesimo caso di violenza su dei minori. Ha costretto la figlia minorenne ad avere rapporti sessuali con lui. La ragazza ora maggiorenne è rimasta anche incinta ed ha recentemente dato alla luce un bambino. Una turpe vicenda quella scoperta a Palermo dagli agenti della polizia di Stato che hanno disposto una misura cautelare per un 46enne accusato di avere violentato e maltrattato la figlia.
All'uomo è stato imposto l'allontanamento dal domicilio e il divieto di vedere la ragazza. Le indagini sono state ostacolate dall'atteggiamento omertoso degli altri familiari che intendevano evitare «scandali» e volevano costringere la loro congiunta ad abortire. Gli investigatori dopo alcuni accertamenti hanno dimostrato che il neonato era figlio del padre della ragazza. La storia è stata scoperta dagli agenti in seguito alla segnalazione giunta loro da una fonte confidenziale.

L'ARRESTO L'uomo successivamente è stato arrestato. Una misura affermano gli investigatori scattata dopo che è stato accertato che l'indagato avrebbe tentato di incontrare la figlia per tentare di condizionarla psicologicamente.

Fonte:Leggo