martedì 1 maggio 2012

Crisi, tasso dei suicidi come nella Grande Depressione: +20% in pochi anni


Il tasso di suicidi segue la curva dell'andamento economico di un Paese. Dunque il bollettino di guerra che al caso del portinaio di Napoli, che si è tolto la vita dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento, affianca quello dell'imprenditore che si è ucciso in Sardegna, non sembra destinato a fermarsi. Agli allarmi della Cgia di Mestre, che parlano di 23 suicidi di imprenditori a causa della crisi dall'inizio dell'anno fino a metà aprile in Italia, fa da contraltare l'ultimo studio in materia, pubblicato dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) Usa: il tasso di suicidio, in generale, "sale e scende in connessione con l'economia. E il record negativo negli Usa si è registrato, non a caso, con la Grande Depressione: +22,8% in quattro anni". Lo spiega Maurizio Pompili, responsabile del Servizio di prevenzione del suicidio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma. Insomma, il parallelismo fra la situazione odierna e quella della Grande Depressione non sarebbe solo una fantasia. "Il problema è che i fallimenti ci sono sempre stati, ma ultimamente le notizie delle morti hanno una cadenza allarmante. Emerge una particolare fragilità". L'esperto mette in guardia sul rischio emulazione, in gergo 'effetto Werther'. "Il suicidio non sia considerato una soluzione", dice Pompili, sollecitando interventi mirati.
Lo studio americano, pubblicato sul 'Journal of Public Health', indaga l'impatto dei cicli economici sul tasso di suicidi dal 1928 al 2007 negli States, e ha messo in luce la più forte associazione proprio nelle persone in età lavorativa, ovvero dai 25 ai 64 anni. "Sapere che i suicidi aumentano in fase di recessione e crollano in periodi di espansione economica evidenzia la necessità di ulteriori misure di prevenzione di questo gesto proprio quando l'economia si indebolisce", afferma Mercy James, direttore ad interim del Cdc's Injury Center's Division of Violence Prevention. "Si tratta di un dato importante per i responsabili politici e per coloro che lavorano per prevenire il suicidio", evidenzia James.


Secondo lo studio Usa "il tasso di suicidio in generale - ricorda Pompili - è aumentato nelle fasi di recessione", come la Grande Depressione (1929-1933), la fine del New Deal (1937-1938), la crisi petrolifera (1973-1975), e la Double-Dip Recession (1980-1982), ma crolla sia in occasione della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) che nel più lungo periodo di espansione (1991-2001), in cui l'economia ha registrato una crescita rapida e una bassa disoccupazione. Negli Stati Uniti insomma, dati alla mano, il maggiore aumento del tasso di suicidi si è verificato con la Grande Depressione (1929-1933), salito dal 1928 al 1932 del 22,8%. Altro record, ma al contrario, si è registrato nel 2000. E in Italia? I numeri non lasciano prevedere nulla di buono: tra il 2008 ed il 2010, segnala la Cgia di Mestre, i suicidi per motivi economici sono aumentati del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio, sempre legati alle difficolta' economiche, sono cresciuti del 20%. "Si tratta di dati credibili, che però vanno esaminati con cautela, considerando che in Italia si contano circa 4 mila suicidi l'anno e che il legame economico non e' sempre cosi' univoco: possono esserci motivazioni - riflette Pompili - che non vengono a conoscenza delle forze dell'ordine. Preoccupano comunque le notizie 'in serie' che arrivano dalla cronaca, relative a persone che si tolgono la vita: e' importante cercare di mettere un freno all''effetto emulazione', e sottolineare che questa decisione non deve essere considerata come una soluzione". Ecco perché, secondo Pompili, "a fronte dei tanti tagli annunciati dal Governo, è fondamentale un intervento mirato e preventivo. Perche' la ricerca ha dimostrato che anche piccoli investimenti possono influire positivamente, dal punto di vista della prevenzione". Un'idea condivisa dagli esperti americani. "I problemi economici possono avere un impatto su come le persone guardano a se stesse e al loro futuro, ma anche sui rapporti con famiglia e amici. Insomma, le recessioni possono anche alterare intere comunita'", spiega Luo Feijun, economista dei Cdc e autore principale dello studio. Secondo gli esperti Usa è bene studiare strategie preventive, come un sostegno sociale mirato e servizi di consulenza ad hoc per chi perde il lavoro o la casa, e aumentare l'accessibilità dei servizi di prevenzione.

Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Crisi-tasso-dei-suicidi-come-nella-Grande-Depressione-+20-in-pochi-anni_313256938711.html

Disabili, Barriere architettoniche all'ospedale Sant'Orsola Malpighi: pronto soccorso oculistico impervio

Disabili, Barriere architettoniche all'ospedale Sant'Orsola Malpighi: pronto soccorso oculistico impervio

               

Paletti, transenne, numerosi gradini: la via d'accesso più 'semplice' per il pronto soccorso oculistico. La denuncia arriva da alcuni disabili, costretti a una lunga e faticosa circumnavigazione dell'edificio per accedervi



Disabili, Barriere architettoniche all'ospedale Sant'Orsola Malpighi: pronto soccorso oculistico impervio

Barriere architettoniche sparse per la città rendono impervia e a volte impossibile la vita delle persone diversamente abili. Impedimenti ci sono ovunque - lungo i nostri bellissimi portici, come in piazza S. Stefano, nel Ghetto ebraico o al parco Cavaticcio, e ancora nei negozi e ristoranti. Solo per fare qualche esempio.
Ma - e siamo limite del paradosso e dell'indignazione - anche in ospedale chi è afflitto da handicap può imbattersi in spiacevoli circostanze. Come avviene al pronto soccorso oculistico (Pad 1) del Sant'Orsola: dove l'accesso è ostacolato da scale e paletti, non proprio agili da scavalcare per chi abbia ridotta capacità motoria o visiva, invalicabili per chi è costretto su una sedia a rotelle.psmalpighi 008-2
La delazione arriva dal Consigliere Provinciale Udc Mauro Sorbi, che ha raccolto la segnalazione di alcuni cittadini portatori di handicap che 'non riescono ad entrare perchè il passaggio principale su via Pelagi è consentito solo attraverso una struttura metallica che permette l'accesso pedonale attraverso una semicirconferenza con diametro insufficiente per il transito di carrozzelle e che crea ulteriori disagi anche a chi ha problemi di deambulazione, in particolare gli anziani."
"Trattandosi di un servizio di Pronto soccorso oculistico, - aggiunge il consigliere - la stragrande maggioranza di utenti di questo passaggio, ha ovviamente problemi di vista e di messa a fuoco degli ostacoli. A destra di questa accesso canalizzato vi è una sbarra, che potrebbe ovviare ai problemi sopra descritti, ma gli operatori dell'ufficio informazioni, da me interpellanti, mi hanno comunicato di non essere abilitati a questa operazione, perchè l'entrata è riservata solo ai dializzati provenienti dall'Ospedale Maggiore. "
Le persone disabili hanno riferito sdegnate che "l'unica via percorribile per giungere all'agognato Pronto Soccorso è la circumnavigazione del perimetro dell'edificio per entrare in un altro servizio ed utilizzare un ascensore."
Altra barriera architettonica, segnalata, è quella presente nello stesso edificio per l'accesso al Piano Interrato, dove si trovano gli ambulatori prelievi, quello di andrologia, di nefrologia ed il PDA, ai quali si giunge attraverso una ripida rampa esterna di scale, che iniziano proprio in prossimità della zona parcheggio riservata ai portatori di handicap. "Anche in questo caso - lamentano i disabili - per entrare i disabili devono effettuare un lungo percorso nel retro dell'ospedale per trovare un passaggio per le carrozzelle e non segnalato da nessun cartello indicatore."
Fonte: http://www.bolognatoday.it/cronaca/disabili-barriere-architettoniche-ospedale-sant-orsola.html

Disabili, il Duomo è una piazza a ostacoli


Milano che si prepara all'Expo, Milano internazionale, Milano polo di moda e design. Tutto vero, ma anche Milano che non è ancora a misura di disabili e che deve rimuovere un mare di barriere architettoniche





Per rendercene conto abbiamo fatto un giro nel luogo simbolo della città (piazza Duomo) cercando di individuare ostacoli e intoppi per chi si muove in sedia a rotelle. Ad aiutarci è stato Enzo Panelli, dell'associazione di unità spinale al Niguarda, costretto da una ventina di anni sulla carrozzina a seguito di un incidente. Al suo fianco l'inseparabile compagna: Jana, un labrador nero come il carbone che lo assiste anche nelle sedute di pet teraphy con i disabili. In un'ora ci siamo resi conto che la piazza non è per tutti. O meglio, lo è solo in parte. Cosa può fare un disabile? Può entrare a palazzo Reale per vedere una mostra, questo sì. E può anche salire al museo del Novecento grazie all'ascensore.
Ma, ahim´, non può scendere in metrò. Dopo un rapido giro tra le varie scalinate di accesso alla linea 1 abbiamo dovuto constatare la triste verità: non c'è nemmeno un montacarichi. Proviamo ad arrangiarci in qualche modo e andiamo all'ascensore di via Pellico, a ridosso della galleria Vittorio Emanuele. Chiuso. Enzo preme il tasto di chiamata. Non funziona. E allora guarda Jana e sorride scuotendo il capo. Ci spiega che succede sempre così: «O gli ascensori non funzionano, o bisogna andare a caccia di qualcuno che abbia la chiave per attivarli. O spunta qualcun altro che spiega che proprio quel giorno ci sono stati dei problemi». Ma «proprio quel giorno...» è una frase che, a detta di Enzo e dei suoi amici, viene ripetuta un po' troppo spesso, ovunque.
Proviamo a salire in Duomo: impossibile farlo come la maggior parte dei turisti. Ci sono quattro gradini che non permettono di raggiungere l'ascensore. Un responsabile però ci spiega che per i disabili è possibile entrare in chiesa, percorrere un corridoio nel retro corso e salire fino a 40 metri, non oltre. Meglio che niente.
A Palazzo della Ragione ci sono quattro scalini impossibili da superare. Un grande classico, a detta di Enzo che, qualche tempo fa, ha avuto qualche problema anche ad entrare al Castello Sforzesco dove poi gli addetti alla sicurezza lo hanno aiutato utilizzando una semplice pedana di legno. «Tante volte - spiega - basterebbe una pedana di legno. Certo, la burocrazia dovrebbe essere meno rigida. Mi è stato spesso detto che la pedana non si può usare per ragioni di sicurezza, perch´ se qualcuno si fa male non c'è la copertura assicurativa». Di fatto la pedana, ci spiega poi un barista, è un'occupazione di suolo pubblico e può essere pericolosa per chi cammina. «Sa, magari qualcuno inciampa». Proseguiamo il nostro giro tra sanpietrini sconnessi, rampe e gradini. Enzo ha le spalle larghe e supera tutto ciò che può. Jana lo segue, ormai abilissima nelle jimkane in città. Ma per tanti disabili basta un copri cavi di plastica per terra per bloccare la corsa

Fonte: http://www.ilgiornale.it/milano/disabili_duomo_e_piazza_ostacoli/cronaca_milano-atm_milano-disabile_atm_ostacolo/30-04-2012/articolo-id=585645-page=0-comments=1