mercoledì 2 maggio 2012

VANESSA SCIALFA, I GENITORI VANNO IN TV E SCOPPIA LA BAGARRE: "PENA DI MORTE"


Alla madre di Vanessa Scialfa il movente della gelosia proprio non scende giù. «Non può essere vero che durante un momento di intimità mia figlia avrebbe chiamato il fidanzato (Francesco Lo Presti, ndr) con il nome del suo ex. Anche perchè non stavano avendo nessun rapporto di intimità…Vanessa è stata ritrovata completamente vestita». Lo dice a 'Mattino Cinque', Giovanni Scialfa padre di Vanessa Scialfa, la ventenne uccisa dal convivente a Enna. «Vorrei anche contestare l'ipotesi che i due ragazzi abbiano fatto uso di cocaina, perchè, data la lucidità con cui è stato compiuto questo omicidio, è impossibile che sia stato fatto uso di qualche sostanza - continua - Non c'è stata nè gelosia nè cocaina. Queste sono affermazioni che lui sta facendo per buttare fango su mia figlia. Forse Vanessa gli aveva detto che voleva lasciarlo e lui ha compiuto questo omicidio…nessuno, a parte lui, avrebbe mai più dovuto toccarla. Questo omicidio è stato commesso con lucidità». «Io non ho mai chiesto le scuse dei genitori di Francesco - dice la madre Isabella - Non mi servono e comunque non basterebbero. Vermi di questa specie ce ne saranno sempre e continueranno ad uccidere: il mondo non si può cambiare. Io però ho promesso a mia figlia che il nome Francesco non lo pronuncerò mai più, non lo voglio nei miei pensieri…da me non merita neanche questo. Il mio cuore e il mio pensiero sono solo per mia figlia». Giovanni Scialfa conclude lanciando un accorato appello alla giustizia italiana: «Non aspettiamo il processo abbreviato, non diamo sconti di pena ad un assassino. I processi per questi tipi di reati devo essere fatti subito».

IL PUBBLICO IN TV: "PENA DI MORTE" - Ospiti anche di Pomeriggio 5, i genitori della povera Vanessa hanno trovato un pubblico altamente indignato, che a gran voce ha chiesto la morte dell'assassino Lo Presti. Un clima non gradito da Paolo Liguori, anche lui in studio.

Fonte: http://www.leggo.it/news/cronaca/vanessa_scialfa_i_genitori_vanno_in_tv_e%20scoppia_la_bagarre_pena_di_morte/notizie/177964.shtml

Un uomo si impicca, altri due si gettano nel vuoto


Alfonso Salzano, si è tolto la vita impiccandosi con un cavo elettrico nella sua abitazione di Casaluce, nel Casertano. Mentre nel Casentino, un uomo di 45 anni si è gettato nel vuoto perchè non riusciva a pagare il mutuo.

Un muratore di 52 anni, Alfonso Salzano, si e' tolto la vita impiccandosi con un cavo elettrico nella sua abitazione di Casaluce, nel Casertano. L'uomo e' stato trovato dai familiari che hanno avvisato i carabinieri. Secondo quanto riferito dai congiunti l'uomo, senza lavoro da circa sei mesi, soffriva di crisi depressive.

L'uomo lascia moglie e 3 figli. Secondo quanto si e' appreso le uniche entrate erano costituite dall'indennita' di lavoratore socialmente utile della moglie, poche centinaia di euro al mese.

E un uomo di 45 anni, nel casentino, si e' gettato dalla finestra perchè non era riuscito a pagare la casa che aveva acquistato con un mutuo in banca. Si tratta di un cittadino nordafricano, da molti anni in Italia. Secondo quanto si e' appreso, era stato costretto a lasciare la casa acquistata, a causa delle difficolta' economiche, e viveva in un appartamento in affitto.

Si è gettato nel vuoto anche un uomo di 35 anni, licenziato da un negozio di Malta dove fino al febbraio scorso aveva lavorato come commesso. Si e' suicidato buttandosi  dalla terrazza della sua abitazione a Gravina di Catania, alle porte di
Catania.


Fonte: http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=164712

La smentita del Consolato: impossibile negoziare per Urru


DAKAR.“Qui in Mali e’ in atto una guerra civile”, in seguito al colpo di Stato del mese scorso. “Non ho notizie dirette sulla richiesta di riscatto proposta per la Urru. E in ogni caso allo stato attuale non vi sarebbero le risorse per partecipare ad un eventuale negoziato” con i terroristi del Movimento per l’Unicita’ e la Jihad in Africa Occidentale. “Mentre vi parlo dal mio edificio sento colpi di arma da fuoco all’esterno”. Lo ha detto all’ASCA una fonte del Consolato onorario a Bamako di competenza dell’ambasciata d’Italia a Dakar, interpellato sullo stato dei colloqui con gli estremisti islamici a poche ore dalla notizia in esclusiva diffusa dall’Afp secondo cui i militanti del Mujao avrebbero chiesto un riscatto di 30 milioni di euro per la liberazione della cooperante sarda Rossella Urru e di un suo collega spagnolo.
La Urru e’ stata sequestrata il 23 ottobre del 2011 nel campo profughi sahawari in cui lavorava da due anni, insieme ad altri due volontari spagnoli Ainhoa Fernandez de Rincon e Enric Gonyalons. Sul suo rilascio di recente si erano inseguite diverse voci, poi rivelatesi infondate.

Rossella Urru, verso la libertà? chiesti 30 mln di euro


I rapitori della cooperante italiana Rossella Urru hanno chiesto per il suo rilascio un riscatto di 30 milioni di euro e la liberazione di due saharawi detenuti in Mauritania. A riportare la notizia è l’Afp. Le notizie sul web e sulle agenzie di stampa rimbalzano in questi minuti in modo frenetico e non senza qualche contraddizione.
LA TRATTATIVA – Secondo l’agenzia di stampa francese sembra che, dopo il pagamento del riscatto, insieme alla Urru sarebbe rilasciata anche un’altra volontaria spagnola. Per i media internazionali potrebbe essere Ainhoa Fernandez, rapita insieme a un connazionale con la cooperante italiana la notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011 in un campo di profughi saharawi ad Hassi Raduni, nel deserto a sud dell’Algeria. Secondo l’Afp il portavoce del gruppo “Monoteismo e Jihad in Africa occidentale” (nato da al Qaeda nel Maghreb islamico), Adnan Abu Walid Sahraui, ha precisato che “i negoziati riguardano soltanto la donna ostaggio italiana e quella spagnola”. L’uomo, che non ha fatto alcun riferimento al volontario del paese iberico, ha chiesto anche 15 milioni di euro per la liberazione di sette diplomatici algerini, rapiti in Mali e nelle mani della sua formazione.

TERNI, BIMBO DISABILE DI 6 ANNI PICCHIATO E MALTRATTATO: IN MANETTE I GENITORI


Costretto a stare tutto il giorno in un box, picchiato in continuazione, anche solo per aver chiesto dell'acqua o del cibo: è quanto sarebbe successo ad un bambino ternano disabile di 6 anni, secondo gli agenti della squadra mobile di Terni, che hanno arrestato, con l'accusa di maltrattamenti, la mamma e il suo compagno (entrambi noti come tossicodipendenti), originari di Rieti. La donna, una 35enne disoccupata, è madre di un'altra bambina, di cinque anni, che però non risulta essere stata picchiata ma soltanto insultata.
Le indagini - secondo quanto riferito oggi in questura -, partite da una segnalazione anonima, hanno permesso di accertare che il bambino (affetto da una malattia genetica rara che comporta, tra l'altro, un grave ritardo neuromotorio) veniva malmenato ripetutamente dai due, che lo avrebbero anche insultato e nutrito a malapena. In particolare, il bambino avrebbe ricevuto schiaffi e pugni sulla testa, anche se chiedeva soltanto da bere.
Quando tornava da scuola - riferisce sempre la polizia - il piccolo veniva messo immediatamente nel box e se cercava di chiedere qualcosa, il compagno della madre (un 27enne, anche lui disoccupato) gli premeva la mano sulla testa, schiacciandolo verso il basso fin quando non stava zitto. La scarsa cena gli veniva data in piedi, sempre nel box. Inoltre, la coppia si sarebbe drogata in casa, davanti ai bambini.
Al termine dell'attività investigativa il gip Pierluigi Panariello, su proposta del pm Elisabetta Massini, ha disposto per i due un'ordinanza di custodia cautelare in carcere con isolamento giudiziario, provvedimento eseguito con il supporto dei carabinieri di Papigno. I due bambini sono stati affidati temporaneamente ad una casa-famiglia.

Fonte: http://www.leggo.it/news/cronaca/terni_bimbo_disabile_di_6_anni_picchiato%20e_maltrattato_in_manette_i_genitori/notizie/177944.shtml

Terni: maltrattavano figlio disabile di sei anni, arrestata coppia


 Sei anni, affetto da una malattia genetica rara che comporta, tra le altre cose, un grave ritardo neuromotorio, costretto a stare tutto il giorno in un box, picchiato in continuazione, anche solo per chiedere dell'acqua o del cibo. Scene di orrore quotidiano, andate avanti per tanto tempo, fin quando la seconda sezione della squadra mobile non ha arrestato la madre del bambino e il suo compagno: 35 anni lei e 27 lui, entrambi originari di Rieti, residenti a Terni, disoccupati e tossicodipendenti.

Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Terni-maltrattavano-figlio-disabile-di-sei-anni-arrestata-coppia_313261546790.html