sabato 16 giugno 2012

MUORE DI CANCRO PER FAR NASCERE IL FIGLIO.ADDIO A CHIARA, 28ENNE ROMANA - VIDEO E FOTO



                    

Chiara Corbello e Enrico Petrillo erano una coppia come tante. Entrambi molto credenti, si erano conosciuti a Medjugorie e nel 2008 si sono sposati. Dopo poco Chiara, 28 anni, è rimasta incinta di Maria. Alla piccola, sin dalle prime ecografie, è stata diagnosticata una anencefalia (malformazione congenita grave dove il nascituro appare privo totalmente o parzialmente dell’encefalo). La mamma e il papà hanno deciso di farla nascere ugualmente, ma la bimba è morta dopo soli 30 minuti. 
Dopo pochi mesi, un'altra gravidanza. Stavolta si tratta di un maschietto, anche lui sfortunato: anche qui le ecografie svelano da subito che il piccolo non ha le gambe e, verso il settimo mese, l’ecografia ha evidenziato delle malformazioni viscerali con assenza degli arti inferiori e incompatibilità con la vita. Anche stavolta il bimbo, Davide, è nato e deceduto in pochissimo tempo. 


Nonostante le sofferenze provocate dalla morte dei due bambini, Chiara e Enrico mostrano ancora grande forza e voglia di vita, tanto da provare ancora una volta ad avere un figlio. Francesco, questo il nome scelto per un bimbo tanto desiderato. Stavolta la gravidanza procede serena per il nascituro, ma al quinto mese è Chiara ad avere un problema: dopo una grave lesione alla lingua, i medici le diagnosticano un carcinoma.
I neogenitori non hanno avuto dubbi e hanno deciso di portare avanti la gravidanza mettendo a rischio la vita della mamma. Chiara, infatti, solo dopo il parto si è potuta sottoporre a un nuovo intervento chirurgico più radicale e poi ai successivi cicli di chemio e radioterapia.


Chiara non ce l'ha fatta, mercoledì a mezzogiorno il suo cuore ha smesso di combattere, lasciando soli Enrico e il piccolo Francesco. Oggi i suoi amici, anche quelli con una fede diversa dalla sua, l'hanno salutata per l'ultima volta. E un messaggio testimonianza che ha fatto il giro del web. «Il Signore ha sempre qualcosa di diverso per noi. Non tutto va come noi pensiamo - racconta Chiara ad un microfono - Avevo visto con la dottoressa, attraverso l’ecografia, che la scatola cranica della nostra bambina non si era formata. Anche se lei si muoveva perfettamente, per lei non c’erano possibilità. Io non me la sentivo proprio di andare contro di lei, mi sentivo di sostenerla come potevo, e non di sostituirmi alla sua vita. Ora non sapevo come dirlo a mio marito. Ho passato una notte terribile, e ho detto: «Signore, mi vuoi donare questa cosa, ma perché non me lo hai fatto scoprire insieme a mio marito? Perché mi chiedi di dirglielo?».
E ancora: «A quel punto ho pensato alla Madonna, che anche a lei il Signore aveva donato un figlio e gli aveva chiesto di annunciarlo a suo marito. Anche a lei il Signore aveva donato un figlio che non era per lei, che sarebbe morto e lei avrebbe dovuto vedere morire sotto la croce. Questa cosa mi ha fatto riflettere sul fatto che forse non potevo pretendere di capire tutto e subito, e forse il Signore aveva un progetto che io non riuscivo a comprendere. Ma già avviene il primo miracolo: il momento in cui lo dico a Enrico è stato un momento indimenticabile. Mi ha abbracciato e mi ha detto: «E’ nostra figlia e la terremo così com’è». Nonostante tutto è stata una gravidanza stupenda, in cui abbiamo potuto apprezzare ogni singolo giorno, ogni piccolo calcio di Maria è stato un dono. Il figlio dona la vita alla madre... Il parto è stato naturale, veloce e indolore. Il momento in cui l’ho vista è un momento che non dimenticherò mai. Ho capito che eravamo legati per la vita. L’abbiamo battezzata, ed è stato il dono più grande che il Signore potesse farci».


Fonte: Leggo

UOMO PIENO DI BOLLE SI MOSTRA IN UN VIDEO "VOGLIO UNA CURA PER I MIEI FIGLI" - VIDEO


La vita di Wisnu Chandra, indonesiano di 57 anni, è stata stravolta per sempre da quando, a 19 anni, ha scoperto di essere affetto da una rara malattia della pelle che provoca la comparsa di grandi bolle su tutto il corpo. L’uomo vive segregato in casa, nascosto dagli sguardi della gente, ma non ha mai perso l’amore per i suoi figli ed è per loro che ha deciso di uscire allo scoperto, per incoraggiare la ricerca a trovare una cura. I figli, infatti, cominciano a mostrare i segni della malattia.
Le rare volte che esce di casa si copre con tre giacche, un passamontagna e occhiali da sole per non spaventare la gente che incontra per strada. “La gente ha paura, è spaventata dalla mia faccia orribile e ha paura di contrarre la stessa malattia - ha dichiarato l’uomo a "News.com.au" - quindi cerco di evitare la gente ed esco raramente di casa, tranne quando vado a prendere mia figlia a scuola. E quando lo faccio mi copro completamente perché non voglio che sia presa in giro dai bulli della scuola’”.
Chandra è stato visitato da molti dottori e dermatologi: alcuni ritengono che si tratti di una malattia genetica probabilmente causata da un’anomalia nel sistema nervoso. Nessuna cura prescritta ha mai fatto effetto.
L’uomo purtroppo non si può permettere di pagare le costose visite dagli specialisti e spera che rivelarsi al pubblico possa garantire ai sui figli l’aiuto di cui hanno bisogno. Come riportato dall’"Huffington Post" Chandra apparirà in un documentario della TLC intitolato “Bubble Skin Man” in onda a partire dal 20 giugno.

Fonte: Leggo

INIETTAVA EROINA NELLA FIGLIA DI 14 ANNI, INDAGATA UNA DONNA DI 38 ANNI



 Una donna della Pensilvania è accusata di aver iniettato eroina nella figlia di 14 anni.
Gli investigatori sostengono che la donna, Brandi Baumgardner di 38 anni, ha cominciato a fumare marijuana con la figlia quando la ragazza aveva appena 12 anni.
L'adolescente ha confessato alle autorità di aver iniziato a consumare droghe più pesanti subito dopo cominciando ad essere tossicodipendente a 14.
Gli inquirenti, come riporta il Daily Mail,  stanno cercando di far luce anche sul ruolo di un giovane, Robert Thomas Hannick, 22 anni, di Beaver Springs, arrestato perché accusato di aver fornito la droga alla ragazza in cambio di sesso.

Fonte: Leggo

CATANZARO: BOMBA DAVANTI ALL'AGENZIA DELLE ENTRATE, SI INDAGA MATRICE POLITICA



Una bomba artigianale è stata fatta esplodere nella notte davanti all'ingresso della nuova sede dell'Agenzia delle Entrate di Lamezia Terme. La deflagrazione dell'ordigno di medio potenziale costruito con polvere pirica, ha provocato danni alla vetrata d'ingresso rompendo anche la parte in alluminio della porta. Sull'episodio indaga la polizia. Al momento non c'è stata alcuna rivendicazione, nè sono state trovate scritte o segni di alcun genere sulle pareti.

LE INDAGINI Potrebbe avere una matrice politica, sulla cui natura gli investigatori non si sbilanciano, legata agli episodi avvenuti di recente contro strutture periferiche del fisco, l'attentato della notte scorsa alla sede dell'Agenzia delle Entrate di Lamezia Terme e dove a breve dovranno essere ubicati gli uffici di Equitalia. La polizia, che ha avviato le indagini, non esclude alcuna pista anche se quella della 'ndrangheta viene ritenuta, al momento, tra le meno percorribili. Gli investigatori stanno esaminando alcune immagini riprese da telecamere poste nella zona. L'edificio dell'Agenzia fiscale, inaugurato da pochi mesi, e ubicato in una zona centrale della città, ma non è dotato di sistema di videosorveglianza.

I RILIEVI- L'edificio che ospita gli uffici territoriali di Lamezia Terme dell'Agenzia delle Entrate si trova in una zona centrale della città. All'interno dell'immobile che è stato inaugurato da pochi mesi, entro breve tempo, dovrebbero essere ubicati anche gli uffici locali di Equitalia. L'esplosione dell'ordigno artigianale che ha mandato in frantumi la vetrata d'ingresso, avvenuto intorno alle tre, è stato avvertito distintamente. Sul posto sono immediatamente intervenuti i poliziotti e gli specialisti della scientifica che hanno effettuato tutti rilievi.

Fonte: Leggo

«L’Aulin è tossico e letale». L’Italia continua a venderlo


Irlanda, Spagna e Finlandia ritirano il medicinale dal commercio

IRLANDA. C’è chi lo usa per un banale mal di testa, chi per alleviare spasmi o infiammazioni. Ancora in pochi sanno che l’analgesico più conosciuto, l’Aulin, è tossico.

A dare l ’allarme, anni addietro, sono stati 16 Paesi europei tra cui Spagna, Finlandia ed Irlanda che lo hanno addirittura ritirato dal commercio. Non sembra, invece, che l’Italia abbia recepito la pericolosità del farmaco che continua a popolare gli scaffali delle nostre farmacie.
Il principio attivo Nimesulide, alla base di numerosi medicinali in commercio, comporterebbe effetti devastanti per il fegato, talvolta anche letali. Il Nimesulid è commercializzato in vari Paesi ed in Italia è la molecola alla base di diversi farmaci: Algimesil, Antalgo, Areuma, Dimesul, Domes, Efridol, Eudolene, Fansulide, Flolid, Isodol, Ledolid, Ledoren, Nerelid, Nide, Nimenol, Nims, Noxalide, Resulin, Solving, Sulidamor, Fansidol, Sulide, Idealid, Delfos, Domes, Noalgos, Algolider, Aulin, Fansidol, Mesulid, Nimesil, Remov, Migraless, Edemax, Mesulid Fast, Nimedex.

«6 TRAPIANTI DI FEGATO POST NIMESULIDE»
I primi a ritirare dal commercio farmaci contenenti il nimesulide sono stati Spagna, Finlandia ed Irlanda allertati dalla sua tossicità epatica, nel 2002. Cinque anni più tardi, il 15 maggio 2007, l’Irlanda si accoda, dopo che sei pazienti in cura con l’Aulin sono stati costretti al trapianto di fegato per grave insufficienza epatica. E’ proprio il documento ufficiale del della Irish Medical Board (il massimo organo di Salute) a fugare ogni dubbio.
In Irlanda il Nimesulide è un anti-infiammatorio autorizzato dal 1995 per il trattamento del dolore acuto, il trattamento sintomatico dell'osteoartrite dolorosa e della dismenorrea primaria. E’ disponibile solo su prescrizione medica. I prodotti contenenti il principio attivo nel Paese erano Aulin, Mesulid 100mg granuli granuli 100mg; Mesulid compresse 100 mg; Mesine compresse 100mg, e Aulin 100 mg compresse.
«Il danno epatico», ha dichiarato l’Irish Medical Board, «è un raro ma grave effetto collaterale del nimesulide. Tuttavia abbiamo ricevuto dati provenienti dall'Unità Nazionale di trapianto di fegato del St Vincent University Hospital, i quali parlano di sei pazienti che hanno richiesto trapianto di fegato dopo il trattamento con il nimesulide. Da quando il prodotto ha fatto ingresso in Irlanda nel 1995, si sono registrati un totale di 53 segnalazioni. Tra queste nove casi di insufficienza epatica, sei dei quali provenivano da l'Unità Nazionale trapianto di fegato e tre casi mortali di insufficienza epatica.


IL CASO ITALIA
Non sembra però che l’allarme abbia in qualche modo preoccupato l’Italia. Il nostro Paese consuma il 60% della produzione mondiale di nimesulide.
Sembra che nel maggio 2008 un’inchiesta guidata dal magistrato torinese Raffaele Guariniello abbia portato allo scoperto un sistema illecito che potrebbe avere arrecato danni alla salute dei cittadini. Un alto funzionario dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) avrebbe intascato mazzette per evitare i controlli sul prodotto.
In manette sarebbero finiti 2 funzionari dell’Aifa, Pasqualino Rossi ed Emanuela Bove.
Nel maggio 2008 la SIF (Società Italiana di Farmacologia) avrebbe riportato che i benefici sono superiori ai rischi legati al principio attivo. «Se essa (nimesulide) resta in commercio oltre che in Italia in ben altri 16 Paesi europei», ha dichiarato, «fra cui Francia, Portogallo, Svizzera, Ungheria, è perché l’Agenzia regolatoria europea ha ritenuto che, nonostante quanto autonomamente stabilito da alcuni Paesi, il suo profilo di beneficio/rischio rimanga ancora favorevole».
Sul sito dell'Agenzia per il farmaco (Aifa) si trovano le note informative relative al 2012 , al 2010 e la nota 66

Fonte: PrimaDaNoi.it