giovedì 24 maggio 2012

Elogio della carrozzina per me simbolo di libertà




“Costretto su una sedia a rotelle”. Quante volte mi sono imbattuto in questa pessima frase fatta, utilizzata – mi si consenta – a ogni pie’ sospinto da colleghi giornalisti, di carta stampata o di televisione, per connotare la situazione disgraziata di una persona che non può più camminare, o in seguito a un incidente, o per malattia. C’è persino la variante involontariamente blasfema: “Inchiodato su una sedia a rotelle”. Credo che chi usa queste espressioni non si renda neppure conto del danno che produce, innanzitutto al mio sistema nervoso, ma più in generale a una corretta comunicazione sulla disabilità.

Io di me stesso scrivo sempre: “vivo e lavoro in sedia a rotelle”. Vivo e lavoro, ossia sono libero, “grazie” alla carrozzina. Senza di lei sarei immobile, perché – questo è vero – non riesco a camminare, neppure se mi prendono a calci. Sono così dalla nascita, e dunque probabilmente ci faccio meno caso di altri. La carrozzina è quasi congenita, mi si adatta, o meglio io ormai aderisco alla sua superficie, la calzo come un guanto, la conosco perfettamente, e, a dire il vero, la trascuro non poco, a causa della mia altrettanto congenita pigrizia.

Parlo oggi di carrozzina e di libertà, anche per uscire ulteriormente da quel terribile stereotipo che si lega alla diffusione per legge di un simbolo stilizzato, silhouette bianca in campo azzurro, oppure nera su sfondo arancione, che ormai è talmente connaturata all’idea di handicap da essere diventata la parte per il tutto, fino a connotare non solo la disabilità motoria, dalla quale il simbolo trae origine, ma addirittura l’intero campo dei deficit, compresi quelli sensoriali e intellettivi, il che, sinceramente, è quanto meno singolare e, onestamente, irriguardoso.

Il mio elogio della carrozzina, sincero e convinto, è anche un modo per invitare tutti a ripensare a questo mezzo di locomozione che sta conoscendo una rapida e doverosa evoluzione nei materiali, nei colori, nella gamma, nelle personalizzazioni. Ci sono tantissime persone convinte che esista la cosiddetta “carrozzina standard”. Quella che dovrebbe passare da porte strette, entrare in ascensori angusti, salire a bordo degli autobus e delle autovetture, affrontare brillantemente i ripidi scivoli dei marciapiedi o le soglie alte dei negozi.

Mi spiace deluderli: la carrozzina “standard” non esiste. Non è mai esistita, per la verità. Ma se volete avere un’idea di che cosa oggi possa essere o diventare una sedia a rotelle fatevi un giro in questi giorni a Reatechitalia, la manifestazione che fino a domenica si svolge nei padiglioni della nuova Fiera di Milano, a Rho. Un’occasione eccellente per verificare le novità, le opportunità, le tipologie: dalla handbyke da corsa, che è più veloce di una bicicletta, alla carrozzina elettronica da strada, dalla sedia a rotelle in titanio al verticalizzatore che consente la posizione eretta anche per chi non cammina. Senza contare le normali, classiche, carrozzine manuali, che possono essere a crociera, pieghevoli, oppure a telaio rigido. Insomma, la carrozzina questa sconosciuta. Per non parlare di tutta la gamma degli ausili, anche tecnologici e domotici, che stanno rendendo migliore la qualità della vita delle persone con disabilità.

E pensare che quando si scrive “costretto su una sedia a rotelle” si uccide il desiderio di migliaia di persone anziane di mantenere una relativa autonomia di movimento anche quando le gambe cominciano a cedere per l’età e per gli acciacchi. Provate a chiedere ai vostri nonni se non si sentirebbero menomati, qualora gli venisse proposto di usare una carrozzina, almeno per gli spostamenti fuori casa. La risposta è persino scontata. La carrozzina è una roba per malati, per paralitici. Guai persino a pensarci. E invece nel nostro futuro dovremmo poter immaginare anche una diffusione normale, serena e positiva, di un mezzo che è sinonimo di libertà e di sicurezza.

Io, in carrozzina, ho girato il mondo. Ogni giorno vivo  e lavoro in carrozzina. Le voglio bene. Specie se non si rompe. Pensateci.

di Franco Bomprezzi

"LA MAFIA CHIESE DUE MILIONI ALLO STATO PER FAR ARRESTARE PROVENZANO" -VIDEO



Tre incontri per trattare una resa. E oltre due milioni di euro per costituirsi. Queste le richieste che Bernardo Provenzano, tramite un «messaggero», avrebbe fatto arrivare alla Direzione nazionale antimafia. A raccontare per primo questa storia era stato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, durante un'audizione al Consiglio superiore della magistratura.
E a confermarlo - in una lunga intervista in onda questa sera a Servizio Pubblico - è proprio il «messaggero», cioè l'uomo che intavolò, tra il 2003 e il 2005, per conto del capo dei capi, la trattativa per la sua resa dopo quarant'anni di latitanza. Nel corso della trasmissione verrà intervistato anche l'ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino, già inquisito per mafia, che per conto dei servizi segreti avrebbe aperto un canale con il boss latitante utilizzando nelle lettere scambiate con il boss il soprannome di Svetonio.
Il ruolo border line svolto da Vaccarino anche nei confronti di Provenzano è ricostruito nel libro «Il cuore nero dei servizi», scritto dal giornalista Piero Messina, in uscita a Giugno per Bur. «A febbraio del 2006 - scrive Messina - Vaccarino comunica alla direzione del Sisde di potere tentare un avvicinamento con la famiglia Provenzano. Incontrerà Carmelo Gariffo, il nipote del boss corleonese, il volto imprenditoriale della famiglia. Che Gariffo, figlio di Maria Provenzano, la sorella del capomafia, sia un affiliato a Cosa Nostra è un fatto noto: i suoi problemi con la giustizia risalgono al 1984. Se nelle corrispondenze rinvenute nel covo di Provenzano, il professore di Castelvetrano è citato come Vac, Carmelo Gariffo è il numero 123 dell'organizzazione»
. «A Gariffo - prosegue l'autore - la famiglia ha affidato la tutela del boss. Lo dimostreranno i magistrati, dalla lettura incrociata di tre delle lettere trovate nel covo. L'uomo, secondo degli inquirenti, proprio in quei giorni a ridosso della cattura, avrebbe dovuto curare il trasferimento dello zio in un altro nascondiglio. Perchè non l'ha fatto? Non ne ha avuto il tempo o forse quel ritardo nel trasferimento di Provenzano è collegato all'incontro di qualche settimana prima con Vaccarino? Non si saprà mai».
Però Vaccarino ricorda bene il tenore di quel colloquio, come ricostruisce Messina nel suo libro: «Con Gariffo abbiamo parlato per molti minuti. Era netta la sensazione che catturare Provenzano fosse possibile. Gariffo, inoltre, spiegava, senza tentennamenti, la sua condanna del fenomeno mafioso ormai indissolubilmente legato alla stagione delle stragi. Era ancor più chiaro che il peso della latitanza di un boss di quel calibro».
Di sicuro, Vaccarino acquisisce un dato importante: se Gariffo ha parlato, vuol dire che conosce i movimenti di Provenzano e il suo rifugio. «La notizia - annota l'autore - viene riportata alla direzione del Sisde che la trasmette ai magistrati e Vaccarino sarà interrogato, prima della cattura di Provenzano, nella sede della Dia di Trapani».

Fonte: Leggo

Parco, accesso negato



La denuncia di Valter Cocco, 49 anni, da 26 in sedia a rotelle
Un disabile: difficile entrare a Terramaini
Basta fare un giro nella centralissima via Italia per scoprire che Pirri non è un luogo per disabili.
Le barriere architettoniche sono dappertutto e gli interventi eseguiti per abbatterle non sono stati risolutori. Fare anche le cose più semplici, come passeggiare o prelevare denaro da un bancomat, può , infatti, rivelarsi una vera e propria missione impossibile per chi è costretto a una vita in carrozzina. Valter Cocco, 49 anni, è diversamente abile da 26, «da quando un tumore al midollo mi ha costretto a questa schiavitù».
E poi, come se non bastasse, a questo si è aggiunto l’inferno che vive quotidianamente: gradini, ascensori troppo stretti, norme di legge (ma soprattutto di civiltà) non rispettate.
Le persone come Cocco lottano tutti i giorni per far valere i propri diritti, scontrandosi con l’indifferenza degli altri. Ma la situazione diventa ancora più grave se a mostrare disinteresse verso i diritti dei cittadini è l’amministrazione comunale. Ecco perché, per esempio, per uno come lui, con due figli di 3 e 6 anni, anche i momenti di svago al parco con la famiglia possono trasformarsi in un tormento. «Il problema per le persone come me», racconta Cocco, «esiste a Terramaini ma anche in altri parchi di, come Monte Claro o via Figari».
Nel primo caso, la situazione è paradossale. Le vie di accesso al parco sono due: nella prima il Comune ha realizzato due parcheggi per i disabili, ma non lo scivolo; nella seconda, invece, c’è lo scivolo, ma non i parcheggi. «Così, per me, e quelli come me, andare al parco significa lasciare l’auto al primo ingresso ed entrare nel secondo».
Poter vivere in modo autonomo, spostarsi e sbrigare i propri impegni liberamente, dovrebbe essere un diritto di tutti i cittadini. Ma per Cocco non lo è quasi mai.
«L’unico posto dove posso entrare da solo, senza l’aiuto di nessuno, è nel cimitero di Pirri, qui sì che non ci sono barriere architettoniche», racconta con amarezza. E dire che basterebbe un po’ di buona volontà per garantire anche a chi ha dei problemi il diritto di muoversi liberamente. «Io mi sento disabile non perché sono in carrozzina, ma perché la società se ne frega e mi costringe a vivere così».
Il vero nocciolo del problema, infatti, è che manca la cultura della diversità. E questo ostacolo risulta di gran lunga superiore anche alle barriere architettoniche.

Di Mauro Madeddu

ETAN, SCOMPARSO A NEW YORK NEL '79:COLPEVOLE ARRESTATO DOPO 33 ANNI



Forse giustizia è fatta per il piccolo scomparso nel '79. A distanza di 33 anni, potrebbe avere un nome per la polizia di New York il presunto assassino di Etan Patz, bambino scomparso a Soho nel 1979, e da allora diventato il simbolo della piaga dei «missing children». La polizia di New York ha arrestato un uomo che ha confessato di essere stato coinvolto nella scomparsa del bambino. Le autorità, secondo quanto riferito dalla Bbc, stanno proseguendo nelle indagini. Etan Patz aveva sei anni scomparve mentre aspettava il bus della scuola, alla fermata vicino la sua casa del quartiere newyorkese di Soho. Negli Stati Uniti il suo volto è uno dei più noti tra quelli apparsi sui cartoni del latte per segnalare la scomparsa di bambini. I genitori di Etan, Stanley e Julie Patz, non si sono mai mossi dalla loro casa nella speranza di ritrovare il figlio. Nel 2001 il tribunale aveva dichiarato il bambino legalmente morto.

Fonte: Leggo 

SENTENZA STORICA.UN GIUDICE HA DICHIARATO NULLE TUTTE LE MULTE INVIATE DA EQUITALIA VIA RACCOMANDATA.



SENTENZA STORICA.UN GIUDICE HA DICHIARATO NULLE TUTTE LE MULTE INVIATE DA EQUITALIA VIA RACCOMANDATA.RISULTATO:TUTTE LE NOTIFICHE SONO NULLE E NON DOVETE PAGARE NULLA!FINALMENTE LA MAGISTRATURA VIENE INCONTRO AI CITTADINI E LI DIFENDE DALLO STROZZINAGGIO DI STATO! DIFFONDETE LA NOTIZIA, AFFINCHE' TUTTI CONOSCANO LA VERITA'.

Iniziare la giornata con una notizia così penso sia il sogno di ogni cittadino vessato da Equitalia. Andiamo al punto veloce veloce.
Non dovete pagare assolutamente le multe che Equitalia vi ha inviato via raccomandata perché un giudice le ha dichiarate nulla.Mi pare giusto che almeno la notifica la debbano fare di persona,giusto per rendersi conto del male che stanno facendo o che stanno per fare..
Ora di conseguenza le multe non le dovete pagare..Già magari neanche avevate i soldi per farlo,ma non è questo il punto.Perché molti cittadini vessati da Equitalia,come quel povero malato di Alzheimer di 63 anni,hanno perso casa e dignità per queste multe via raccomandata non pagate.
E allora mi aspetto giustizia.Perché se nulla era la notifica,nulle sono anche le conseguenze derivate da un mancato pagamento.
E' logica spiccia,ma sere quanto basta a capire l'importanza della sentenza che tu cittadino vessato da Equitalia devi usare per bloccare quest'infame strozzinaggio di stato.Almeno fino a quando non si riuscirà attraverso un referendum ad abolire Equitalia.Cosa che accadrà grazie alla raccolta firme promossa dal Senatore Pedica dell' Idv ( Italia Dei Valori Sicilia )e sponsorizzata anche da un gruppo Facebook a cui vi invito per un'ampia diffusione dell'iniziativa.

LA PIÙ GRANDE CATENA DI RISTORANTI IN ITALIA È DELLA MAFIA. "1 MLD DI FATTURATO"



«La holding criminale della ristorazione è la più grande catena di ristoranti in Italia, conta almeno 5.000 locali, 16mila addetti, e fattura più di un miliardo di euro l'anno». Lo afferma la Fipe la federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio. «Il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso nel suo libro Soldi sporchi ha descritto uno scenario assai inquietante per i pubblici esercizi. Non possiamo vedere il nostro settore così soggetto alle infiltrazioni della criminalità organizzata» dice il presidente Lino Stoppani in una nota.
«Per lottare veramente contro le mafie è necessario affiancare alle operazioni di contrasto portate avanti dalle forze dell'ordine e dalle procure un'attività di cultura alla legalità e all'onestà che deve partire dalle scuole. Bene dunque il coinvolgimento degli studenti anche con iniziative di piazza in concomitanza con le celebrazioni più solenni».
«I pubblici esercizi - dice ancora il presidente Fipe - sono indeboliti dalla crisi economica e dalle difficoltà sempre più grandi di accesso al credito. È una condizione di fragilità in cui è facile cadere vittime degli usurai o di chi con l'illusione del grande affare riesce poi ad impadronirsi dell'attività commerciale e spesso anche delle mura. La mafia ha così terreno facile per infiltrarsi e sottrarre aziende per gestirle in proprio solo con l'obiettivo di riciclare denaro sporco».

Fonte: Leggo

ORRORE IN BELGIO, BIMBA DI 4 ANNI A PEZZI NEL CONGELATORE: È STATA LA MADRE

È stata ritrovata in pezzi nel congelatore di casa sua 


 È stata ritrovata in pezzi nel congelatore di casa sua Diana Farkas, la bambina di 4 anni di cui era stata denunciata la scomparsa da Chatelineau, nel sud del Belgio, lo scorso lunedì. La confessione arriva dalla madre, che ha ammesso di aver strangolato nel sonno la bambina, con cui viveva da sola, e poi di averla fatta a pezzi e nascosta nel congelatore.

LE RICERCHE Migliaia di manifesti con il volto sorridente di Diana erano stati affissi sin da lunedì, e avevano alimentato la speranza di trovare la piccola viva. Poi la terribile confessione della donna in seguito a diverse contraddizioni che avevano caratterizzato il suo racconto dei fatti. La madre di Diana, infatti, aveva dato diverse versioni sul momento in cui aveva perso di vista la piccola, suscitando il sospetto degli agenti che hanno finito per sorvegliarla.

Fonte: Leggo

NAPOLI, PROTESTA CHOC: MANICHINI DEI PRECARI IMPICCATI PER STRADA

Napoli manichini impiccati per strada


 Precari messi alla "corda". Protesta choc per le vie del centro, con i manichini impiccati in tutta la città. Napoli, stamattina, si è svegliata così: con una protesta, quella messa in atto dai disoccupati appartenenti alla sigla Precari Bros, che a tutti lancia un messaggio ben preciso. Vale a dire: «Ora basta, vi metteremo alla corde». E per chiarire ancora di più il senso, la scritta è accompagnata dal disegno di un cappio.

Da piazza del Gesù a piazza Dante, da via Forio a via Toledo, e anche davanti alla sede del Comune di Napoli, manichini, molti con la faccia di Anonymous, chiamano in causa tanto la politica quanto le banche come responsabili della crisi. Sul ponte della Sanità, spicca perfino una intera 'famiglia' di manichini impiccati.

Fonte:Leggo

FRANCA DE PADOVA:UNA MAMMA DI UN BIMBO / A SPECIALE ( UN ANGELO DELLA TERRA )

AUGURI PER IL TUO NUOVO E IMPORTANTE IMPEGNO PER IL SOCIALE
 Franca De Padova  Co-Coordinatore Nazionale Comitato Specialmente Abili Alleanza Italiana.


Ciao eccomi qui a scrivervi  * alcune mie emozioni e esperienze *
Ogni Mamma dovrebbe avere all'orizzonte degli obbiettivi mirati *
senza farsi distrarre e deviare in percorsi di vita che potrebbero  nuocere al nostro* Angelo delle terra *
Cosa ho capito in nove anni vissuti intensamente vicino alla mia bambina *
Tutto !!!!!!!!!!
Ebbene si !!Ho capito che mai nessuno farà qualcosa per lei e per i bimbi come lei *
IO MAMMA ........DEVO ASSUMERMI LA RESPONSABILITA'
DI QUESTO ANGELO !!!
Non devo piangermi addosso perché non è bello ,perderei la mia dignità di donna .madre e altro ..*
Invece di pensare a quello che possono darmi gli altri ,penserei a quello che posso dargli IO *  e  rendermi conto di quanto questo essere così piccolo, potrebbe cambiare tutta la mia vita *
sicuramente in meglio !!
Io non posso e non devo pensare che mia figlia è figlia di un' istituzione ...
Benvengano le leggi ...tutti sappiamo " COPIARE E INCOLLARE "
Poi però??
Questa legge chi ci aiuta ad applicarla???
Dobbiamo essere abbastanza attenti a capire quanto quella legge tutela noi e il nostro bambino *
Con questo non voglio dire che la legge non serve, anzi benvenga !!
Ma sono sicura che prima della legge ci sono io Mamma che devo prendermi tutta la forza di questo mondo per affrontare questo bellissimo Viaggio ,fatto di tanta strada tortuosa ma molto interessante .
Ci sono tante mamme in gamba non ho dubbi in proposito .
Ma ci sono anche delle Mamme molto fragili ,mamme che non hanno il coraggio e la forza di reagire ...
qui dovrebbe intervenire lo stato ,il comune ,la provincia .la regione quantiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Con tutte queste strutture i nostri bimbi dovrebbero vivere da Re .....
Invece siamo davvero sfiduciati con questi figli che hanno sempre più bisogno della nostra  sicurezza
Il mio sogno non è lontano dalla realtà .
Basterebbe eliminare dal nostro comportamento L'Ipocrisia e la sfiducia in noi stessi .....
vi abbraccio !!!!

FRANCA DE PADOVA

OPPRESSO DAI DEBITI CON LE BANCHE,IMPRENDITORE SI LANCIA NELLO STRAPIOMBO


Ha imboccato guidando a tutta velocità sulla sua utilitaria un sentiero sterrato, lungo la litoranea tra Mattinata e Vieste sul Gargano, dirigendo verso il dirupo e precipitando nel vuoto da una scogliera alta oltre un centinaio di metri. Era oppresso dai debiti e non ce la faceva più a sostenere la pressione di banche e fornitori un imprenditore di 48 anni, di San Giorgio del Sannio, in provincia di Benevento, titolare di una stazione di servizio. Così ha deciso di togliersi la vita. L'uomo, che non era sposato, si era allontanato da casa sua ieri pomeriggio e in serata è arrivato sul Gargano. I carabinieri che sono intervenuti sul posto, hanno inizialmente pensato ad un incidente stradale, poi l'assenza di segni di frenate sulla strada ha fatto sorgere i primi dubbi che hanno trovato fondamento quando è stata ricostruita la storia dell'imprenditore e la condizione di difficoltà economica in cui si trovava. Per questo gli investigatori ritengono che si sia trattato di un atto volontario. Il fatto è accaduto nella tarda serata di ieri. Secondo quanto accertato dai militari l'uomo, al volante della sua utilitaria, avrebbe imboccato a velocit… sostenuta in curva un sentiero sterrato approfittando di una apertura nella rete di recinzione. Senza neppure accennare una frenata si sarebbe diretto verso lo strapiombo, compiendo con l'auto un volo di un centinaio di metri, rotolando nella fitta boscaglia prima di schiantarsi sulla spiaggia sottostante. A causa della conformazione del territorio, le operazioni di recupero sono state lunghe e difficoltose. Le ricerche sono state compiute da mezzi aerei e navali e sono durate circa tre ore. Le operazioni per individuare il corpo sono state compiute dall' equipaggio di un elicottero della Guardia di finanza, giunto da Bari, che ha utilizzato una termo-camera, con un sensore che rileva il calore. Alle ricerche in mare hanno partecipato motovedette della guardia costiera di Manfredonia. Il corpo è stato infine recuperato dai vigili del fuoco e dagli specialisti del Saf, il nucleo speleo-alpino-fluviale. E sempre a causa dei debiti, si Š tolto la vita a Genova anche un artigiano di 64 anni. L'uomo si Š impiccato nella sua camera da letto e all'origine del gesto, hanno ricostruito i carabinieri, ci sarebbe un debito di 30mila euro con Equitalia, che gli aveva pignorato la casa a Rivarolo. Gli investigatori avrebbero trovato una lunga lettera che spiega le ragioni del gesto. A scoprire il corpo Š stato il figlio dell'artigiano.

Fonte: Leggo

HA UN DEBITO CON EQUITALIA DI 30MILA EURO, ARTIGIANO SI IMPICCA A GENOVA


Un artigiano di 64 anni si è tolto la vita a Genova impiccandosi nella sua camera da letto. All' origine del gesto, secondo i carabinieri, ci sarebbe un debito di 30mila euro con Equitalia, che gli aveva pignorato la casa a Rivarolo. Gli investigatori avrebbero trovato una lunga lettera che spiega le ragioni del gesto. A scoprire il corpo è stato il figlio dell'artigiano. La salma è stata portata all'istituto di medicina legale del San Martino a disposizione del pm di turno.

Fonte: Leggo