sabato 26 maggio 2012

VARESE, CANE INCATENATO PER 9 ANNI. "MAI STATO LAVATO NÉ VACCINATO"


Da nove anni tiene un cane meticcio di piccola taglia legato sempre a una catena all'interno del giardino di casa, in un paese alle porte di Varese. Il cane in questi nove anni non è mai stato slegato, nè lavato, nè vaccinato. Per questo l'associazione Aidaa, che ha ricevuto la segnalazione, ha deciso di denunciare il proprietario del cane per il reato di maltrattamento, ai sensi dell'articolo 544 del codice penale. La procura della Repubblica di Varese ha subito aperto un'inchiesta e nei prossimi giorni il presidente di Aidaa Lorenzo Croce, già convocato, sarà ascoltato dalla polizia giudiziaria. «Volevo complimentarmi con la procura di Varese che nell'arco di pochissimi giorni ha aperto un'inchiesta in seguito alla nostra denuncia» ha detto Croce. «Noi - ha aggiunto - chiederemo ovviamente il sequestro del cane e che il proprietario sia punito in maniera esemplare per il reato di maltrattamento». Secondo quanto riferisce l'associazione animalista, il cane è riuscito a sopravvivere grazie all'impegno dei vicini che spesso gli hanno portato il cibo e l'acqua.

Fonte: Leggo

IMPRENDITORE 49ENNE S'IMPICCA NEL GARAGE. "ERA IN RITARDO CON DEI PAGAMENTI"


Attraversava un difficile momento economico, pare per il ritardo di alcuni pagamenti: a 49 anni un imprenditore edile di Monteprandone (Ascoli Piceno) si è tolto la vita, stringendosi una corda al collo nel garage di una sua casa in costruzione in contrada Vallecupa di Colonnella (Teramo). A trovare il corpo di Bernardino Capriotti, nel pomeriggio, i famigliari, preoccupati perché l'uomo non era tornato a casa per pranzo. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della stazione di Colonnella.  Bernardino Capriotti era titolare di una piccola impresa edile, fondata dopo anni di lavoro come muratore. Aveva deciso di mettersi in proprio, dando vita ad una piccola azienda che viveva soprattutto di subappalti da imprese più grandi. Ultimamente però di commesse ce n'erano sempre meno, tanto che Capriotti aveva ipotizzato di trasferirsi all'estero. Tre anni fa l'uomo aveva perso un figlio, morto di malattia. Lascia la moglie e un altro figlio. Sotto choc Monteprandone, dove la famiglia Capriotti è molto conosciuta. Il paese dell'Ascolano (12 mila abitanti) dista pochi km da Colonnella, dove l'imprenditore si è ucciso.


Fonte: Leggo

SFIGURATE COL VETRIOLO: "NON PROIETTATE DOCUMENTARIO IN PAKISTAN" -VIDEO


Un documentario vincitore di Premio Oscar le ritrae con il volto sfigurato dal vetriolo ricostruito dai chirurghi, nella realtà della loro vita che riassume quella di tante donne vittime dalla violenza di un marito insoddisfatto, di un fidanzato geloso o di un pretendente respinto. Ora queste donne pachistane, protagoniste di «Saving Face» (letteralmente, «Salvando la faccia»), hanno deciso di opporsi con ogni mezzo legale all'annunciata proiezione del film nel loro Paese, dove temono rappresaglie o di essere ostracizzate dalle rispettive comunità tradizionaliste. Le donne sfigurate dall'acido - scrive il quotidiano britannico Independent - affermano di aver accettato di girare dietro l'impegno che il documentario non sarebbe finito arrivato alle sale in Pakistan. Ma i registi, la pachistano-canadese Sharmeen Obaid Chinoy e lo statunitense Daniel Junge, obiettano che tutti coloro che hanno preso parte hanno firmato moduli che autorizzavano il rilascio senza restrizioni. Le due protagoniste principali, Zakia e Rukhsana, hanno entrambe avuto la faccia distrutta dall'acido lanciato dai mariti e ricostruito in parte da un chirurgo plastico anglo-pachistano. Ma le donne che compaiono nei 40 minuti di film sono diverse: una di esse, Naila Farhat, 22 anni, sfigurata quando ne aveva 13 dall'uomo maturo che lei, allora bambina, rifiutò di sposare, ha detto al giornale: «Non avevamo idea che (il film) sarebbe stato un grande successo e vincesse addirittura un Oscar. Ma è tutto sbagliato, Noi non abbiamo mai autorizzato di mostrare la pellicola in Pakistan». Si tratta, aggiunge Naila, di «mancanza di rispetto nei confronti delle nostre famiglie, dei miei parenti, che ne faranno un problema. Sapete come funziona in Pakistan. Si spettegola fino alla morte se vedono una donna in un film». L'avvocato delle donne nella causa, Naveed Muzaffar Khan, afferma che l'accordo era che per l'uscita del film i Pakistan occorreva l'assenso scritto di tutte le protagoniste. Le donne, dice «vengono da un ambiente rurale e le loro famiglie saranno minacciate se si proietterà il film».

Fonte: Leggo

Tv, “Monti è un criminale” e all’Ultima Parola scoppia la bagarre. VIDEO





Zuffa durante il talk show politico “L’Ultima Parola” di ieri sera su Rai2. A scatenarla ci pensa il giornalista Paolo Barnard che sull’operato di Monti ha dichiarato: “Mario Monti è un bugiardo, oltre ad essere un criminale, perché è stato messo al governo da un golpe finanziario. Sa benissimo – ha proseguito – che la catastrofe che sta inglobando il Sud Europa è un progetto che nasce settant’anni fa con l’economista francese Perroux, un filonazista che s’inventò la moneta unica”. Furente la reazione del deputato Pd Matteo Colaninno, il quale dapprima polemizza con il conduttoreGianluigi Paragone, che ripetutamente si dissocia dall’epiteto attribuito da Barnard al presidente del Consiglio, e poi con il giornalista Oliviero Beha

Fonte: Il Fatto Quotidiano





Pedofilia. Attraverso FB induceva minori alla prostituzione, arrestato



Conosceva, tramite il suo profilo su Facebook, decine di minorenni di diverse provincie lombarde promettendo loro regali in cambio di prestazioni sessuali.
Per questo motivo un uomo di 39 anni, bergamasco, è stato arrestato dopo le indagini della Procura di Milano partite dalla Questura di Lodi con l'ausilio della polizia postale del capoluogo Milano.
È accusato di induzione alla prostituzione minorile.
Le indagini sono nate dalla denuncia di un minorenne lodigiano che ha raccontato di aver accettato un incontro per fare shopping con l'uomo che si sarebbe poi trasformato in un tentativo di approccio piuttosto pesante.
La polizia ha sequestrato anche centinaia di fotografie osé inviate da minorenni all'uomo in cambio di regali.

Fonte: Articolo tre

Un metodo che si occupa dei bambini con fratelli disabili



In Italia le persone disabili che vivono in famiglia sono quasi 3 milioni, pari al 5% della popolazione. La nascita di un figlio con disabilità è un carico emotivo, di sofferenza e responsabilità che condiziona profondamente le dinamiche interne della famiglia. In questa contesto, i fratelli sani sono costretti ad adattamenti difficili. Spesso si ritrovano soli a gestire violenti conflitti interni: gelosia, rabbia, paura, unite ad un legame intenso verso il fratello disabile. Chi pensa realmente alle difficoltà di questi figli?

Il metodo CaroAnto 1. Esistono fondazioni, corsi e metodi di aiuto per le famiglie, intese in senso lato o, più specificamente, per i genitori. Ma i fratelli delle persone disabili vengono inglobati in generiche forme di soccorso e non è facile conoscere degli specifici centri d'aiuto per queste persone, che hanno particolari e precise difficoltà, condivisibili spesso  soltanto con altri fratelli di portatori di handicap. E invece, tra i più interessanti, si stanno diffondendo, a Roma e nelle Marche, il centro e il metodo CaroAnto, nati con il preciso scopo di  osservare, ascoltare, venire in soccorso delle  difficoltà e dei disagi dei fratelli dei bimbi disabili, figli anche loro, ma spesso troppo responsabilizzati da necessità solo in apparenza più urgenti.

Precocemente adulti. "A noi fratelli di ragazzi disabili viene spesso dato fin da piccoli un ruolo adulto, il che crea involontariamente molte paure e preoccupazioni - spiega la psicologa Carolina Amelio, l'ideatrice e la responsabile del centro e del metodo CaroAnto, lei stessa sorella di un ragazzo disabile - Spesso abbiamo paura di causare ancora più problemi in una famiglia già enormemente preoccupata; così, tentando di essere maturi a un'età troppo giovane, rischiamo di diventare degli adulti difficili. Cerchiamo di accelerare il processo naturale di crescita e, anche quando abbiamo dei genitori che ci amano e rispettano, le nostre paure e le nostre preoccupazioni persistono. Cresciamo avendo i nostri fratelli "speciali" costantemente in mente".

E si accumulano silenzi. Le difficoltà concrete e psicologiche di avere un figlio disabile, spesso fanno "rimandare" le difficoltà dei fratelli di quei bambini. Questo è un dato di fatto naturale: difendere principalmente il figlio non del tutto indipendente, qualunque sia il grado e il livello del suo handicap. I genitori di figli disabili tentano di venire incontro ai problemi dei figli disabili in maniera piuttosto istintiva e sono spesso sostenuti da psicologi, neurologi e psichiatri che dovranno pagare di tasca propria, dal momento che lo Stato non dà quasi alcun aiuto a queste famiglie.  E intanto, spesso accade che i fratelli dei figli con handicap, accumulino silenzi, rinunce, imbarazzi, sensi di colpa, che possono rivelarsi fatali per le loro personali vite future e per i loro rapporti interpersonali.

L'ideatrice del metodo. CaroAnto è stato ideato da Carolina Amelio una laureata in Psicologia presso l'Università Hunter College di New York, ha conseguito la Specializzazione in Psicologia Clinica presso The City College University di New York ed esercita un Counseling di sostegno individuale, familiare e di gruppo. "Gli studi che ho fatto mi hanno aiutato a personalizzare gli approcci e le tecniche psicologiche per poter venire incontro ai bisogni dei miei pazienti, ma il metodo nasce dal mio vissuto personale - afferma ancora Carolina Amelio - I genitori di ragazzi disabili sono le persone più studiate, ma l'esperienza dei fratelli dovrebbe essere ascoltata maggiormente sia dai genitori che dai professionisti, perché anche loro hanno silenziosamente dato un grosso contributo alla crescita di questi fratelli "speciali" e, se spronati, avrebbero tante cose da dire".

L'obiettivo principale. E' quello di facilitare l'introspezione personale, le relazioni tra fratelli e le dinamiche familiari in presenza di un bambino diversamente abile. L'organizzazione dei corsi è divisa tra genitori e fratelli "normali". Per i genitori, il percorso studiato da Carolina Amelio è capire, individuare e proteggere. Capire le dinamiche emotive e  di relazione che si instaurano  tra i nostri figli non disabili rispetto ad un fratello con disabilità. Individuare i bisogni di ogni membro della famiglia, tenendo conto del ruolo che questo ricopre all'interno della stessa. Proteggere i genitori stessi, affinché imparino a scegliere un sostegno adeguato per dare spazio alle loro stesse emozioni e per affrontare con consapevolezza il mondo esterno;  proteggere anche i figli non disabili, insegnando loro ad affrontare lo sguardo a volte indiscreto e indagatore del mondo circostante (parenti, amici, insegnanti, coetanei).

Esprimere emozioni nascoste. Per i fratelli dei portatori di handicap, il metodo è ancora più organizzato. Prima di tutto, si cerca di far loro esprimere le emozioni più nascoste, ma senza forzarli, per avere la possibilità di conoscere il loro stato d'animo e quindi cercare di aiutarli dove necessario. Si passa, poi, al tentativo di annullare i sensi di colpa che spesso vivono e che sono la causa del loro disagio. Soltanto così potranno sconfiggere la paura della disabilità o malattia del loro stesso fratello. L'ultimo e fondamentale passo per venire incontro alle esigenze di questi figli "normali", è aiutarli a fortificarsi per imparare a difendere loro stessi e, eventualmente, il proprio fratello disabile. I corsi per i fratelli sono aperti a partire dai 5 anni e divisi in fasce di età: 5-10 anni; 11-16 anni; 16-21 anni; dai 21 anni in poi.

Quando e quanto costa. I corsi si svolgono una volta al mese, costano 30 euro l'uno, e si  tengono  presso il Centro CaroAnto di Roma, Via Siro Conti 61 e di Osimo (Ancona), in Via San Filippo 11. Un altro esempio interessante di lavoro sulla questione, è un libro-ricerca utile per  comprendere i molteplici aspetti del problema disabilità, scritto da di Chiara Gottardi, assistente sociale della Provincia di Trento. "I fratelli di persone disabili. Ricerca sui loro vissuti personali e sul loro ruolo d'aiuto" (2005) è pubblicato da una piccola casa editrice del Trentino, la Antolini Centro Stampa di Trento, e si è rivelato di grande interesse da parte delle famiglie, e soprattutto dei fratelli, che vivono la disabilità. Quello che si è cercato di far emergere da questa indagine è come i fratelli di persone con handicap possano essere delle importanti risorse non solo per la famiglia e per il disabile, ma anche per gli operatori che lavorano nel sociale.

Fonte: la Repubblica

   

Tenevano segregata anziana malata

Marito e moglie di Curino processati e condannati

Accusata di maltrattamenti in famiglia, ai danni dell’anziana madre, una coppia di Curino, M. S., 59 anni, e N. P., 57, è stata condannata  a otto mesi di reclusione, sospesi, e 2 mila euro di risarcimento. Secondo il capo di imputazione, marito e moglie costringevano la madre di lui, di 81 anni, affetta dal morbo di Alzheimer, a fare lavori domestici che non era in condizioni di svolgere, come spazzare il cortile e lavare più volte i piatti. La tenevano in una sorta di isolamento, rinchiusa in una stanzetta con un piccolo balcone, impedendole persino di comunicare con i vicini di casa. A pranzo o a cena, poi, la obbligavano a sputare il cibo se lo aveva preso senza il loro permesso.

Fonte: La Stampa

CAVA GLI OCCHI AL FIGLIO DI 5 ANNI CON UN CUCCHIAIO "PER PREVENIRE I TERREMOTI"


CITTA' DEL MESSICO - Una donna messicana di 28 anni ha cavato gli occhi al figlioletto di cinque perché in questo modo avrebbe sconfitto il demonio e impedito un terribile terremoto. La mamma sacerdotessa, Marìa del Carmen Rìos Garcìa, aveva deciso - di comune accordo con la famiglia - di sacrificare il figlio Fernando e così, preso un cucchiaino, gli ha cavato gli occhi. Stando ai racconti dei vicini, quella dei Garcia era una famiglia “ossessionata dalla religione", convinta che la fine del mondo è vicina e che "il diavolo si trova tra di noi”. Scoprendo il terribile gesto, la polizia ha saputo dai parenti che gli occhi del piccolo Fernando sono stati cavati perché il bimbo si era rifiutato di chiudere gli occhi durante il rito. Il bambino ora si trova sotto le cure dei medici mentre i due fratelli di Fernando, uno appena nato e un altro di nove anni, sono stati portati via dai servizi sociali.

Fonte: Leggo

"I PADRI SEPARATI ITALIANI? SONO DIVENTATI SENZATETTO"


Tempi duri per i padri separati italiani.In Italia i padri separati, ridotti in povertà dalla crisi, sono costretti a vivere come i senzatetto, i più fortunati nelle auto, altri nei terminal degli aeroporti come quello di Linate. Lo scrive in prima pagina l'International Herald Tribune, nell'articolo intitolato «Divorziati, e barboni, in Italia». Il quotidiano cita diversi casi, anche se sottolinea, intervistando alcuni volontari della Croce rossa, «molti non dicono di essere padri per non far sapere alla famiglia in che condizioni si trovano». Alcuni raccontano però la loro condizione: tra questi c'è «Franco», 56 anni, disoccupato, costretto a lasciare la Puglia per Milano, per far fronte agli alimenti per la moglie e le figlie ventenni. Ora dorme sui cartoni, sotto un portico di fronte a Piazza Affari. «Il divorzio risulta disastroso per gli uomini, ma anche le donne vedono ridotte le proprie capacità economiche», afferma il quotidiano, citando i dati Istat del dicembre scorso.

Fonte: Leggo

EQUITALIA, DUE ARTIGIANI INDEBITATI SI IMPICCANO AD AOSTA E BRINDISI



Si è tolto la vita nel cantiere in cui aveva lavorato sino allo scorso settembre. Francesco Gioffrè, artigiano edile di 61 anni di Saint-Vincent (Aosta), si è impiccato dopo che nei giorni scorsi aveva ricevuto un'ingiunzione di pagamento di oltre 10 mila euro da parte di Equitalia. «Era stressato dai debiti e dalla malattia», ha spiegato la compagna, insieme alla quale viveva in un alloggio a poche centinaia di metri dal Casinò de la Vallee. A dare l'allarme è stata la figlia trentaseienne avuta dalla prima moglie. Non avendo più notizie del padre, che non rispondeva neppure al telefonino, ha iniziato le ricerche: continui squilli a vuoto sino al ritrovamento, verso le 23 di ieri. L'artigiano si era impiccato in un 'cantiere fantasmà di Champdepraz, in bassa Valle d'Aosta, a poco più una decina di chilometri da casa sua. Sul posto, poco distante dai binari della ferrovia Aosta-Chivasso, sono intervenuti i carabinieri e i vigili del fuoco. Nonostante il cancello chiuso con un lucchetto, l'appezzamento di terra dove avrebbero dovuto sorgere sei villette era facilmente accessibile: dalla fine dell'estate scorsa era chiuso in attesa dell'approvazione di una variante. Per conto dell'impresa esecutrice dei lavori, Gioffrè aveva preso in subappalto la posa in opera dei solai. Chi ha lavorato con l'artigiano spiega che da molti anni era impegnato in bassa Valle d'Aosta, fino a qualche mese fa aveva anche alcuni operai come dipendenti. Da qualche tempo la sede della sua società non era più operativa nel centro di Chatillon, ma Gioffrè continuava comunque a lavorare e ultimamente stava eseguendo alcune piccole opere nella vicina Val d'Ayas. I cartelli 'Vendesi ville, prezzo interessatè sono ancora appesi ai balconi dei fabbricati in fase più avanzata di lavori, in quel cantiere sistemato nella parte più a valle di un comune alpino abitato da meno di 700 anime. «Era malato, sì, ma anche indebitato. È la società che non va, questo sistema opprime», ha detto la compagna.

SUICIDIO A BRINDISI Un artigiano di Oria, nel brindisino, Cosimo Spina, di 50 anni, si è suicidato impiccandosi nel deposito della sua piccola azienda di tinteggiatura 'Spinacolor' che - secondo alcune fonti - era stata investita dalla crisi economica. L'uomo, sposato e con figli, non ha lasciato messaggi ai familiari. A quanto si apprende, l'artigiano da tempo si sottoponeva a cure mediche. Indagini sono state avviate dai carabinieri.

Fonte: Leggo