giovedì 7 giugno 2012

'SETTIMO CIELO', LA DROGA CHE "RENDE CANNIBALI". ALLARME IN USA



 Suscita comportamenti aggressivi e secondo le forze dell'ordine sarebbe tra le cause dei recenti episodi di cannibalismo avvenuti negli Stati Uniti. E' soprannominata "Settimo cielo" ed è una nuova droga sintetica molto pericolosa. La polizia è stata costretta a lanciare un serio allarme contro questa sostanza perché sembra che gli individui che assumono questa droga si trasformano in veri e propri cannibali.
La droga, una settimana fa, ha costretto degli agenti di polizia ad uccidere un giovane di 31 anni. Il ragazzo ammazzato è l’haitiano Rudy Eugene, il quale stava letteralmente divorando la faccia di un uomo, fino a renderla irriconoscibile. Il fenomeno è stato chiamato “attacco zombie”, richiamando alla memoria dei cult della cinematografia americana. Secondo alcuni si tratta di riti voodoo.
Un altro caso di “cannibalismo” è stato quello di Brandon De Leon, un ragazzo di 21 anni che ha minacciato di "mangiarsi" i poliziotti che lo avevano arrestato in un ristorante. Il giovane, vittima degli effetti della droga  urlava insulti ai clienti. L'arresto non è stato dei più facili. Una volta fermato e messo in un’auto di pattuglia, Brandon ha rotto il vetro interno gridando di volersi ”mangiare i poliziotti”. Poi, arrivato in commissariato, ha cominciato a grugnire e ha tentato di mordere a sangue un poliziotto. In attesa che gli effetti della droga si esaurissero, gli agenti hanno dovuto mettergli un bavaglio anti-morsi.

PRECISAZIONE - In merito all’allarme lanciato dalle agenzie di stampa, che riportavano una segnalazione dalla polizia di Miami per la scoperta di una nuova droga che causerebbe cannibalismo, il DPA, la cui delega è affidata al Ministro per Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi, così interviene:

Dobbiamo precisare che la sostanza cosiddetta "bath salts" in realta' è un termine generico che indica prodotti sottoforma di polvere bianca oppure giallina, talvolta anche cristallina, commercializzata su internet come sale da bagno. Sostanza che è stata individuata dal Sistema di Allerta del DPA anche in Italia e già posta fuori legge. La prima è stata proprio la polvere venduta come sale da bagno e denominata Ivory Wave, che effettivamente conteneva il catinone sintetico (metilenediossipirovalerone ), per altro già tabellato dal Ministero della Salute nel 2011 dopo la segnalazione del DPA.

In realta' – ha dichiarato Giovanni Serpelloni, capo del DPA - si e' visto che polveri analoghe, anche vendute sotto lo stesso nome contengono droghe sintetiche del tipo catinoni, ma non sempre dello stesso tipo né nella stessa concentrazione. I catinoni sintetici vengono venduti anche come fertilizzanti. Queste sostanze, tra cui il famoso mefedrone, responsabile di numerosi decessi nel nord Europa, sono analoghe alle amfetamine. Si tratta quindi di stimolanti del sistema nervoso centrale della cui tossicologia e in generale del profilo farmacologico si sa ancora poco. In relazione quindi alla segnalazione sul cannibalismo fatta in queste ore, non ci risultano ancora risultati analitici ufficiali dal governo americano né evidenze scientifiche, che esistano droghe che causino un comportamento aggressivo cosi specifico. Spesso la fantasia supera la realtà”.

Fonte: Leggo

SIRIA CHOC, VILLAGGIO RASO AL SUOLO:22 BIMBI STERMINATI E CARBONIZZATI - VIDEO


Sei ore per radere al suolo un villaggio. I soldati siriani hanno portato a termine l'ennesimo sterminio in un piccolo villaggio nella provincia di Hama. 88 persone sono state uccise e i loro corpi dati alle fiamme, tra loro c'erano 22 bambini. Un giovane abitante del villaggio, come riporta il Daiy Mail, ha dichiarato: «Ho visto qualcosa che non si puòi immaginare. É stato un massacro orribile, persone giustiziate e bruciate. Corpi di ragazzi portati via». Ha poi aggiunto: «Ho sentito da persone che conosco in quel villaggio che la scorsa notte i miliziani shabiha hanno bevuto e ballato intorno ai cadaveri, cantando canzoni inneggianti Assad».
Sembrerebbe che questa volta il regime si sia valso di alcuni teppisti per portare a termine il massacro e il ragazzo, a tal riguardo, aggiunge: «Le persone che non si schierano sono un bersaglio, perché il regime è a corto di opzioni su come fermare la rivolta. Il regime cerca di dimostrare che questa è una guerra, non una rivolta. Ed è questo il modo in cui lo fanno»

Fonte: Leggo

LO TSUNAMI LO "SPINGE" VIA: IL MOLO DAL GIAPPONE ARRIVA IN OREGON



Ventuno metri di lunghezza e 165 tonnellate di peso. Questa volta nella massa di detriti in viaggio per l'Oceano Pacifico dal Giappone agli Stati Uniti c'è un molo marittimo vero e proprio.  Il molo, approdato nella notte fra martedì e mercoledì scorso sulla costa di Agate Beach, nell'Oregon, sarebbe stato divelto dalla potente onda anomala che colpì nel marzo dello scorso anno il paese del Sol Levante, ed è anche stato riconosciuto dal consolato nipponico grazie ad una targa commemorativa, scritta con ideogrammi giapponesi.
Le autorità locali per ora però sono molto caute poiché è difficile credere che una struttura così possente abbia potuto attraversare l'oceano.
La struttura in calcestruzzo e metallo, riferiscono i media Usa, è stata ritrovata sulle spiagge di Portland, nell'Oregon. Il molo divelto, che inizialmente era stato scambiato per un barcone, proviene dalla cittadina di Misawa situata nel nord del Giappone, ed ha toccato le coste statunitensi ricoperta di stelle marine e alghe che hanno subito attirato l'attenzione dei residenti. Altri due moli provenienti dallo stesso porto sono tuttora dispersi nelle acque del Pacifico. Il senatore dell'Oregon, Ron Wyden, ha chiesto alle autorità competenti di raddoppiare gli sforzi nel monitoraggio dei detriti, considerati i pericoli e i potenziali danni che una struttura come un molo può recare all'ambiente e alle navi in transito. Le autorità locali stanno valutando alcune opzioni per rimuovere il relitto. La targa che indica la provenienza del molo, nel frattempo, è già stata messa in salvo e conservata.

Fonte: Leggo

MOLESTAVA UN TREDICENNE AL CAMPING: TRE ANNI E MEZZO AD UN ALPINISTA



Ario Sciolari, il noto alpinista romano è stato condannato a tre anni e mezzo con l'accusa di violenza sessuale ai danni di un tredicenne durante un camp.
L'episodio risale a 4 anni fa, quando nell'estate del 2008 fu sospettato di essere incline ad atti di violenza sessuale con gli adolescenti, tra cui il giovane tredicenne, ancora in cura per quell'episodio. Sciolari, durante il camping, avrebbe chiesto al ragazzo di consumare un rapporto sessuale. Al suo rifiuto l'alpinista si sarebbe masturbato di fronte all'adolescente che per diverse volte, nei giorni a seguire, si sarebbe svegliato nel suo letto nudo con Sciolari al suo fianco.
Da quel momento seguirono, per lo scalatore, come riporta il Gazzettino.it, una serie di accuse che andavano dalla violenza sessuale su minore, atti sessuali e corruzione di minorenne. La difesa ha sempre insistito sulla mancanza di effettiva violenza: l'uomo, infatti, si sarebbe limitato a palpate e carezze.

Fonte: Leggo

IL PADRE DI MELISSA: "PENA DI MORTE? HA GIÀ 68 ANNI...". MADRE IN SILENZIO




La forza di due genitori, annichiliti dal dolore ma capaci, con grande dignità, di parlare davanti a decine di microfoni, telecamere e giornalisti. Oggi Massimo e Rita Bassi, i genitori di Melissa, hanno dimostrato tutta la loro forza, insieme, ma in due maniere diverse: lui rispondendo, nonostante il dolore, alle domande; lei presentandosi in pubblico per la prima volta dopo il lungo ricovero in seguito al malore del giorno dell'attentato.
Rita non ha mai parlato, occhiali scuri, giacca nera, sguardo sempre rivolto verso il basso. Alla fine il marito, dopo averla abbracciata, l'ha portata via dallo sguardo indiscreto delle telecamere. «Come faccio ora ad andare avanti?», ha ribattuto Massimo a un giornalista: «Trovo la forza in mia moglie, pensando a Melissa».
Nell'aula consiliare del Comune di Mesagne, con il sindaco Franco Scoditti e l'avvocato Fernando Orsini, Massimo e Rita si sono seduti al tavolo della presidenza. Davanti a loro microfoni, telecamere e giornalisti. Nel loro cuore un sentimento forte: «Giustizia è fatta», ha detto Massimo con voce bassa e visibilmente provato dall'emozione. Nessun messaggio invece per Giovanni Vantaggiato, il reo confesso dell'attentato che ha causato la morte della figlia: «Non voglio dirgli niente, non voglio incontrarlo, per me non esiste», ha ripetuto Massimo. Ma in casi come questi sarebbe necessaria la pena di morte? «A che serve? Lui ha già 68 anni». Non parla di perdono, la famiglia Bassi, non vuole pensare a quell'uomo: «Lui e solo lui - ha aggiunto Massimo - sa quello che ha fatto, e perchè lo ha fatto».
Con il fermo di Vantaggiato «abbiamo sentito la voce dello Stato», ha sottolineato l'avvocato Orsini, ringraziando forze dell'ordine, magistrati e anche i giornalisti. Stesso pensiero espresso da Bassi: «Tutti ci sono stati vicini». E ora? Massimo innanzitutto lancia un «forte abbraccio» alla famiglia di Veronica (la ferita più grave dell'attentato) e alle altre ragazze coinvolte. Poi Massimo si lascia andare a un pensiero su quell'uomo che «non è un padre. In questi 20 giorni ho pensato a tutto, so che la criminalità non fa queste cose, ma mai potevo immaginare che questo 'fattacciò fosse opera di un padre di famiglia. So che ha dei figli, anche un nipote. Come ha fatto a mangiare con la sua famiglia e, magari, anche a parlare con loro di questa vicenda? Ma lui non è un padre, è solo uno che ha spezzato la mia famiglia ma ha anche spezzato la sua famiglia». I microfoni vengono tolti. La luce rossa delle telecamere si spegne e i giornalisti lasciano Mesagne, ma il dolore di due genitori, abbracciati nella tragedia, non avrà mai fine.

Fonte: Leggo

Brindisi, Vantaggiato racconta: “Ecco come ho fatto quelle bombe”



Giovanni Vantaggiato ha raccontato di aver comprato fuochi d’artificio in quantità. Di averli svuotati e di aver ricavato 10 chili di polvere pirica. Con questa polvere ha riempito 3 bombole del gas. Ha fatto tutto in un deposito. Poi, il 18 maggio sera, ha portato il suo carico davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi a bordo della sua Fiat Punto. La mattina dopo, quando alle 7,42 ha premuto il telecomando che ha azionato l’esplosione, è tornato davanti alla scuola con la Hyundai della moglie. Per depistare le indagini. E’ così che l’uomo, fermato mercoledì sera con l’accusa di essere l’autore della strage di Brindisi, ha raccontato come ha progettato quelle bombe.
Dopo ore di interrogatorio, la confessione. E il racconto: “Ecco come ho fatto la bomba”. Non ha spiegato perché lo ha fatto: in un primo momento aveva parlato di vendetta privata contro un giudice, poi di motivi economici, poi di un “colpo di testa”. Vantaggiato, 68 anni, titolare di un deposito di carburanti a Copertino (Lecce), ha raccontato di averla fatta esplodere di giorno la bomba perché altrimenti, di notte, “non c’era nessuno”. L’uomo ha descritto con precisione l’ordigno, e, secondo gli investigatori, ha le competenze elettrotecniche per costruirlo. L’unica domanda che ha fatto agli inquirenti è stata: ”Quanto tempo dovrò stare qui?”, ovvero in carcere. E ha mantenuto per tutto il tempo un atteggiamento “remissivo”, calmo.
Resta il mistero del movente. Gli inquirenti hanno perquisito il deposito di carburante dell’uomo e la sua barca, ormeggiata nel porto di Porto Cesareo usata dall’uomo, insieme alla moglie e ai due figli, per le vacanze. Gli investigatori si stanno concentrando sul movente e sulla scelta del luogo. Non escludendo che possa non aver agito da solo e che la reticenza di Vantaggiato possa essere una scelta precisa per nascondere qualcosa o qualcuno a lui molto vicino. Anche per questo non convince gli inquirenti l’ipotesi che l’uomo sia stato mandato da qualcuno: troppi gli errori commessi e troppo a rischio il soggetto. In un primo momento sembrava che l’obiettivo dell’attentato fosse il tribunale vicino alla scuola. Vantaggiato avrebbe parlato di una sentenza che non aveva condannato a sufficienza, secondo lui, le persone che lo avevano truffato. L’uomo aveva subito una truffa da oltre 300.000 euro in una fornitura di carburante. Poi ha parlato di problemi economici. Infine, la frase: ”Ho avuto un colpo di testa, che volete fare?”. Una versione che non ha affatto convinto gli inquirenti, che sospettano stia nascondendo qualcosa. Tra le ipotesi vagliate dagli inquirenti c’è anche quella di un tentato attacco al preside della scuola, Angelo Rampino. La trasmissione Chi l’ha visto ha mercoledì sera ha mandato in onda un’intervista ad un dipendente della scuola. Questo ha raccontato che circa un mese prima dell’attentato il preside ha voluto far installare una porta blindata nel suo ufficio all’interno dell’istituto. L’uomo non ha saputo spiegare il motivo.
L’accusa. A Vantaggiato viene contestato il reato di strage in concorso aggravata da finalità di terrorismo. Nel decreto di fermo si contesta il concorso nel reato ”per coprire ogni eventualità”, ha precisato Motta. ”Perché lo scopo di gettare nel terrore l’Italia intera, lo ha perfettamente raggiunto”.

Fonte: Blizt quotidiano

Stangata Imu per i poliziotti fuori sede: l’abitazione diventa seconda casa



L’Imu, se sei un poliziotto, diventa una batosta “super”. Tra gli agenti la preoccupazione cresce in vista della prima rata, in scadenza il 18 giugno. Il motivo è presto detto: otto poliziotti su dieci, in Italia, lavorano in una regione che non è la propria. Per regolamento devono trasferire la loro residenza nel luogo in cui lavorano. Risultato: la casa di proprietà, nel luogo di origini dove magari vivono moglie e figli, diventa seconda casa. Con un’Imu ovviamente più salata. Agenti che spesso pagano un mutuo.
In questi giorni sono aumentate le segnalazioni ai sindacati. Felice Romani, segretario generale del sindacato di categoria Siulp, dice: “Io sono il tipico caso del poliziotto che lavora in una città, Roma, e deve pagare l’Imu seconda casa sull’abitazione di proprietà, a Modena. E in più ci devo pagare il mutuo. Noi abbiamo l’obbligo di trasferire la residenza secondo il regolamento di servizio. Altrimenti si rischia la sanzione disciplinare”. Tornare al paese d’origine? Difficile: servono da 20 a 25 anni di anzianità. Un tempo, poi, c’erano le caserme ma ora sempre più frequentemente i poliziotti affittano un appartamento con altri colleghi. “Ci stano tagliando anche gli alloggi di servizio”, dicono al sindacato Sap.

Fonte: Blizt quotidiano

Milano. Violenta ragazzina di 13 anni nella casa dell’ex moglie: arrestato



Violentata nell’appartamento della vicina di casa. Ad aggredire una ragazzina di appena 13 anni a Milano è stato l’ex marito della vicina di casa. L’uomo, 48 anni, la minacciava e da tempo abusava di lei. La bambina però non ha subito denunciato l’accaduto. Solo dopo alcuni giorni ha trovato il coraggio di confidare quanto accaduto alla madre. “Se parli con qualcuno te la farò pagare”. Queste le parole dell’aggressore alla ragazza, che così ha taciuto. L’uomo  ora è stato arrestato ed è accusato di violenza sessuale aggravata.
La ragazzina conosceva da tempo il suo aggressore e cercava di evitarlo. L’uomo si recava nella palazzina dove abita l’ex moglie con i due figli, ed è lì che ha visto la ragazzina nel pianerottolo la prima volta. Dai primi timidi saluti le sue sono diventate aggressive avances. Abbracci e baci non richiesti e strappati con la forza, poi schiaffi ed infine la violenza sessuale.

Fonte: Blizt quotidiano

BIMBO MORTO DA 20 ORE SI SVEGLIA, CHIEDE L'ACQUA E POI SI RIADDORMENTA



Un'insufficienza cardio-respiratoria, poi la disidratazione dopo un attacco di polmonite. Il piccolo corpo di Kelvin Santos, bambino brasiliano di due anni, non ha sopportato la malattia ed è morto, consegnato alla famiglia per i funerali. Ma proprio durante la veglia, un'ora prima della funzione, in casa Santos si è verificato un fatto inspiegabile: Kevin sarebbe tornato a vivere, seduto nella sua bara aperta.
Suo padre, Antonio Santos, ha dichiarato: «Durante la veglia gli ho preso un braccio e detto: "Figlio, torna da papà". E poche ore dopo mio figlio si è messo a sedere nella bara e ha detto: "Papà, dammi l'acqua".
Tutti erano sbalorditi, alcune persone sono svenute, altri hanno lodato Dio. Gli ho dato un bicchiere d'acqua, poi si è sdraiato e non si è mosso più».

Il signor Santos ha quindi riportato il bambino all'ospedale, e qui i medici non hanno potuto far altro che constatare come il corpo non desse segni di vita, ma non sono riusciti a dare alcuna spiegazione al padre disperato su quanto era accaduto poco prima.
Kelvin era morto da 20 ore quando si è alzato per chiedere acqua, e dopo il ritorno dall'ospedale la famiglia ha aspettato ancora un'ora prima di celebrare i funerali, nella speranza che si risvegliasse, ma non è accaduto e il piccolo è stato sepolto.
Intanto, il padre di Kelvin è convinto che il figlio sia stato vittima di malasanità, così ha sporto denuncia. «Forse non lo hanno esaminato a fondo, i morti non si svegliano e parlano», ha dichiarato, e si è detto "determinato a scoprire la verità".

Fonte: Leggo

MELISSA, PARLA UN TESTE: "VIDI IL BENZINAIO SUL SUO YACHT DOPO LA STRAGE"



"L'ho visto andare alla barca dopo la strage". Dopo la strage di Brindisi Gianni Vantaggiato, nei ritagli di tempo, ha continuato a coltivare il suo hobby principale: la cura dello yacht da 50 piedi ormeggiato nella darsena di Porto Cesareo. A raccontarlo è un artigiano di Copertino, un tappezziere, che fa molti lavori sulle barche della zona e che un anno fa aveva avuto come cliente anche Vantaggiato.

Il tappezziere racconta che ieri sera, quando rientrando a casa per la prima volta ha visto le immagini del filmato che ritraggono l'attentatore che mentre preme il telecomando e fa esplodere la bomba dinanzi alla scuola, ha subito pensato che potesse trattarsi di Vantaggiato. «Più che dalla somiglianza, che c'è - ha detto - l'ho riconosciuto dal portamento e da quell'abitudine di portare la mano in tasca». Anche il tappezziere lo descrive con un uomo schivo, riservato, ma non scontroso, un solitario che per lo più lavorava sempre nella sua azienda e che il sabato e la domenica si dedicava ai lavori sulla barca. «L'ho visto proprio martedì scorso - ha raccontato - stava facendo i lavori di pulizia della carena che si fanno annualmente prima di rimettere la barca a mare e partire per le vacanze». «Stava lavorando da solo - ha concluso - ed era tranquillo, nessuno avrebbe potuto immaginare il peso che ha sulla coscienza».

Fonte: Leggo

GETTÒ IL FIGLIO NEL TEVERE. LA PERIZIA:"CAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE"


Quando il 4 febbraio scorso gettò nel Tevere il figlio Claudio di 16 mesi Patrizio Franceschelli era pienamente capace di intendere e di volere e può anche stare utilmente in giudizio. È quanto stabilito da una perizia disposta dal gip di Roma Riccardo Amoroso, nell'ambito dell'incidente probatorio svoltosi oggi. Quest'atto istruttorio prelude ora alla chiusura dell'indagine sulla vicenda e una richiesta di rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero. Franceschelli gettò il bambino nel Tevere dopo aver avuto una violenta discussione con la sua compagna. L'uomo lo strappo dalle braccia della nonna, uscì di casa e raggiunto il ponte Mazzini lanciò il bambino nel fiume. Il corpo fu ritrovato il 29 marzo scorso nei pressi di Fiumicino a pochi centinaia di metri dalla foce del Tevere

Fonte: Leggo

Attentato a Brindisi, il fermato confessa. “L’obiettivo era il tribunale”



 L’obiettivo sarebbe il tribunale di Brindisi. Non quella scuola, non il preside, tantomeno Melissa Bassi. E non c’entra la mafia, le nuove Brigate Rosse o gli anarco-insurrezionalisti. Dietro le bombe di Brindisi solo una vendetta privata contro la giustizia, così dicono le ultime ricostruzioni.
E’ stato fermato dopo le 22, dopo un lungo interrogatorio, l’uomo sospettato di essere l’assassino di Melissa. Una lunga resistenza, poi ha ceduto: “Ha confessato”, dicono alcuni inquirenti. Una vendetta privata, è la pista seguita. L’uomo sarebbe di Copertino, Lecce, e avrebbe un deposito di carburante. L’agenzia Ansa e Repubblica fanno il nome: Giovanni Vantaggiato. Non è chiara l’età: alcuni media dicono abbia 68 anni, Chi l’ha visto? invece, dopo aver ascoltato alcune fonti, sostiene sia del 1968 e avrebbe quindi 44 anni.
I motivi che avrebbero spinto l’uomo ad agire, sempre secondo le prime informazioni, non sarebbero legati al preside Angelo Rampino, come invece sembrava dalle prime notizie. Secondo una nuova ipotesi l’obiettivo sarebbe stato il tribunale di Brindisi che dista pochi metri dalla scuola Morvillo. Il movente sarebbe stata una sentenza di poche settimane prima dell’attentato. L’uomo, che aveva subito una truffa da oltre 300.000 euro in una fornitura di carburante, si sarebbe sentito vittima di malagiustizia poichè la giudice non aveva condannato tutti gli imputati.
Non sarebbe il primo attentato con esplosivo fatto dall’uomo. Ecco cosa scrive la Gazzetta del Mezzogiorno: L’attentato di Brindisi dello scorso 19 maggio potrebbe essere collegato ad un episodio analogo avvenuto quattro anni fa in un comune della stessa provincia. Secondo quanto apprende la Gazzetta del Mezzogiorno.it da fonti investigative anche in quella circostanza venne utilizzato un esplosivo azionato con un comando a distanza. La deflagrazione avvenne al passaggio della bicicletta condotta da un commerciante di carburante che rimase investito dall’esplosione: l’uomo rimase ferito in modo grave ma riuscì a sopravvivere.
Gli inquirenti sono arrivati all’uomo anche grazie al video girato dalla telecamera di sorveglianza di un chiosco davanti alla scuola in cui compare anche la macchina dell’uomo, una Fiat Punto. Notevole anche la somiglianza con il signore che si vede nel video. Ma altri indizi hanno insospettito chi indaga: alcune contraddizioni nel racconto e un dialogo intercettato con la moglie.
”Non ho nemici e di sicuro non ho come nemico nessun titolare di pompe della benzina”. Lo ha detto a Tgcom24 – riferisce un comunicato di Mediaset – il preside dell’Istituto Morvillo-Falcone di Brindisi, Angelo Rampino. Rampino ”smentisce le indiscrezioni secondo le quali sarebbe stato lui il reale obiettivo dell’attentato. Il preside, infatti – conclude Mediaset – passava in quel punto tutti i giorni alla stessa ora ma, proprio quel tragico sabato, era in ritardo”.
La porta blindata. La trasmissione Chi l’ha visto?, mercoledì sera, ha mandato in onda un’intervista a un dipendente della scuola. Il quale ha raccontato che circa un mese prima dell’attentato il preside ha voluto far installare una porta blindata nel suo ufficio all’interno dell’istituto. L’uomo non ha saputo spiegare il motivo.
L’attentato di Brindisi non è opera né della mafia né degli anarco-insurrezionalisti, specifica il capo della Polizia, Antonio Manganelli, rivelando che il giorno della tragedia “i detenuti della Sacra Corona Unita hanno fatto un telegramma di solidarietà alla famiglia di Melissa: un segnale specifico per dire noi non ci entriamo”. E anche per quanto riguarda la Fai “faccio fatica a immaginare” che sia opera loro un attentato così vigliacco”. “Arriveremo a chi è stato”, ha garantito il capo della Polizia.”Ho sentito molte sciocchezze”, ha proseguito il capo della Polizia nel corso del suo intervento alla Scuola di Polizia interforze, sull’attentato di Brindisi ricordando che la mafia “non è oggi in condizione di porsi in contrasto con lo Stato” né tanto meno si può parlare di Br risorte. “Ci troviamo a fare i conti con un’indagine che deve dare risposte – ha aggiunto – e quando sapremo chi è stato sapremo anche la matrice. E a chi è stato ci arriveremo”. “Noi lavoreremo ancora di più per scoprire i fatti – ha concluso – e fermare gli autori”.
Millequattrocento persone controllate e 32 perquisizioni fatte: questo il bilancio dell’eccezionale servizio di controllo del territorio disposto dal questore di Brindisi, Alfonso Terribile, all’indomani dell’attentato. L’attività – è detto in una nota – è svolta da “decine di equipaggi Volanti della questura supportati da altrettanti equipaggi del Reparto prevenzione crimine Puglia”, oltre cento uomini che, in coordinamento con i reparti investigativi, giornalmente presidiano la provincia di Brindisi. Gli agenti – è precisato – “presenziano all’ingresso e all’uscita degli studenti, monitorano persone e veicoli, osservano, attuano simultaneamente perquisizioni e posti di blocco, eseguono controlli mirati su soggetti di elevata caratura criminale, esercitano pressione su persone orbitanti organizzazioni criminali”. Il servizio ha consentito di denunciare 28 persone per reati contro il patrimonio e la persona e di arrestarne una.
Veronica Capodieci, la studentessa sedicenne rimasta gravemente ferita e dal 24 maggio scorso ricoverata al Centro ustioni di Pisa, è stata sottoposta ieri al terzo intervento chirurgico, anche questo superato bene. E quanto si apprende dal bollettino medico emesso dall’Azienda ospedaliero universitaria pisana. Con l’operazione di oggi, prosegue il bollettino medico, “si spera di ottenere la guarigione della maggior parte delle ferite e a breve, se le condizioni generali lo consentiranno, si avvierà per lei la fase riabilitativa, in attesa di un ultimo trattamento chirurgico di rifinitura”.

Fonte: Blizt quotidiano