domenica 20 maggio 2012

Lo Stato non risarcirà il terremoto



Il danno e la beffa. Non c’è luogo comune più abusato, ma stamattina, quando il terremoto ha scosso il Nord, non poteva non venire in mente che solo un paio di settimane fa, con un decreto, il governo ha chiuso con i risarcimenti ai cittadini colpiti dalle calamità naturali, aprendo la strada alle assicurazioni private. L’iper liberista Monti, dopo aver ripristinato la possibilità di rispolverare la “tassa sulle disgrazie”, attraverso l’aumento dell’accise della benzina, con beffarda lungimiranza ha polverizzato la speranza di chi rimane vittima di alluvioni, terremoti e altri disastri naturali: niente soldi, non ce ne sono. Il Tesoro ha le casse vuote, è stato spiegato al momento, quindi che gli italiani si arrangino. Anche nei momenti più difficili – questo il messaggio, inutile dare letture diverse – non contate più sullo Stato.

Già, lo Stato. Questa entità che si sente il bisogno di evocare quando una bomba uccide una ragazzina a Brindisi – e chissà poi se è veramente la criminalità organizzata oppure il gesto di un folle – o quando la retorica inonda la celebrazione dei morti ammazzati dalla mafia o da un destino carogna, come gli operai del turno di notte della fabbrica di Sant’Agostino, caduti sul lavoro sotto le macerie come tanti, sempre troppi ogni giorno. E’ uno Stato che latita, la cui immagine plastica di queste ore è quella di Mario Monti, in pulloverino azzuro polvere (ovviamente di cachemire), che da oltre Oceano parla come un automa di “rigore e vicinanza alle famiglie delle vittime”, ma non sembra sfiorato dal pensiero di fare dietrofront, invece di restare a far passerella (anche personale) ad un G8 inutile come tutti quelli di sempre.

Ed è uno Stato che trova il verso d’indignarsi, certo, attraverso la faccia feroce del suo più alto rappresentante, ma solo perché c’è un Grillo che sta attentando alla sopravvivenza del corrotto sistema partitocratico. Che non c’entra nulla con la politica, sia chiaro, ma fa tanto comodo far credere che sia così. “Lo Stato, lo Stato…”, cantilenava amara, scuotendo la testa, dal pulpito di una chiesa stracolma di grandi papaveri delle Istituzioni Rosaria Costa, la vedova dell’agente di scorta di Giovanni Falcone, Vito Schifani, davanti alla bara del marito.

Son passati vent’anni e questo Paese è ancora inchiodato lì, vittima di pazzi, di mafia o di anarchici, ostaggio di una politica immonda e di una crisi che prima di essere economica è di identità, di struttura, di principi comuni. E che adesso – proprio adesso – dovrà anche guardare in faccia le vittime di questo ennesimo terremoto e spiegargli che siccome dobbiamo restare in Europa, per loro di Stato non potrà fare nulla; a Ferrara e dintorni non arriverà una lira. Lo stato di calamità non sarà più qualcosa che si dichiara con leggerezza. Come non vedranno un soldo i genitori di Melissa o le altre ragazze di Brindisi la cui bellezza resterà sfigurata per sempre. Gli italiani vittime di qualunque nemico saranno chiamati ad arrangiarsi ancora. L’hanno sempre fatto, in questo Paese logoro e sudato di pazienza antica. Infinita no, però..

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Le dieci regole per il controllo sociale.


L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche.

1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti…

7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky

Abusi sessuali sui minori: sono 364 i casi in Italia. Nucleo familiare e internet i principali epicentri



Tra il 1° gennaio 2008 e il 31 dicembre 2010, il Centro Nazionale di Ascolto di Telefono Azzurro è intervenuto complessivamente 9.065 volte. Gli episodi sono stati segnalati sul territorio nazionale: i casi relativi a situazioni di abuso sessuale sono stati 364.
Questi i dati del Dossier Pedofilia 2011 a cura di Sos il Telefono Azzurro Onlus. A Benevento, questa mattina, al Convitto Nazionale ‘Giannone’, si è tenuto un convegno dal titolo “Abusi sui minori: dati e prevenzione”. Moderato dall’ avvocato Alessia Nanni, l’incontro ha toccato due sfumature dell’abuso su minori: quello in ambito familiare e quello su internet. Sono stati poi delineati i danni, essenzialmente psicologici, che gravano sulla vittima, e tutti gli strumenti di prevenzione da parte dei servizi sociali e del Tribunale Minorile.
In un contesto per la maggior parte femminile, al convegno ha partecipato un discreto numero di interessati. “Non si può trattare – ha detto Nanni – solo di un discorso culturale. Abbiamo avuto casi che hanno riguardato famiglie del medio ceto sociale. Si tratta, invece, di perversione, di una mentalità malata, propria non solo degli uomini, ma in una percentuale più ridotta anche delle donne”.
L’aspetto della pedopornografia è stato affrontato in maniera tecnica da Giuseppe Orlacchio della polizia postale di Benevento. “La produzione di materiale di tal genere – ha spiegato – avviene in quei paesi, Sud America, Asia dell’Est, in cui il turismo sessuale viene tollerato perché fonte di guadagno. E’ diffuso tramite i siti per adulti con sezioni riservate, lo scambio privato e tramite i siti civetta, dedicati apparentemente ad altri argomenti.
Il video pedopornografico ha natura amatoriale: è, rispetto ai video per adulti, meno sofisticato. Comincia con le scene più dolci e ingenue, la bambina che dorme abbracciando l’orsacchiotto, per poi continuare con quelle sessuali in ambito domestico. I reati che noi di Benevento affrontiamo in maniera prevalente sono: pedopornografia, bullismo e sexting (quando i ragazzini si filmano in atteggiamenti sessuali)”.
Orlacchio ha quindi spiegato in cosa consiste l’intervento della polizia: “Tracciamo i file e le connessioni per individuare i titolari e quindi i pedofili. Uno degli strumenti più efficienti è anche la simulazione di acquisto di materiale pedopornografico”. L’intervento deve essere poi coordinato a livello nazionale, per colpire tutti i file e tutti i materiali, senza far girare la voce e permettere di nascondere prove.
Si è poi discusso anche dei danni sui minori e dei possibili ‘rimedi’: Lucia Sarno, psicologa e psicoterapeuta, ha delineato i cinque tipi di abuso sessuale.
1- Coinvolgimento del bambino in relazioni sessuali da parte del genitore (incesto); 2 – sfruttamento a scopo di gratificazione sessuale da parte di un conoscente; 3- violenza occasionale da parte di estranei; 4- prostituzione; 5- pedopornografia.
Le reazioni dei minori cambiano in relazione all’età, alla gravità dell’abuso (‘sola’ molestia o rapporto completo),  sostegno della vittima, esperienze di vita. I disturbi possono essere sensi di colpa, ansia, timidezza, difficoltà di apprendimento, bassa autostima, problemi sessuali…
Naturalmente ruolo fondamentale rivestono i servizi sociali, anche e soprattutto in una fase preventiva. La dirigente del settore Servizi Sociali del Comune di Benevento, Annamaria Villanacci, ha spiegato l’attività portata avanti e gli strumenti di cui dispone l’Ente.
“L’educativa domiciliare – ha dichiarato Villanacci – consiste nell’ingresso dei nostri operatori nelle dinamiche familiari. Se ciò non arreca risultati si prosegue all’affido familiare, in quei casi di difficoltà dovuti a precarie situazioni economiche, tossicodipendenza. Gli affidatari vanno individuati prima tra i parenti fino al IV grado e poi all’esterno. L’obiettivo è il rientro nella famiglia d’origine, ma spesso non accade e il tribunale procede all’affido giudiziario”.
Rosanna Pane, ordinario di Istituzioni di Diritto Privato all’Università degli Studi del Sannio, poi ha incentrato il suo discorso sulla figura del minore nel divorzio o nella separazione dei genitori, anche per le famiglie di fatto.
“Gli articoli 29 e 30 della Costituzione –ha asserito Pane -, riconoscono alla famiglia una funzione educativa, non un potere, ma un diritto-dovere indirizzato esclusivamente al minore”. E’ nella fase di separazione che essa spesso viene meno. “Richard Gadner – ha proseguito la docente – ha spiegato che la separazione comporta la sindrome da alienazione parentale: i figli diventano oggetto di contesa dei genitori. Arrivano a schierarsi dalla parte di quello convivente e addirittura a rifiutare l’altro. Ciò comporta difficoltà di crescita, immaturità del bambino, difficoltà a relazionarsi. Così, se la giurisprudenza all’inizio prevedeva l’affidamento esclusivo, è giunta con il tempo a ritenere più ottimale un affidamento condiviso. Questo momento di rivoluzione ha dato però pochi risultati: innanzitutto perché la cultura sociale non è pronta in quanto si tende ancora a trovare il colpevole e non il rimedio. Inoltre il legislatore tende ad affidare la materia al giudice ordinario e non a quello minorile, creando difficoltà nei confronti di tale problematica”.

Fonte: http://www.ilvaglio.it/cronaca/abusi-sessuali-sui-minori-364-i-casi-in-italia-nucleo-familiare-e-internet-sono-gli-epicentri/

Tassa su cani e gatti ultime notizie: Proposta ritirata dopo le polemiche



Non poteva non sollevare polemiche la notizia che la famosa tassa sugli animali di affezione, ormai in discussione dal 2009, stesse per diventare una vera realtà. Forti agitazioni hanno coinvolto sia gli animalisti che i partiti politici italiani. La proposta, infatti, “in dirittura d’arrivo in commissione Affari sociali della Camera prevedeva che i comuni potessero istituire, a loro discrezione, una tariffa per i proprietari di cani e gatti per finanziare iniziative contro l’abbandono dei cani in Italia”. Tuttavia, in seguito alle polemiche che hanno seguito, inevitabilmente, la notizia, lo stesso relatore del Pdl, Gianni Mancuso avrebbe smentito, dichiarando che si trattasse solo di una battuta: “Tranquilli, nessuna tassa sugli animali domestici, era solo una battuta nei confronti di un deputato che l’aveva proposta”. Secondo quanto aggiunto dal relatore che avrebbe provveduto a far togliere l’imposta dal ddl, si trattava di una tassa di scopo, creata per permettere ai comuni di attivare un piccolo capitolo di spesa con cui affrontare la gestione degli animali come i cani randagi o le colonie feline



TERREMOTO IN EMILIA: VIDEO

TERREMOTO IN EMILIA, BIMBA DI 5 ANNI SOTTO MACERIE: "SALVA PER MIRACOLO"



«Paura? Tanta. Certo. C'era gente che è uscita in pigiama»: alla parrocchia di San Giovanni Battista a Moglia, risponde al telefono la perpetua. Il parroco è fuori con i parrocchiani. Moglia è uno dei comuni del mantovano più vicini all'Emilia e quindi alla zona interessata dal sisma. La chiesa e il municipio di Moglia hanno riportato danni e la piazza che li ospita entrambi è transennata. «Ci sono stati crolli di qualche comignolo e danni alla chiese, sia ai muri sia all'interno, mi han detto che è caduto l'organo - spiega la titolare della farmacia Roveda di piazza Cesare Battisti - Paura ne abbiamo avuta tanta. Adesso la situazione è tranquilla e la gente è rientrata in casa; ci sono in giro i vigili per i controlli». Verifiche alle strutture in corso anche a Gonzaga, comune limitrofo a Moglia, dove la scossa ha causato paura ma i danni materiali sembrano minori. I vigili urbani stanno controllando anche qui le case nelle zone periferiche e in campagna. Anche qui sono inagibili le due chiese.

A FINALE «La prima scossa è sembrata come fosse un forte colpo di vento. La seconda, quella che ha fatto danni, è stata seguita da un forte boato». Così Luigi Facchini, che abita nel centro di Finale, ha spiegato ai giornalisti come ha avvertito il terremoto della scorsa notte. Anche a Bologna più persone hanno avuto la stessa sensazione, come se si fosse trattato di un'improvvisa folata di vento. Subito in tanti si sono riversati con giubbotti e coperte in strada, dove sono rimasti a lungo, anche fino a giorno avanzato.

BIMBA SALVATA DALLE MACERIE Una bambina di 5 anni, che era rimasta sotto le macerie a seguito del crollo di un palazzo a Finale Emilia, comune colpito la notte scorsa dal terremoto, è stata salvata grazie a una chiamata arrivata dagli Usa al 113 di Roma. Intorno alle 4.40 un medico, che chiamava da New York , ha riferito di aver ricevuto una telefonata da una donna sua paziente che non riusciva a contattare i soccorsi per segnalare la presenza di una bimba di 5 anni sotto le macerie di un edificio. Il 113 di Roma ha contattato i vigili del fuoco di Modena che si sono messi in contatto con la donna. La bimba di 5 anni è stata estratta dalle macerie, portata all'ospedale di Modena ed è in buone condizioni. «Mio figlio, a New York, era su Internet e ha letto del terremoto che ha colpito la Pianura Padana e in particolare la sua zona d'origine. È riuscito a parlare con noi, che invece non riuscivamo a telefonare ai soccorritori per problemi di linea. Dall'America lui è riuscito, e così i vigili del fuoco hanno salvato la piccola Vittoria». Adriano Ziosi, 64 anni, decoratore in pensione, racconta all'ANSA come il figlio Marcello, 34, ricercatore alla Columbia University, ha lanciato un Sos dall'altra parte dell'oceano. «È là da due anni - spiega - si occupa di studi molecolari, di tumori al cervello. Appena ha saputo del sisma, allarmato ci ha chiamati. E così i soccorsi li ha potuti allertare lui». La famiglia Ziosi abita nella villetta adiacente alla casa di Vittoria Vultaggio. La loro è rimasta illesa, crolli di suppellettili a parte, quella della bimba è rimasta devastata dal crollo della torretta secentesca che ne fa parte, di recente ristrutturata in profondità, ma che non ha retto alla fortissima scossa della notte.

«La bimba è rimasta calma, pur sommersa da una coltre di un metro e mezzo di macerie. È il papà è stato un leone per liberarle il viso e farla respirare. Poi la protezione civile ha fatto il resto». A parlare è Andrea Giovanardi, 50 anni, vicino di casa di Bartolomeo Vultaggio che ha aiutato nei primi soccorsi alla piccola Vittoria. «Barto urlava di aiutarlo - dice Giovanardi - Io ero in pigiama, mi sono vestito e, devo essere sincero, c'era una parte del tetto che penzolava e la terra che tremava di continuo. Pensavo che se fosse venuto giù il resto saremmo morti anche noi. Ma Barto si è buttato nella stanza della bimba. Poi mi ha detto che quello che penzolava era solo polistirolo, isolante del coperto. L'ho seguito. Lui chiamava Vittoria, e Vittoria rispondeva in qualche modo. Siamo riusciti a raggiungerla, a liberarle il viso, a farla respirare. Le abbiamo dato acqua. I soccorsi sono arrivati un'ora dopo, non riuscivamo a chiamarli. Un'altra ora è servita per estrarla dalle macerie. Illesa. Un miracolo. Era sul letto. Si è salvata perchè il letto era accostato alla parete».

Fonte: Leggo news

TERREMOTO IN EMILIA DI MAGNITUDO 6:6 MORTI, CROLLANO EDIFICI STORICI




 Sei morti, crolli e devastazione. È questo il bilancio provvisorio dello spaventoso sisma che ha colpito l'Emilia Romagna intorno alle 4.00 del mattino con una scossa di magnitudo 6.
Sono le 4.04, come confermato dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, quando una scossa di quasi 6 gradi di magnitudo, con epicentro nella Pianura padana emiliana, a pochi chilometri da Finale Emilia, sconvolge il sonno di migliaia di persone. Intanto continuano le scosse di assestamento del sisma e «i danni al patrimonio culturale, ad una prima ricognizione, risultano notevoli». Lo dice il Ministero dei beni e delle
attività culturali in una nota. Per la regione, il presidente Vasco Errani ha richiesto lo stato di emergenza e sospeso l'attività scolastica nei comuni a rischio.

L'AREA DEL SISMA. Ad essere coinvolte nel sisma sono le province di Bologna, Modena, Mantova, Ferrara e Rovigo. Tra i più vicini all'epicentro figurano i comuni mantovani di Borgofranco sul Po, Carbonara di Po, Felonica, Magnacavallo, Pieve di Coriano, Poggio Rusco, Revere, San Giovanni del Dosso, Schivenoglia, Sermide e Villa Poma, quelli rovigotti di Vergantino, Calto, Castelmassa, Castelnovo Bariano, Ceneselli e Melara, quelli modenesi di Camposanto, Medolla, Mirandola, San felice sul Panaro, quelli bolognesi di Crevalcore, Pieve di Cento, e quelli ferraresi Bondeno, Cento e Sant'Agostino.

LE REPLICHE. E a distanza di un'ora e mezza dalla scossa, una replica magnitudo 3.3, viene avvertita nella stessa zona alle 5.35. L'ipocentro stavolta è a 8,6 km di profondità e l'epicentro è in prossimità dei comuni modenesi di Camposanto, Finale Emilia e San Felice sul Panaro.
Infine, una terza replica di magnitudo 2.9 alle 5:44 sempre nella stessa zona, in provincia di Modena, stavolta con ipocentro a 10 chilometri di profondità ed epicentro in prossimità sempre del comune di Finale Emilia.

LE VITTIME. Poi, inizia il bilancio delle vittime: un operaio marocchino di 29 anni è morto nel crollo del capannone industriale di un'azienda a ciclo continuo di polistirolo espanso a Ponte Rodoni di Bondeno, nel ferrarese, gravemente danneggiato.
Altre due persone perdono la vita, invece, a Sant'Agostino, nel crollo di una fabbrica di ceramica: erano due operai italiani, Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni, che avrebbero terminato il loro turno di lavoro alle 6. Uno dei due, Nicola, stanotte non doveva neanche essere al lavoro. L'uomo, 35 anni, «Voleva andare al mare - raccontano in lacrime i genitori, Romana Fiorentini e Bruno - ma le previsioni del tempo non erano buone e così aveva deciso di sostituire un collega malato».
E c'è anche una vittima del terrore: è una tedesca, Gabi Ehsemann, che a quanto si è appreso si trovava in Italia per motivi di lavoro, la donna morta a Sant'Alberto di San Pietro in Casale, nel Bolognese. Ad avvisare il 118 verso le 4.40 è stato un uomo che la ospitava e che l'ha soccorsa: dopo la scossa la straniera era a letto, molto agitata e aveva problemi a respirare, poi ha perso conoscenza. Sono stati allertati i carabinieri della Compagnia di San Giovanni in Persiceto.
Una ultracentenaria sarebbe morta a Sant'Agostino, nel Ferrarese, a causa di un malore provocato dallo spavento per il forte terremoto che ha fatto tremare l'Emilia-Romagna e tutto il Nord Italia. Lo si apprende dai soccorritori impegnati nelle ricerche dell'operaio disperso sotto le macerie della fonderia Tecopress.
La Protezione civile parla anche di una cinquantina di feriti non gravi.
Un operaio che lavorava alla Tecopress, fonderia a ciclo continuo di Dosso, frazione di Sant'Agostino, e risultato disperso nel crollo del tetto della fabbrica causato dal terremoto, è stato ritrovato senza vita sotto le macerie. Si chiama Gerardo Cesaro, 57enne di origini campane prossimo alla pensione.

SALITO IL LIVELLO D'ACQUA, IMMOBILI I LAMPADARI Prima del terremoto ci sarebbe stato un aumento del livello dell'acqua dei pozzi e dei fossi attorno a Finale Emilia, e alcune aree sarebbero state allagate dall'apertura di fontanazzi, come nel caso della via Fruttarola, all'uscita dal paese, come documentano alcune foto scattate da un agricoltore. Durante la scossa, la sensazione avuta da diversi residenti è stata come se dal terreno uscissero aria e sabbia. Altro particolare è stato l'immobilismo dei lampadari.

CENTRI ACCOGLIENZA Nel Modenese sono già stati allestiti centri di prima accoglienza per i cittadini le cui case potrebbero non essere agibili a Camposanto e Medolla. Entro sera saranno operativi centri anche a Finale, San Felice e Mirandola. Numerosi gli edifici pubblici e privati lesionati. È stato chiuso l'accesso al centro storico di Finale. Alla Provincia non risultano feriti gravi, e sono una cinquantina le persone lievemente contuse. Già evacuati l'ospedale e la casa protetta di Finale Emilia. In via precauzionale disposta anche quella dell'ospedale di Mirandola. La Protezione Civile sta facendo verifiche su ponti ed edifici pubblici. Già decisa anche la chiusura delle scuola domani a Finale, S.Felice, Medolla, Camposanto e Mirandola; per quanto riguarda gli altri Comuni si attende la conclusione delle verifiche statiche. Interrotta poi la strada provinciale che attraversa San Possidonio; ed è stata disposta l'interruzione della linea ferroviaria Bologna-Verona per l'inclinamento della torre piezometrica di San Felice, in corso di svuotamento.

I DANNI AGLI EDIFICI. Ingenti sono anche i danni in provincia di Modena, dove si segnalano numerosi crolli.
In particolare, una chiesa è crollata a San Felice sul Panaro, in provincia di Modena. Crolli anche di edifici storici e case coloniche.
Nel Bolognese, sono stati rilevati il crollo di una statua all'interno della chiesa di San Giovanni in Persiceto e crepe e inagibilità alla chiesa di Caselle di Crevalcore (dalle case adiacenti sono state evacuate per precauzione 14 persone) sono tra i danni più evidenti rilevati finora dai carabinieri durante le verifiche compiute nel Bolognese. Sono caduti anche calcinacci nella chiesa di San Matteo della Decima. Al castello di Galeazza è caduta la parte superiore della torre, e sono in corso accertamenti. Tegole dal tetto sono cadute anche in una comunità terapeutica a Ronchi; sui muri dell'edificio si sono aperte anche varie crepe.
Crolli anche a Ficarolo, in provincia di Rovigo, dove un vecchio fienile e parte del tetto di una chiesa sono crollati.
Hanno rovinato al suono anche un paio di campanili, nei paesi di Gaiba, Castelmassa e Stienta, nella provincia rovigina.
La scossa, infatti, è stata avvertita anche a Venezia e in tutto il Veneto.
Nel padovano è stata segnalata  la caduta di alcuni cornicioni e di parte di intonaci di case, senza conseguenze per le persone. Centinaia le telefonate ai Vigili del fuoco, in particolare lungo l'asso da Rovigo al vicentino e al veronese.
Il panico e il timore di nuove scosse spinge la Protezione civile a disporre all'evacuazione dei malati dall'ospedale di Mirandola, in provincia di Ferrara, e degli ospiti di una casa per anziani a Finale Emilia.

Fonte: Leggo news