giovedì 26 aprile 2012

"VANESSA ERA SOLARE E SI FIDAVA":LA COMMOZIONE DELLE AMICHE SU FACEBOOK


HA CONFESSATO.

ENNA - «Era una bella ragazza: bruna, solare, sempre sorridente. E buona molto buona, e si fidava della gente, forse troppo....». Così in lacrime alcuni amici di Vanessa Scialfa, 20 anni, assassinata, la ricordano davanti al cancello dell'obitorio del cimitero di Enna, dove il corpo della ventenne scomparsa di casa da due giorni è stato portato dopo il ritrovamento sotto un cavalcavia vicino all'ex miniera di Pasquasia. «Non ci possiamo ancora credere», dicono piangendo e abbracciandosi tra loro, provando a darsi coraggio. «Era bella e volenterosa - sottolineano - ma da quando aveva conosciuto il suo fidanzato, Francesco, era cambiata. O meglio la vedevamo poco: lui era geloso e non voleva che frequentasse i suoi vecchi amici, l'aveva chiusa in casa». Vanessa, figlia di un geometra, dipendente comunale e con cinque fratelli, si era diplomata all'istituto artistico, poi aveva interrotto gli studi. E per non pesare economicamente sulla famiglia aveva cominciato a fare dei lavoretti: commessa, barista e altre piccole cose. Era cambiata - dice chi la conosce - dalla scorsa estate, da quando si era interrotta, dopo tre anni, la relazione con il fidanzato storico, per poi mettersi con uno più grande di lei: Francesco Lo Presti, 34 anni, anche lui, come lei, figlio di un dipendente comunale, e anche lui senza un lavoro stabile. Una relazione che aveva dei problemi: «Lui non lo conoscevo bene, ma era geloso - afferma una vicina di casa - lo so perchè litigavano, alcune volte è stata chiamata anche la polizia...».

Nella casa era rimasto il cagnolino di Vanessa, che è stato preso in custodia dai carabinieri. Dopo la scomparsa della ragazza, su Facebook erano sorti cinque gruppi per il suo ritrovamento cui si sono iscritte circa tremila persone. Uno è nato poco fa e si chiama «Solidarietà e partecipazione per l'assassinio di Vanessa Scialfa» ed è aperto con una grande foto di rose rosse. Il padre, Giovanni, aveva postato questo appello per il suo ritrovamento: «A tutti gli amici di facebook,vi prego di diramare questa foto, è mia figlia non abbiamo notizie da martedì 24 Aprile, vi prego di fare più annunci possibili in modo di potere scongiurare il peggio,eventualmente potete chiamare ai numeri qui di seguito ... oppure direttamente ai carabinieri o qualsiasi altre forze dell'ordine. Vi ringrazio tutti per la collaborazione». Ora dopo le notizie sulla sua uccisione sono moltissimi i messaggi di cordoglio sulle pagine Fb. Scrive Carmela Scalisi: «Un grandissimo abbraccio alla famiglia di Vanessa. Speravo in una notizia positiva e invece... Vanessa sei e sarai l'angelo più bello». Lucia Vitale posta: «Non è possibile morire così a 20 anni, povera figlia»


Fonte: Leggo - Il sito ufficiale Leggo

Ragazza uccisa Enna, fermato il convivente: avevano litigato

La giovane forse strangolata e poi gettata da un viadotto
Il padre sul compagno: «Datemelo che lo ammazzo»


MILANO - È stata trovata morta sotto a un viadotto la ragazza di 20 anni, Vanessa Scialfa, scomparsa martedì pomeriggio a Enna. Il suo convivente, Francesco Lo Presti, 34 anni, giovedì mattina aveva raccontato di un litigio, avvenuto proprio martedì, dopo il quale la giovane si sarebbe allontanata da casa senza portare con sè soldi, documenti e cellulare. Secondo gli inquirenti, la ragazza sarebbe stata strangolata, forse in casa, e poi portata nel luogo dove è stata trovata. Nel frattempo gli uomini della Squadra mobile di Enna hanno fermato Lo Presti, dopo averlo interrogato.
SOSPETTO OMICIDIO - Vani, quindi, gli appelli lanciati fin da subito dal padre Giovanni, che ha anche altri cinque figli, via internet e attraverso la trasmissione Chi l'ha visto?. Il corpo sarebbe stato ritrovato sotto a un cavalcavia, il viadotto Morello, lungo la strada statale per Caltanissetta nella mattinata di giovedì e sarebbe stato riconosciuto dagli agenti intervenuti sul posto. Manca però ancora il riconoscimento ufficiale da parte della famiglia. Gli inquirenti ritengono che possa trattarsi di omicidio, vista anche la zona isolata, a circa 15 km dal capoluogo, dove difficilmente Vanessa avrebbe potuto arrivare a piedi.
LE INDAGINI - La pista dell'omicidio appare però la privilegiata. Il corpo della giovane è stato trasportato all'obitorio di Enna, dove si trovano il capo della squadra mobile Giovanni Cuciti, il comandante provinciale dei Carabinieri Baldassare Daidone e il sostituto procuratore Rio. L'agenzia Ansa riporta che Viviana Scialfa sarebbe stata uccisa altrove, forse in casa, e gettata dal viadotto successivamente.
«DATEMELO CHE LO AMMAZZO» - Giovanni, il padre
Un'altra immagine di Vanessa (Facebook/Ansa)
della ragazza, giunto all'obitorio per il riconoscimento della figlia, ha esplicitamente accusato Lo Presti: «Lo avevo accolto in famiglia perchè pensavo che fosse un bravo ragazzo, ma come si fa a uccidere una ragazza per un futile litigio... Datemelo tra le mani che lo ammazzo... Non lo devono arrestare: ci penserò io, con le mie mani...».
 

FRANCA DE PADOVA:CHI SONO????......COSA FACCIO???....E QUALE OBIETTIVO HO??


Queste sono le domande che ognuno di voi potrebbe porsi !!
Sono una Mamma  di due bambini , uno di 12 anni e l'altra una bimbetta nata con" La Sindrome Down " di 9 anni .
Come mamma  "Di una Bimba Speciale " mi sono ritrovata a dover affrontare e lottare per difendere i diritti di mia figlia .
Ho imparato e ancora imparerò ..tanto da mia figlia .  lei mi ha trasmesso la bellezza dei valori umani .
In tutti questi anni mi sono confrontata con una triste e superficiale realtà
Non sempre la disabilità viene accettata
nn bisogna mai arrendersi e nn bisogna mai rinunciare al nostro essere "Donna, oltre che Moglie e Madre "
La famiglia è la prima istituzione oltre alla scuola e lo stato .
"Solo L'Amore " può rendere sicuro e determinato  il nostro bambino
Si dovrebbe viglilare sulla loro vita e sulla loro crescita ,sul loro sviluppo Psicologico accerttandosi che essi ricevano il meglio da tutti noi.......
Nella mia vita ho sempre ragionato per cercare di raggiungere degli Obbiettivi e di solito ci riesco: lottando e non tralasciando nessun dettaglio.L'ho fatto sempre da sola, confrontandomi con semplicità con chi ne poteva sapere più di me e cercando di imparare da loro .Anche il mio avvicinamento ai gruppi è avvenuto con la stessa semplicità, ed anche le cose che sono accadute dopo mi hanno visto sempre pensare e agire allo stesso modo .Non ho obbiettivi di nessun genere se non quelli legati al bene della mia famiglia e ai mie figli comprendendone i fini ultimi !

Autrice: Franca De Padova

Il suo link Facebook: http://www.facebook.com/profile.php?id=1534071698&sk=friends#!/profile.php?id=100001668590378

ENNA UN'ALTRA RAGAZZA CHE NON CE L'HA FATTA...


È stata trovata morta la ragazza di 20 anni, Vanessa Scialpa, scomparsa due giorni fa a Enna. Il convivente della giovane stamane aveva raccontato di aver avuto una lite con Vanessa nella tarda mattinata di martedì scorso. La ragazza nel pomeriggio - secondo il racconto dell'uomo - avrebbe lasciato l'abitazione dove i due vivevano. Il corpo sarebbe stato trovato in provincia di Enna. Gli investigatori, che per ora mantengono il più stretto riserbo anche perchè il cadavere non sarebbe stato riconosciuto ufficialmente, ipotizzano si tratti di omicidio. Nessuno conferma ma ad Enna si è sparsa la voce che nell'ambito dell'indagine ci sarebbe una persona fermata.

Morti in carcere, dati choc: 20 negli ultimi 4 mesi


PADOVA. Negli ultimi 4 mesi, 20 detenuti si sono tolti la vita in carcere, mentre nel complesso, sono 57 le morti avvenute in cella dall’inizio dell’anno. Questo sta a significare che tra le sbarre  avviene mediamente, un suicidio ogni 5 giorni ed un decesso ogni due. Sono questi  i dati riscontrati da un primo bilancio del 2012 e forniti da un’indagine condotta dall’ Osservatorio permanente delle morti in carcere.
I CASI. L’età media dei detenuti morti è di 35 anni tra cui 6 stranieri e 14 italiani. L’ultimo caso è quello di un giovane serbo, Davor Breltic che ha tentato il suicidio la scorsa settimana impiccandosi con un lenzuolo e morto pochi giorni fa dopo esser stato ricoverato nell’Ospedale Civile di Brescia. Il detenuto più giovane che si è tolto la vita invece si chiama Alessandro Gallelli, ventunenne impiccatosi con una felpa presso il carcere di San Vittore a Milano. Ma sono tante le storie di disperazione tra le celle italiane, tra cui quella di un giovane ventisettenne definito dall’ Osservatorio “vittima di una legge svuota-carceri” , che si è ucciso con una coperta nella questura di Firenze, dopo essere stato arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. È stata considerata invece “vittima della legge Bossi-Fini sull’immigrazione”, Alina Diachuk trentunenne che all’espulsione ha preferito uccidersi lo scorso 16 Aprile, strangolandosi con una felpa presso il Commissariato di Villa Opicina, frazione di Trieste.
L’ALLARME. I dati  emersi sono davvero allarmanti e preoccupanti  se si pensa che dal 2000 ad oggi sono 712 detenuti che si sono tolti la vita con la media di 58 ogni anno. In totale, in questo arco di tempo, ammontano a  1990  le morti tra le sbarre Italiane. In Turchia invece, dove sono rinchiusi più di 100 mila detenuti,  nello stesso periodo, i decessi in carcere non superano i 1000. Questi dati, sempre secondo l’Osservatorio permanente, dovrebbero far riflettere sulle condizioni  penose in cui riversano i carceri del nostro Paese.

di Sabrina Rufolo

Meno di mille euro al mese. Cosi' vive la meta' dei pensionati


Roma, 26 apr. - Un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro: e' quanto si evince dai dati Istat, che ha oggi fornito le cifre sul sistema previdenziale. Quasi un pensionato su 3 inoltre percepisce tra i 500 e i 1.000 euro, e c'e' inoltre il 14,4% il cui assegno e' inferiore a 500 euro.
Piu' in generale, nel 2010 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 258,4 miliardi, e' aumentata dell'1,9% rispetto all'anno precedente; in diminuzione, invece, risulta la sua incidenza sul Pil (16,64% a fronte di un valore di 16,69% registrato nel 2009). Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,9%, quelle di invalidita' il 4,5%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l'1,7%.
  Il 47,9% delle pensioni e' erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,6% nel Mezzogiorno.
In totale i pensionati sono 16,7 milioni e percepiscono, in media, 15.471 euro all'anno. Il 14,4% dei pensionati riceve meno di 500 euro mensili; il 31% (5,2 milioni di individui) un importo tra 500 e 1.000 euro, il 23,5% tra 1.000 e 1.500 euro e il restante 31,1% piu' di 1.500 euro. Il 67,3% dei pensionati percepisce una sola pensione, il 24,8% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,4% e' titolare di quattro o piu' pensioni. Secondo i calcoli del Codacons, dal 1993 ad oggi il potere d'acquisto di chi percepisce una pensione medio/bassa e' calato di oltre il 50%.
"I pensionati italiani si confermano i piu' poveri d'Europa - spiega il Presidente Codacons, Carlo Rienzi - A pesare e' soprattutto la pressione fiscale, che nel nostro paese resta elevatissima, mentre altri paesi europei non prevedono alcuna tassazione sulle pensioni. A peggiorare la situazione le ultime misure introdotte in Italia, che hanno determinato un aumento dei prezzi e delle tariffe e una conseguente perdita del potere d'acquisto, gia' crollato negli ultimi anni.
Basti pensare che dal 1993 ad oggi il potere d'acquisto di chi percepisce una pensione medio/bassa e' calato di oltre il 50%".

Fonte: http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201204261421-ipp-rt10109-un_pensionato_su_2_vive_con_meno_di_1_000_euro

Bimba disabile "adottata" dall'ospedale


I primi quasi mille giorni della sua vita li ha passati in ospedale. Ogni volta che apriva gli occhi vedeva il primario Edoardo o l’infermiera Simona che le sorridevano. Sono stati loro i genitori “adottivi” che hanno cresciuto nella corsia di un ospedale di Livorno questa bambina abbandonata dai genitori perché disabile.
Era il 2009 quando una coppia di giovani nomadi poco meno che ventenni diede alla luce la loro prima bambina. Vivevano di carità e non erano in grado di prendersi cura di lei perchè affetta da una grave forma di cerebropatia genetica. Da lì la decisione di lasciarla in ospedale. Da quasi due anni e mezzo la vita della bambina è trascorsa tutta dentro un lettino di una stanzina d’ospedale dove medici e infermieri le fanno compagnia coccolandola e portandole giocattoli.
“Il padre ogni tanto viene a trovarla quando si trova a Livorno”, ha raccontato a La Repubblica il primario Edoardo Micheletti, uno dei medici-padri della bambina. “Vuole sapere come sta anche se non chiede mai di vederla”. La permanenza in corsia è dovuta a problemi burocratici legati all’incerta cittadinanza e alla difficoltà a rintracciare i genitori. Ora però una famiglia è disposta ad adottarla e in ospedale si attende il verdetto di un tribunale di Firenze.
Certo chi si prenderà cura di lei dovrà assicurarle un’assistenza adeguata dal momento che è anche tracheotomizzata. Intanto la bambina resta nel lettino, guarda i sorrisi di medici e infermieri. E se la burocrazia andrà per le lunghe si prepara a festeggiare il suo terzo compleanno in ospedale.

Fonte: http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/articoli/1044256/bimba-disabile-adottata-dallospedale.shtml

Cervelli in fuga: Milano investe 400 mila euro per farli tornare


Su 1.300 cervelli in fuga intervistati, l'80% ha lasciato l'Italia perché non c'è meritocrazia. In cantiere: bando per le migliori imprese e "welcome talents", sportello per aiutarli a orientarsi nella burocrazia italiana
  • "Fuga di cervelli", Istat: il 7% dei dottori va all'estero Il 7% dei dottori di ricerca italiani preferisce ancora l'estero all'Italia. È quanto emerge da una ricerca condotta dall'Istat a proposito della mobilita' dei dottori, sia interna che verso 'oltre confine'. Sono 1.295, su oltre 18.000, quell...
  • Cervelli in fuga: uno su tre ha intenzione di tornare Sondaggio tra 1.200 italiani all'estero realizzato dal Comune di Milano e da Italents. L'80% degli intervistati afferma che ha lasciato l'Italia perché nel nostro Paese manca la meritrocrazia e non c'è trasparenza negli avanzamenti di carriera
  • Dalla Fondazione con il Sud oltre 3 milioni di euro contro la fuga di cervelli Dai biosensori alla cura del neuroblastoma. Finanziati 5 progetti tra Napoli e Bari per valorizzare giovani talenti e far rientrare ricercatori. Obiettivo: “Consentire a giovani con alto potenziale di trovare opportunità di lavoro qualificato al Sud”
  • Terzi: "Mobilità dei talenti invece di fuga dei cervelli" Roma - In Italia bisogna sviluppare la "mobilita' dei talenti piuttosto che la fuga dei cervelli". Il cambio di passo culturale e' suggerito dal ministro degli Esteri, Giulio Terzi, a margine dell'incontro sulla scienza che si e' tenuto alla Farnesi...
Fonte:  http://www.redattoresociale.it/DettaglioNotizie.aspx?idNews=392333

L’ Italia dei “sempre giovani”


Quando si parla di giovani la prima cosa che si dovrebbe chiarire è che cos’è un giovane. In Italia si dà del giovane a tutti, fino ai quarant’anni e oltre. Giovane è sinonimo di tizio in attesa di qualcosa; che so, un lavoro, il successo, una casa tutta sua, la sostituzione (o la morte) dell’anziano che lo precede in carriera. Aspettando aspettando, i giovani invecchiano, ma non è detto che crescano. Un esempio? In Italia si era formata una decina di anni fa una coraggiosa e meritoria organizzazione dei Giovani Dirigenti della Pubblica Amministrazione. Volevano cambiare il mondo, cominciando con lo svecchiare il loro. Ebbene, dopo dieci anni quei giovani sono diventati non più giovani, con il blocco del turn-over nuovi giovani dirigenti non ne sono arrivati, e così la ex Associazione Giovani Dirigenti della Pubblica Amministrazione si è trasformata ufficialmente in Associazione Dirigenti della Pubblica Amministrazione, e addio Giovani. Volete un altro esempio: il gruppo di VeDrò, messo insieme dal sempre giovane Enrico Letta. Bene, quando nacque associava per statuto solo trentenni di belle speranze, ora è stato modificato lo statuto perché sono tutti diventati quarantenni.

ATTENZIONE ALLA RETORICA – Lo dico per mettere in guardia dalla retorica sui giovani che tanto abbonda in Italia. Si sostiene per esempio che il problema principale dei nostri giovani è la disoccupazione. È vero, ma non del tutto vero. Nel senso che in tutti gli altri paesi europei, con l’eccezione della Germania, ci sono molti più giovani disoccupati che da noi. Infatti la disoccupazione si calcola in percentuale sul numero dei giovani ”attivi”, che hanno cioè un lavoro o lo stanno cercando, e vista così sembra altissima: uno su tre. Ma rapportata all’intera platea dei giovani, anche a coloro che non hanno un lavoro né lo cercano, i disoccupati sono appena 1 su 14, cioè il 7,1%. Dunque l’anomalia dell’Italia – come ha efficacemente sintetizzato Luca Ricolfi, lo studioso a cui si devono questi calcoli rivelatori – “non è che i suoi giovani non trovano lavoro, ma che non lo cercano”. E infatti il vero primato italiano è nel numero dei giovani totalmente “inattivi”, che cioè non lavorano, non studiano, né stanno apprendendo un mestiere (i famosi Neet: Not in Education, Employment or Training).

RIPARTIAMO DAL WELFARE – Vuol dire che le cose stanno meglio di quanto ci dicono i media? No, vuol dire che le cose stanno molto peggio. E vuol dire che tutte le risorse pubbliche che abbiamo andrebbero concentrate e indirizzate in un sistema di Welfare disegnato per spingere i nostri giovani al lavoro: prepararli, formarli, accompagnarli nei periodi di disoccupazione per portarli il più presto possibile a una nuova occupazione. Invece di pagare la gente perché non lavori (cassa integrazione), pagare la gente perché lavori (sussidi universali e formazione permanente). Vuol dire mettere fine all’illusione che la laurea dia diritto a un lavoro, soprattutto quando è una laurea che vale poco in un ateneo che vale poco. Significa dire con onestà ai nostri figli che non potranno avere la vita facile che hanno avuto i padri, e che dovranno sudarsela se vogliono far meglio di loro. E subito dopo dispiegare tutta la potenza dello Stato sociale per aiutarli a superare lo choc e a cominciare finalmente la loro vita.

di Antonio Polito editorialista de “Il Corriere della Sera”