domenica 20 maggio 2012

Abusi sessuali sui minori: sono 364 i casi in Italia. Nucleo familiare e internet i principali epicentri



Tra il 1° gennaio 2008 e il 31 dicembre 2010, il Centro Nazionale di Ascolto di Telefono Azzurro è intervenuto complessivamente 9.065 volte. Gli episodi sono stati segnalati sul territorio nazionale: i casi relativi a situazioni di abuso sessuale sono stati 364.
Questi i dati del Dossier Pedofilia 2011 a cura di Sos il Telefono Azzurro Onlus. A Benevento, questa mattina, al Convitto Nazionale ‘Giannone’, si è tenuto un convegno dal titolo “Abusi sui minori: dati e prevenzione”. Moderato dall’ avvocato Alessia Nanni, l’incontro ha toccato due sfumature dell’abuso su minori: quello in ambito familiare e quello su internet. Sono stati poi delineati i danni, essenzialmente psicologici, che gravano sulla vittima, e tutti gli strumenti di prevenzione da parte dei servizi sociali e del Tribunale Minorile.
In un contesto per la maggior parte femminile, al convegno ha partecipato un discreto numero di interessati. “Non si può trattare – ha detto Nanni – solo di un discorso culturale. Abbiamo avuto casi che hanno riguardato famiglie del medio ceto sociale. Si tratta, invece, di perversione, di una mentalità malata, propria non solo degli uomini, ma in una percentuale più ridotta anche delle donne”.
L’aspetto della pedopornografia è stato affrontato in maniera tecnica da Giuseppe Orlacchio della polizia postale di Benevento. “La produzione di materiale di tal genere – ha spiegato – avviene in quei paesi, Sud America, Asia dell’Est, in cui il turismo sessuale viene tollerato perché fonte di guadagno. E’ diffuso tramite i siti per adulti con sezioni riservate, lo scambio privato e tramite i siti civetta, dedicati apparentemente ad altri argomenti.
Il video pedopornografico ha natura amatoriale: è, rispetto ai video per adulti, meno sofisticato. Comincia con le scene più dolci e ingenue, la bambina che dorme abbracciando l’orsacchiotto, per poi continuare con quelle sessuali in ambito domestico. I reati che noi di Benevento affrontiamo in maniera prevalente sono: pedopornografia, bullismo e sexting (quando i ragazzini si filmano in atteggiamenti sessuali)”.
Orlacchio ha quindi spiegato in cosa consiste l’intervento della polizia: “Tracciamo i file e le connessioni per individuare i titolari e quindi i pedofili. Uno degli strumenti più efficienti è anche la simulazione di acquisto di materiale pedopornografico”. L’intervento deve essere poi coordinato a livello nazionale, per colpire tutti i file e tutti i materiali, senza far girare la voce e permettere di nascondere prove.
Si è poi discusso anche dei danni sui minori e dei possibili ‘rimedi’: Lucia Sarno, psicologa e psicoterapeuta, ha delineato i cinque tipi di abuso sessuale.
1- Coinvolgimento del bambino in relazioni sessuali da parte del genitore (incesto); 2 – sfruttamento a scopo di gratificazione sessuale da parte di un conoscente; 3- violenza occasionale da parte di estranei; 4- prostituzione; 5- pedopornografia.
Le reazioni dei minori cambiano in relazione all’età, alla gravità dell’abuso (‘sola’ molestia o rapporto completo),  sostegno della vittima, esperienze di vita. I disturbi possono essere sensi di colpa, ansia, timidezza, difficoltà di apprendimento, bassa autostima, problemi sessuali…
Naturalmente ruolo fondamentale rivestono i servizi sociali, anche e soprattutto in una fase preventiva. La dirigente del settore Servizi Sociali del Comune di Benevento, Annamaria Villanacci, ha spiegato l’attività portata avanti e gli strumenti di cui dispone l’Ente.
“L’educativa domiciliare – ha dichiarato Villanacci – consiste nell’ingresso dei nostri operatori nelle dinamiche familiari. Se ciò non arreca risultati si prosegue all’affido familiare, in quei casi di difficoltà dovuti a precarie situazioni economiche, tossicodipendenza. Gli affidatari vanno individuati prima tra i parenti fino al IV grado e poi all’esterno. L’obiettivo è il rientro nella famiglia d’origine, ma spesso non accade e il tribunale procede all’affido giudiziario”.
Rosanna Pane, ordinario di Istituzioni di Diritto Privato all’Università degli Studi del Sannio, poi ha incentrato il suo discorso sulla figura del minore nel divorzio o nella separazione dei genitori, anche per le famiglie di fatto.
“Gli articoli 29 e 30 della Costituzione –ha asserito Pane -, riconoscono alla famiglia una funzione educativa, non un potere, ma un diritto-dovere indirizzato esclusivamente al minore”. E’ nella fase di separazione che essa spesso viene meno. “Richard Gadner – ha proseguito la docente – ha spiegato che la separazione comporta la sindrome da alienazione parentale: i figli diventano oggetto di contesa dei genitori. Arrivano a schierarsi dalla parte di quello convivente e addirittura a rifiutare l’altro. Ciò comporta difficoltà di crescita, immaturità del bambino, difficoltà a relazionarsi. Così, se la giurisprudenza all’inizio prevedeva l’affidamento esclusivo, è giunta con il tempo a ritenere più ottimale un affidamento condiviso. Questo momento di rivoluzione ha dato però pochi risultati: innanzitutto perché la cultura sociale non è pronta in quanto si tende ancora a trovare il colpevole e non il rimedio. Inoltre il legislatore tende ad affidare la materia al giudice ordinario e non a quello minorile, creando difficoltà nei confronti di tale problematica”.

Fonte: http://www.ilvaglio.it/cronaca/abusi-sessuali-sui-minori-364-i-casi-in-italia-nucleo-familiare-e-internet-sono-gli-epicentri/

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