venerdì 18 maggio 2012

Parto sbagliato, nasce cieca e disabile L’Usl risarcisce 1,5 milioni di euro



Il ginecologo aspetta troppo tempo per eseguire il taglio cesareo provocando alla nascitura una «asfissia cerebrale grave» che l’ha resa per sempre invalida. A dieci anni di distanza, l’Usl 7 ha risarcito i famigliari della piccola con un milione e mezzo di euro, dopo una causa civile che si è protratta per oltre cinque anni. Sotto accusa per grave errore medico, il ginecologo che quel giorno dell’ottobre 2002 aveva assistito la madre della piccola durante il travaglio. Un parto che si prospettava sereno quello della donna, dopo una gravidanza tranquilla e senza problemi. «Ma il travaglio si è improvvisamente complicato e il medico - secondo l’accusa dei genitori -, invece che ricorrere tempestivamente al taglio cesareo, aveva preferito protrarre i tentativi per far nascere la piccola per via vaginale, senza rendersi conto che il feto stava presentando una sofferenza fetale acuta a causa della grave asfissia provocata dal mancato afflusso di sangue al cervello».
Alla fine il medico aveva allertato la sala e, lui stesso, in pochi minuti aveva eseguito il cesareo. La nascitura però, ha subito un danno cerebrale irreversibile che le ha provocato la totale inabilità. La piccola è infatti tetraplegica e cieca, e ha bisogno di assistenza 24 ore su 24. La causa civile è iniziata nel luglio del 2007, ed è andata avanti per cinque anni con perizie e controperizie l'esito delle quali non lascia dubbi: «Da parte dell’ostetrico vi fu un ritardo di attivazione della sala operatoria, ritardo che può aver causato il protrarsi della asfissia "acuta" neonatale ». Un ritardo che, secondo i genitori della piccola e dei suoi legali Giacomo Caldart e Stefano Arrigo, va imputato ad errore del ginecologo che seguì il parto: il tempestivo ricorso al taglio cesareo avrebbe, con ogni probabilità, evitato la «sofferenza fetale acuta ». Una causa civile difficile per la famiglia, per le pesanti implicazioni psicologiche che ha comportato e che si è conclusa, a pochi giorni dall’ultima udienza, con un accordo tra i genitori della piccola e l’assicurazione dell’Ulss 7. «Non c’è somma che possa adeguatamente risarcire danni di questa portata e di questo genere - commenta l'avvocato Caldart -. La piccola, che oggi ha quasi dieci anni, viene amorevolmente accudita dalla mamma e dal papà, ha frequentato la scuola di infanzia, risponde con il sorriso a qualsiasi stimolazione uditiva e sonora. E’ una bella bambina, affettuosa e dolce. Ma non potrà mai, purtroppo, parlare, giocare, studiare e vivere come gli altri suoi coetanei».
Milvana Citter

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