giovedì 31 maggio 2012

Roberta e l’ultimo sms: il gruppo di mamme che non vuole arrendersi

Roberta Ragusa. La donna sparita e i sospetti delle amiche


Giardinetti di via Abba, alle cinque della sera l’orrore sembra lontano. Bambini che strillano indemoniati, madri che chiocciano nei paraggi. Lei, quell’ultimo sms letto e riletto dai carabinieri, ce l’ha ancora in memoria sul cellulare: « Ciao Robi, come stai dentro e fuori? ». Gliel’ha spedito sabato 14 gennaio: a quell’ora la sua amica Roberta Ragusa era già sparita, forse già morta. E questa parrebbe una storia semplice, con un filo.

Seguendo quel filo, mamme testarde cercano una mamma inghiottita dal nulla in una notte d’inverno, a dieci minuti di macchina da queste aiuole e da questi scivoli; svanita verso la mezzanotte di venerdì 13 gennaio, mentre al Giglio s’arenava la Costa Concordia; dissolta come neve al sole dalla sua casa di via Ulisse Dini, sotto il naso del marito, dei figli, dei suoceri, dei cognati, tutti addormentati – dicono – in quel compound di quattro palazzine e campi annessi alle porte di Pisa che è il possedimento della famiglia, la roba. Aveva addosso solo un pigiamone rosa, niente soldi né documenti: nessuno va via così. Sicché in questa storia semplice c’è un sospettato naturale, l’unico indagato per omicidio e occultamento di cadavere, il marito, Antonio Logli, detto lo Stempiato , copione banale di mezza età: matrimonio in crisi, amante ventottenne, Sara, carina, emotiva, torchiata dagli investigatori; racconto zoppicante, quello di Antonio: si sveglia alle sette meno un quarto del mattino e, puf, scopre che la moglie non è a letto. Ma i copioni banali e i racconti zoppicanti vanno guardati con cautela, si fa presto a dare del mostro a chi non ci è simpatico.

Le mamme di Pisa l’hanno già bell’e condannato, il Logli. Lei, la testimone dei giardinetti, è una di loro. In città molti sanno chi è, ma in tv è apparsa schermata, chiede discrezione, spiega che il Logli «aveva i suoi impiccini», insomma, «un interesse economico». In questa storia semplice c’è una coincidenza che mette i brividi. Martedì 10, moglie e marito s’arrampicano su una scala per riporre nel soppalco gli addobbi di Natale. Lui le cade addosso, quasi l’ammazza, lei batte la testa, si fa medicare un grosso ematoma. Di quel giorno scriverà sul diario una parola eccessiva per un incidente domestico: « tragedia! ». Alle amiche fa capire che forse Antonio le è caduto addosso di proposito. «Era molto arrabbiata con lui, s’è sfogata», dice ancora la mamma di via Abba; da qui quel « come stai dentro e fuori? » nel messaggino. Quando sabato 14 Antonio denuncia la sparizione della moglie, mette bene in evidenza la caduta e la botta in testa di quattro giorni prima: certo, Roberta poteva essere ancora confusa, essere uscita in trance da casa, essere caduta in uno dei cento crepacci che circondano Gello, la frazioncina di San Giuliano Terme dove vivono i Logli. Nessuno ci crede. Peggio: la spiegazione del marito apre la porta a sospetti ulteriori. Premeditava il delitto? O la falsa caduta era addirittura già un tentativo di omicidio?

Cautela, ci vuole ancora una volta cautela. Di sicuro qui c’è da raccontare la storia di una moglie umiliata, il resto è tutto da dimostrare. Certo Roberta Ragusa sapeva ormai molto delle infedeltà di Antonio, Sara non era l’unica: «Io gli sto addosso, non mi fido più. Lui me le fa sotto il naso. Dovrei stare pure zitta?». Così si lasciava andare con le amiche. Quelle che hanno fatto fiaccolate per lei. Mamme che adesso animano l’associazione Per Roberta , di cui è presidentessa Benedetta Partini, con lo scopo di tenere alta l’attenzione sul caso. «Roberta aveva capito, soffriva da mesi», dicono. «Si sentiva inadeguata per non essere riuscita a tenere unita la famiglia, non se lo perdonava», aggiungono, tuttavia. E questo potrebbe lasciare campo all’ipotesi del suicidio. Ma quanti suicidi si preoccupano di far sparire il proprio corpo?

Si torna dunque sempre quaggiù, nel piccolo borgo di Gello raggrumato attorno al nulla di via Dini. La cittadella dei Logli è protetta da mura bianche e inferriate. Il patriarca, Valdemaro, papà di Antonio, ha a lungo sostenuto di attendere «il ritorno di Roberta». Per capire quanto contino le donne di casa, basta guardare il citofono: i nomi degli uomini in maiuscolo, quelli delle mogli sotto, quasi invisibili in corpo tre. Eppure Roberta, bella e tosta, contava. Vent’anni prima era entrata da cliente nell’autoscuola di famiglia, la Futura , che sta nell’ultima palazzina del compound . Sposando Antonio, ne era diventata mezza padrona, metà delle quote erano sue e, pare, anche la casa le era stata intestata forse per ragioni fiscali. Per molti, scoperta l’infedeltà, aveva minacciato un divorzio economicamente doloroso. L’amante, Sara, era entrata in casa sette anni prima come babysitter, poi Antonio gliel’aveva piazzata accanto in autoscuola: lui la chiamava tutte le sere, l’ultima telefonata di quella sera maledetta è di mezzanotte e undici minuti. Roberta l’aveva sorpreso in un momento sbagliato? Congetture. Come i graffi sul collo che Roberta aveva qualche settimana prima di sparire. Chi glieli aveva fatti? C’erano altri problemi precedenti in famiglia? Due figli minori, un ragazzo di 15 anni e una bambina di 11, impongono ulteriore prudenza e riserbo: parole vuote, quando una storia finisce nel circo mediatico dei gialli tv. Sull’onda della suggestione, ogni settimana avvistano Roberta ovunque, l’ultimo abbaglio è a Miami. Sull’onda della logica, i carabinieri continuano a ronzare attorno a casa Logli. Quando, giorni fa, hanno rovistato di nuovo nel pozzo e nei campi di famiglia, la gente di Gello faceva il tifo. La sentenza, per le mamme di qui, è già scritta.

Fonte: Corriere Della Sera

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