sabato 26 maggio 2012

Un metodo che si occupa dei bambini con fratelli disabili



In Italia le persone disabili che vivono in famiglia sono quasi 3 milioni, pari al 5% della popolazione. La nascita di un figlio con disabilità è un carico emotivo, di sofferenza e responsabilità che condiziona profondamente le dinamiche interne della famiglia. In questa contesto, i fratelli sani sono costretti ad adattamenti difficili. Spesso si ritrovano soli a gestire violenti conflitti interni: gelosia, rabbia, paura, unite ad un legame intenso verso il fratello disabile. Chi pensa realmente alle difficoltà di questi figli?

Il metodo CaroAnto 1. Esistono fondazioni, corsi e metodi di aiuto per le famiglie, intese in senso lato o, più specificamente, per i genitori. Ma i fratelli delle persone disabili vengono inglobati in generiche forme di soccorso e non è facile conoscere degli specifici centri d'aiuto per queste persone, che hanno particolari e precise difficoltà, condivisibili spesso  soltanto con altri fratelli di portatori di handicap. E invece, tra i più interessanti, si stanno diffondendo, a Roma e nelle Marche, il centro e il metodo CaroAnto, nati con il preciso scopo di  osservare, ascoltare, venire in soccorso delle  difficoltà e dei disagi dei fratelli dei bimbi disabili, figli anche loro, ma spesso troppo responsabilizzati da necessità solo in apparenza più urgenti.

Precocemente adulti. "A noi fratelli di ragazzi disabili viene spesso dato fin da piccoli un ruolo adulto, il che crea involontariamente molte paure e preoccupazioni - spiega la psicologa Carolina Amelio, l'ideatrice e la responsabile del centro e del metodo CaroAnto, lei stessa sorella di un ragazzo disabile - Spesso abbiamo paura di causare ancora più problemi in una famiglia già enormemente preoccupata; così, tentando di essere maturi a un'età troppo giovane, rischiamo di diventare degli adulti difficili. Cerchiamo di accelerare il processo naturale di crescita e, anche quando abbiamo dei genitori che ci amano e rispettano, le nostre paure e le nostre preoccupazioni persistono. Cresciamo avendo i nostri fratelli "speciali" costantemente in mente".

E si accumulano silenzi. Le difficoltà concrete e psicologiche di avere un figlio disabile, spesso fanno "rimandare" le difficoltà dei fratelli di quei bambini. Questo è un dato di fatto naturale: difendere principalmente il figlio non del tutto indipendente, qualunque sia il grado e il livello del suo handicap. I genitori di figli disabili tentano di venire incontro ai problemi dei figli disabili in maniera piuttosto istintiva e sono spesso sostenuti da psicologi, neurologi e psichiatri che dovranno pagare di tasca propria, dal momento che lo Stato non dà quasi alcun aiuto a queste famiglie.  E intanto, spesso accade che i fratelli dei figli con handicap, accumulino silenzi, rinunce, imbarazzi, sensi di colpa, che possono rivelarsi fatali per le loro personali vite future e per i loro rapporti interpersonali.

L'ideatrice del metodo. CaroAnto è stato ideato da Carolina Amelio una laureata in Psicologia presso l'Università Hunter College di New York, ha conseguito la Specializzazione in Psicologia Clinica presso The City College University di New York ed esercita un Counseling di sostegno individuale, familiare e di gruppo. "Gli studi che ho fatto mi hanno aiutato a personalizzare gli approcci e le tecniche psicologiche per poter venire incontro ai bisogni dei miei pazienti, ma il metodo nasce dal mio vissuto personale - afferma ancora Carolina Amelio - I genitori di ragazzi disabili sono le persone più studiate, ma l'esperienza dei fratelli dovrebbe essere ascoltata maggiormente sia dai genitori che dai professionisti, perché anche loro hanno silenziosamente dato un grosso contributo alla crescita di questi fratelli "speciali" e, se spronati, avrebbero tante cose da dire".

L'obiettivo principale. E' quello di facilitare l'introspezione personale, le relazioni tra fratelli e le dinamiche familiari in presenza di un bambino diversamente abile. L'organizzazione dei corsi è divisa tra genitori e fratelli "normali". Per i genitori, il percorso studiato da Carolina Amelio è capire, individuare e proteggere. Capire le dinamiche emotive e  di relazione che si instaurano  tra i nostri figli non disabili rispetto ad un fratello con disabilità. Individuare i bisogni di ogni membro della famiglia, tenendo conto del ruolo che questo ricopre all'interno della stessa. Proteggere i genitori stessi, affinché imparino a scegliere un sostegno adeguato per dare spazio alle loro stesse emozioni e per affrontare con consapevolezza il mondo esterno;  proteggere anche i figli non disabili, insegnando loro ad affrontare lo sguardo a volte indiscreto e indagatore del mondo circostante (parenti, amici, insegnanti, coetanei).

Esprimere emozioni nascoste. Per i fratelli dei portatori di handicap, il metodo è ancora più organizzato. Prima di tutto, si cerca di far loro esprimere le emozioni più nascoste, ma senza forzarli, per avere la possibilità di conoscere il loro stato d'animo e quindi cercare di aiutarli dove necessario. Si passa, poi, al tentativo di annullare i sensi di colpa che spesso vivono e che sono la causa del loro disagio. Soltanto così potranno sconfiggere la paura della disabilità o malattia del loro stesso fratello. L'ultimo e fondamentale passo per venire incontro alle esigenze di questi figli "normali", è aiutarli a fortificarsi per imparare a difendere loro stessi e, eventualmente, il proprio fratello disabile. I corsi per i fratelli sono aperti a partire dai 5 anni e divisi in fasce di età: 5-10 anni; 11-16 anni; 16-21 anni; dai 21 anni in poi.

Quando e quanto costa. I corsi si svolgono una volta al mese, costano 30 euro l'uno, e si  tengono  presso il Centro CaroAnto di Roma, Via Siro Conti 61 e di Osimo (Ancona), in Via San Filippo 11. Un altro esempio interessante di lavoro sulla questione, è un libro-ricerca utile per  comprendere i molteplici aspetti del problema disabilità, scritto da di Chiara Gottardi, assistente sociale della Provincia di Trento. "I fratelli di persone disabili. Ricerca sui loro vissuti personali e sul loro ruolo d'aiuto" (2005) è pubblicato da una piccola casa editrice del Trentino, la Antolini Centro Stampa di Trento, e si è rivelato di grande interesse da parte delle famiglie, e soprattutto dei fratelli, che vivono la disabilità. Quello che si è cercato di far emergere da questa indagine è come i fratelli di persone con handicap possano essere delle importanti risorse non solo per la famiglia e per il disabile, ma anche per gli operatori che lavorano nel sociale.

Fonte: la Repubblica

   

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