giovedì 7 giugno 2012

IL PADRE DI MELISSA: "PENA DI MORTE? HA GIÀ 68 ANNI...". MADRE IN SILENZIO




La forza di due genitori, annichiliti dal dolore ma capaci, con grande dignità, di parlare davanti a decine di microfoni, telecamere e giornalisti. Oggi Massimo e Rita Bassi, i genitori di Melissa, hanno dimostrato tutta la loro forza, insieme, ma in due maniere diverse: lui rispondendo, nonostante il dolore, alle domande; lei presentandosi in pubblico per la prima volta dopo il lungo ricovero in seguito al malore del giorno dell'attentato.
Rita non ha mai parlato, occhiali scuri, giacca nera, sguardo sempre rivolto verso il basso. Alla fine il marito, dopo averla abbracciata, l'ha portata via dallo sguardo indiscreto delle telecamere. «Come faccio ora ad andare avanti?», ha ribattuto Massimo a un giornalista: «Trovo la forza in mia moglie, pensando a Melissa».
Nell'aula consiliare del Comune di Mesagne, con il sindaco Franco Scoditti e l'avvocato Fernando Orsini, Massimo e Rita si sono seduti al tavolo della presidenza. Davanti a loro microfoni, telecamere e giornalisti. Nel loro cuore un sentimento forte: «Giustizia è fatta», ha detto Massimo con voce bassa e visibilmente provato dall'emozione. Nessun messaggio invece per Giovanni Vantaggiato, il reo confesso dell'attentato che ha causato la morte della figlia: «Non voglio dirgli niente, non voglio incontrarlo, per me non esiste», ha ripetuto Massimo. Ma in casi come questi sarebbe necessaria la pena di morte? «A che serve? Lui ha già 68 anni». Non parla di perdono, la famiglia Bassi, non vuole pensare a quell'uomo: «Lui e solo lui - ha aggiunto Massimo - sa quello che ha fatto, e perchè lo ha fatto».
Con il fermo di Vantaggiato «abbiamo sentito la voce dello Stato», ha sottolineato l'avvocato Orsini, ringraziando forze dell'ordine, magistrati e anche i giornalisti. Stesso pensiero espresso da Bassi: «Tutti ci sono stati vicini». E ora? Massimo innanzitutto lancia un «forte abbraccio» alla famiglia di Veronica (la ferita più grave dell'attentato) e alle altre ragazze coinvolte. Poi Massimo si lascia andare a un pensiero su quell'uomo che «non è un padre. In questi 20 giorni ho pensato a tutto, so che la criminalità non fa queste cose, ma mai potevo immaginare che questo 'fattacciò fosse opera di un padre di famiglia. So che ha dei figli, anche un nipote. Come ha fatto a mangiare con la sua famiglia e, magari, anche a parlare con loro di questa vicenda? Ma lui non è un padre, è solo uno che ha spezzato la mia famiglia ma ha anche spezzato la sua famiglia». I microfoni vengono tolti. La luce rossa delle telecamere si spegne e i giornalisti lasciano Mesagne, ma il dolore di due genitori, abbracciati nella tragedia, non avrà mai fine.

Fonte: Leggo

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