sabato 2 giugno 2012

Scomparsa di Roberta Ragusa, ecco il dossier della criminologa: "Il caso rischia di essere dimenticato"



Ormai sono 140 giorni (ovvero ben 20 settimane) che di Roberta Ragusa non si hanno più notizie. In questi giorni è stato ultimato i lavoro svolto dalla criminologa Imma Giuliani e dallo psicologo Fabrizio Mignacca per conto dell’associazione «Per Roberta», che hanno a lungo ascoltato le testimonianze di numerose amiche della contitolare dell’autoscuola «Futura». Il lavoro sarà consegnato il 12 giugno al sostituto procuratore della Repubblica Aldo Mantovani, il magistrato che dirige le indagini.
«Si tratta — spiegano gli autori — di una relazione volta all’organizzazione delle diverse ipotesi valide e, attraverso l’analisi delle dinamiche relazionale di Roberta Ragusa, in grado di fornire un quadro completo della vicenda. Infine sarà fondamentale porre delle domande concrete su un piano investigativo rispetto alle piste più probabili. Un lavoro di profilino su un piano vittimologico. Quando scompare qualcuno è prassi comune affermare che non c’erano motivi che portassero alla scomparsa, che era tutto normale, tutto andava bene. Evidentemente non è così».
«Nel caso di Roberta — proseguono — , è normale avere dubbi su comportamenti all’apparenza ambigui, che magari hanno una spiegazione semplice e che sottendono proprio a una relazione che non c’è più, a un sentimento che si è spento e che porta a un’apparente freddezza. L’unica certezza è che una donna è scomparsa. Eppure è chiaro che diventa inutile sapere perché è scomparsa. Sappiamo per certo da cosa è scomparsa. Su questo dobbiamo interrogarci. Ma il problema più grande è un altro: la seconda scomparsa che Roberta oggi può subire. Essere l’ennesimo nome che viene archiviato nella lista di chi non c’è più. Perso tra le carte il nome Roberta Ragusa rischia il definitivo oblio. Per questo ogni avvistamento è prezioso, ogni articolo di giornale è fondamentale, perché Roberta, come tanti altri non venga dimenticata in un faldone giudiziario».

Fonte:Quotidiano.net

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