venerdì 12 ottobre 2012

BIMBO PORTATO VIA, I COMPAGNI: "STA BENE".DENUNCIATI LA ZIA E IL NONNO



I bambini giocano a pallone nel piccolo cortile della comunità protetta di Padova dove da mercoledì pomeriggio un loro compagno ha iniziato una nuova vita. E tra una pallonata e l'altra sorvegliano la stradina di sassi che porta alla palazzina. «Il nostro amico sta bene, è dentro. Perchè siete qui?» chiede un ragazzino parecchio sveglio, quasi infastidito dal via vai di estranei nella comunità. Il loro compagno è finito sui giornali e passa su tutti i tg. I bimbi lo sanno e cercano di proteggerlo. Appena il cronista arriva a suonare il campanello del complesso, tutti sono già allertati. «Spero che venga lasciato in pace - spiega riluttante l'operatrice dell'onlus che ha in carico il ragazzino - perchè merita di vivere una vita normale e non credo proprio che tutta questa attenzione sul suo conto gli faccia bene. Posso dire che sta bene, e spero che questo basti a spegnere i riflettori su questo caso».

DENUNCIATI ZIA E NONNO La zia materna ed il nonno del bambino di 10 anni prelevato a forza l'altro ieri da scuola su ordine del Tribunale dei Minori sono stati segnalati dalla Questura di Padova alla magistratura per le ipotesi di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Con loro, nella comunicazione di notizia di reato inviata alla Procura, comparirebbe anche una terza persona. Lo si apprende da fonti investigative.

I GIUDICI: PORTATO VIA DALLA MADRE PER CRESCERE Un bambino «intelligente, vivace e simpatico» finito nel tritacarne della guerra tra i genitori per il suo affidamento. Così viene descritto il piccolo Leonardo dai giudici della sezione civile minori della Corte d'Appello di Venezia nelle motivazioni, pubblicate oggi dal Gazzettino, con cui è stato stabilito l'allontanamento della madre.
Proprio alla donna viene indicata come una delle cause per le quali il bimbo non aveva riconosciuto nel padre la figura genitoriale. Le viene imputata «la netta ostilità» all'attuazione del dispositivo dei giudici. «Gli incontri del bambino con il padre - scrivono - sono stati del tutto sospesi per iniziativa della madre dal settembre 2010. Sono ripresi solo l'8 febbraio 2012, in uno spazio neutro a Padova, con l'assistenza di un educatore». Ma il figlio non è mai andato a casa del padre e non ha più avuto rapporti con la sua famiglia.
Sempre per i giudici «l'attuale situazione del minore è gravemente rischiosa per la sua evoluzione psicofisica». Un concetto reso più evidente con un esempio: «è come un'auto in corsa diretta a velocità sostenuta verso una direzione, ma che è poi sottoposta a una brusca frenata resa necessaria da un cambio di direzione, che lo porta in direzione contraria».
Ancora una volta, nelle motivazioni, torna l'accenno al comportamento della madre, detentrice «di un potere assoluto sul figlio». Mentre lo sfondo, la cornice della vicenda è «un conflitto sterile e stressante» tra i due adulti. Dunque, per i giudici, non c'è altra strada che allontanare Leonardo dalla madre, «per aiutarlo a crescere, per imparare a resettare e reinventare i propri rapporti affettivi».

LE SCUSE DEL GOVERNO La bufera è appena iniziata, ma le scuse del Governo, dopo quelle del capo della Polizia, sono già arrivate per lo strazio di quel bimbo di 10 anni trascinato a forza fuori dalla scuola. La scena del piccolo portato via dal padre e dai poliziotti, ha detto il sottosegretario all'Interno, Carlo De Stefano in un'informativa alla Camera, «richiede che anche anche in questa sede, come fatto ieri dal capo della polizia, vengano espresse le scuse del Governo».
De Stefano ha parlato di immagini la cui «crudezza offusca altri casi in cui i poliziotti si sono comportati in modo corretto e responsabile». Per questo - ha proseguito - il comportamento degli agenti «non è sembrato adeguato ad un contesto ambientale difficile e ostile che avrebbe potuto suggerire altre modalità operative». Il sottosegretario ha sottolineato che con ciò l'esecutivo «non vuole anticipare alcun giudizio», ma ha confermato che è stata disposta un'inchiesta interna. Il Prefetto Manganelli, infatti, ha già inviato a Padova un ispettore del Viminale per verificare l'operato dei suoi uomini. La Questura euganea, intanto, ha mandato ai magistrati il filmato sui fatti di mercoledì mattina davanti alla elementare di Cittadella. Un video che riprende da altra angolazione le fasi concitate del prelevamento del minore, nel quale - spiegano fonti investigative - si vedono chiaramente le azioni di contrasto e la resistenza fatte dai familiari per impedire che il decreto dei giudici venisse applicato.
Contestualmente hanno segnalato alla Procura della Repubblica la zia - che aveva girato il video choc - e il nonno del bambino, per oltraggio, resistenza, e inosservanza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Non è escluso che rischino la denuncia altre persone che avessero ostacolato l'azione di agenti e assistenti sociali. Più difficile capire come si muoverà la Procura di Padova nei confronti dei poliziotti finiti nell'occhio del ciclone, dei media ma anche della politica. Il più esplicito è stato il presidente del Senato, Renato Schifani: «abbiamo visto le terribili immagini di quel bambino, sottratto in modo estremamente violento alla propria serenità». Il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, dopo aver parlato di «immagini drammatiche, che turbano molto», ha riferito che «il Capo della Polizia e la magistratura hanno aperto due inchieste, ma si deve sapere bene tutto quello che è accaduto».
Il Procuratore di Padova, Mario Milanese, è rimasto chiuso nel riserbo, dicendo di non poter riferire nulla di un'eventuale inchiesta sugli agenti. L'ipotesi è che si possa aprire un fascicolo per atti relativi, senza già un'iscrizione di reato. Nel mezzo di questo botta e risposta, il Questore di Padova, Vincenzo Montemagno, è tornato a difendere i poliziotti, definendo il loro «un comportamento cristallino», ed evidenziando che hanno fatto di tutto «perchè il bambino non si facesse male». Lui intanto, il ragazzino di 10 anni al centro di questo doloroso braccio di ferro, sta cercando di riprendersi dal trauma del prelievo forzato a scuola. Nella casa famiglia di Padova dove si trova è stato visto dal consulente tecnico d'ufficio della Corte d'Appello di Venezia, lo psichiatra Rubens De Nicola, che l'ha trovato «privo di ecchimosi, lividi, graffi», e senza altre patologie evidenti. Il piccolo ha trascorso una prima notte tranquilla e gli assistenti che lo seguono contano «di inserirlo in una nuova scuola nei prossimi giorni». «Il bambino è tranquillo, giochiamo assieme. Dovreste vederlo, è sereno» ha detto il padre, che l'ha in affido esclusivo.
Tutto l'opposto dell'impressione avuta dall'on. Alessandra Mussolini, che forte del potere ispettivo dei parlamentari, l'ha incontrato 15 minuti all'interno della comunità: «È provato e a disagio - ha affermato - Non vuole parlare con gli adulti ma si relaziona con gli altri bambini che ci sono. Mi ha detto 'me ne voglio andare, voglio andare a casa da mia mammà». Tutto e il contrario di tutto, insomma: ancora una volta un bambino sballottato tra gli adulti.


PORTATO VIA DALLA POLIZIA (di Chiara Prazzoli) Un bimbo di 10 anni urla, si dimena, cerca di scappare davanti alla sua scuola elementare, a Cittadella, nel Padovano. I poliziotti, senza sprecare parole o tentare di calmarlo, senza un gesto di dolcezza, lo sollevano e lo portano via di forza dalla mamma, dalla zia, dai nonni. Sono le immagini sconvolgenti mostrate da «Chi l’ha visto», riprese dalla zia del ragazzino, mercoledì mattina, e volutamente mandate alla televisione. Sono le immagini di un allontanamento coatto diposto dalla corte d'Appello di Venezia che ha tolto la patria potestà del piccolo alla madre, dandola al papà dopo anni di battaglie legali.
Il filmino è choccante e da più parti ci si chiede se fosse necessario arrivare a questi estremi, se in un Paese civile la polizia, che dovrebbe tutelare i cittadini, specie i più indifesi, possa agire a quel modo. «No - tuona la madre Gigliola -, l’hanno sedato». Cittadini qualunque, esperti e la politica sdegnati, chiedono di chiarire procedure e modi di azione dei servizi sociali. Telefono Azzurro, Unicef e Save the children tuonano: «L'uso della forza va evitato, è importante che venga utilizzato personale specializzato e formato e ci sono procedure finalizzate al rispetto dell’equilibrio psicofisico del bambino». Anche al capo della polizia, Antonio Manganelli, il comportamento dei suoi agenti è parso inqualificabile: parla di «profondo rammarico» e porge «le sue scuse», annunciando «massimo rigore nell'inchiesta interna avviata».
Tutta la politica scende in campo, fino ai Presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani: «Il ministro Paola Severino intervenga». Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri di dice «turbata» e oggi il suo sottosegretario riferirà in Parlamento. Dall’altra parte, però, ci sono i giudici, gli assistenti sociali e il papà del ragazzino, che raccontano un’altra verità. «Ora mio figlio è sereno, l’ho salvato - spiegava ieri -. I giudici hanno fatto decadere la patria potestà della madre perché per anni ha impedito che ci vedessimo. Il suo comportamento e quello dei suoi familiari ha cagionato al bambino una psicopatologia grave e mio figlio è esposto ad un rischio altissimo di disturbi mentali. Necessita di un sostegno». Prima di arrivare a portare via il bambino così c’erano stati diversi tentativi pacifici, falliti. Ora il piccolo starà in comunità e poi andrà a vivere col padre.

Fonte:Leggo

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